Vai all'articolo sul sito completo

Oggi si definisce ‘trolling’ la pessima ma purtroppo frequentissima abitudine di intervenire all’interno di una comunità virtuale, una qualsiasi delle tante sul web, in maniera provocatoria e insensata offendendo e insultando chiunque a proprio piacimento senza dover temere conseguenze legali. E’ lo spunto da cui parte ‘Cattiverie a domicilio’ che però, essendo ambientato negli anni '20 del secolo scorso, vede sostituito il mondo di internet col servizio di posta vecchio stile.

Nel 1922 Littlehampton, una cittadina affacciata sulla costa meridionale dell’Inghilterra, è teatro di uno scandalo farsesco e a tratti sinistro. Qui l'arrivo della giovane Rose, un’irlandese fuori dal comune, vedova di un marito morto in guerra, madre single e per di più con un fidanzato nero, per la tranquilla gente del posto è un vero e proprio shock: impetuosa, poco modesta, rumorosa e perfino scurrile. Così, quando una serie di lettere oscene cominciano a raggiungere gli abitanti della zona, a cominciare dalla sua vicina di casa Edith, una zitella timorata di Dio che vive con due genitori autoritari, tutti i sospetti ricadono su di lei, che se giudicata colpevole finirebbe in prigione perdendo la custodia della figlia. È un bersaglio facile e viene prontamente arrestata dalla polizia ma presto emergono dubbi sul fatto che sia la vera colpevole e la giovane agente di origini asiatiche Gladys cerca ostinatamente di svelare il mistero, contro la volontà dei suoi superiori. 

Il tuo browser è obsoleto.

GENOVA - Era il 2004 quando Palazzo Lomellino apriva per la prima volta al pubblico, durante Genova capitale europea della cultura. È stato il primo palazzo privato genovese a farlo, anticipando di gran lunga quello che poi è diventato il 'modello' dei Rolli Days. Il palazzo è stato reso celebre nel mondo dagli inediti affreschi di Bernardo Strozzi, commissionati nel 1623 da Luigi Centurione e scoperti “casualmente” nel 2000 su indicazione della storica dell’arte americana Mary Newcome Schleier e riportati alla luce grazie a un complesso lavoro di restauro, proseguito fino al 2003 e parte del 2004. Grazie al grande successo ottenuto quell’anno, i proprietari, Elena e Matteo Bruzzo, decisero quindi di continuare ad aprire le porte. 

Vent'anni dopo, oltre 2 milioni di visitatori hanno potuto ammirarne il piano nobile, decorati da Bernardo Strozzi, il cortile con ninfeo e l’incantevole Giardino Segreto. Questo gioiello di via Garibaldi festeggia l'anniversario con una mostra, dedicata ai "Libri nell’Arte", una rassegna cinematografica sul rapporto tra i popoli, un'esposizione di un Lomellino in 15 mila mattoncini Lego. In autunno da Genova Capitale del Libro si passa alla Genova del Medioevo e per questo anche Palazzo Lomellino ha voluto rendervi omaggio con l'allestimento "Ottomani, Barbareschi, Mori e altre genti nell’arte a Genova. Fascinazioni, scontri, scambi", dove dialogheranno i dipinti dei più importanti artisti attivi nel contesto genovese – dal Paggi al Carlone, da Orazio De Ferrari e il Grechetto a Domenico Piola. 

In ottobre è prevista una giornata di Studio "Banco di San Giorgio ieri - Autorità di Sistema Portuale oggi: storia di scambi incontri e culture". Completano il calendario, i cicli di conversazione sulle esposizioni in corso e le aperture straordinarie.

Il tuo browser è obsoleto.

GENOVA - Sarà o non sarà l'ultimo Genvision? Sui social per chi segue il canale Instagram del talent che dalle scuole è diventato un vero e proprio show per giovani e famiglie si legge "è l'ultima". L'ultima volta che si chiamerà Genvision, perché il fortunato format giunto ormai alla settima edizione ideato da Matteo Altamura e Giovanni Gigante, è diventato un vero e proprio network che ha raggiunto anche la Lombardia, il Piemonte e la Toscana. Così il prossimo anno si chiamerà "SchoolVision": già questo segna il grande successo dell'iniziativa. Ma per la prima volta la finale approda all'Rds Stadium, dopo diversi anni al Teatro Carlo Felice, per accogliere i tanti studenti e le famiglie in una grande serata di spettacolo. 

L'appuntamento è per mercoledì 24 aprile 2024, alle ore 21. Quest’anno la sfida coinvolge 14 scuole della Liguria: il Liceo Scientifico Cassini, l’Istituto Classico Scientifico Sportivo Martin Luther King, il Liceo Scientifico Enrico Fermi, il Liceo Classico Andrea D'Oria, il Liceo Statale Classico e Linguistico Cristoforo Colombo, l’Istituto Italo Calvino, il Liceo Sandro Pertini e il Liceo Linguistico Grazia Deledda di Genova; l’Istituto Omnicomprensivo Vallescrivia di Ronco Scrivia; il Liceo Artistico Emanuele Luzzati e il Liceo Classico Linguistico Scientifico Da Vigo Nicoloso di Chiavari; il Liceo Chiabrera Martini e il Liceo Giuliano della Rovere di Savona e il Liceo Giordano Bruno di Albenga. Il vincitore, oltre alla gloria e alla nomina come "voce emergente della Liguria", otterrà un viaggio studio all'estero

Questa volta i talenti hanno affrontato una lunga selezione: dalle 30 scuole che inizialmente hanno preso parte ai casting, soltanto 20 hanno partecipato alle masterclass organizzate da professionisti del settore. E il pubblico da casa ha selezionato gli ultimi 14 finalisti. 

La manifestazione ha ottenuto anche quest'anno il patrocinio di Comune di Genova e Regione Liguria. A ribadire questo supporto è Jessica Nicolini, coordinatrice delle Politiche culturali di Regione Liguria, intervenuta alla presentazione della manifestazione in Sala della Trasparenza. “Sosteniamo Genvision perché questa manifestazione rappresenta la nostra visione dei giovani: talento, sacrificio, ambizione, coraggio e capacità di sognare. Le istituzioni devono impegnarsi nel dare ai ragazzi gli strumenti per realizzare i propri sogni, e come Regione contribuiamo a coltivare questi sogni con tante manifestazioni dedicate a loro: non a caso il tema di Orientamenti è proprio “Dreamers”, e i nostri “dreamers” sono anche i ragazzi che partecipano a Genvision. È una manifestazione che anno dopo anno cresce sempre di più e in cui crediamo molto, tanto che stiamo già pensando alla prossima edizione”. Le fa eco Francesca Corso, assessore alle politiche per i giovani del Comune di Genova: "Credo sia fondamentale incoraggiare un’iniziativa come questa, che offre ai giovani talenti della Liguria l'opportunità di esprimersi e di mettere in mostra le proprie capacità artistiche, garantendo spazi di espressione e di confronto. Esperienze come Genvision contribuiscono alla formazione dei ragazzi e li ispirano a perseguire i loro sogni e a coltivare le loro passioni. Auguro a tutti i finalisti di Genvision XX24 una serata indimenticabile e ricca di emozioni, e non vedo l'ora di vedere brillare le stelle emergenti della musica ligure sul palco dello Stadium di Genova”.

Nelle precedenti edizioni, Genvision ha raggiunto circa 30mila spettatori tra il pubblico presente in sala e collegato in streaming. 

Sarà la nostalgia, brano cult del 1982. Ma anche Primavera, presentato al Festival di Sanremo dell'anno dopo e soprattutto Signora mia, inserito in un film di Lina Wertmuller, Il giardino proibito e Gli occhi di tua madre. Sono solo alcuni dei tanti brani di Sandro Giacobbe che hanno fatto innamorare più di una generazione. Il cantautore genovese ha deciso di festeggiare i cinquant'anni di carriera nella splendida location di Terrazza Colombo insieme ai tanti amici che gli sono stati accanto in tutti questi anni. Una festa informale, ricca di musica ed allegria.

Se si volta indietro cosa vede? "Intanto incredulità, perché provo tante volte a farmi il viaggio a ritroso ma fatico veramente a credere che da quel 19 aprile del '74 ad oggi siano passati cinquant'anni. E invece così. Cinquant'anni di grande carriera, perché comunque sono stato fortunato a nascere artisticamente in un bel periodo, quello degli anni 70, ma anche di splendida vita privata con due figli straordinari, due nipotini meravigliosi e una una moglie conosciuta 14 anni fa e sposata nel 2022"

Quando è nata la voglia di fare questa professione? "Ero bambino e andavo a casa dei miei nonni in Basilicata. Ricordo che c'erano camion che portavano i contadini nei campi al mattino presto e in questo tragitto, più o meno di un'ora e mezza, cantavano. Io imparavo le canzoni e cantavo con loro. Dunque una passione che ho sempre avuto ma il colpo di grazia è stato nel '65 proprio a Genova quando ho visto i Beatles: sono uscito dal Palasport dicendo a me stesso che dovevo assolutamente comprare una chitarra e cominciare a suonare".

Come è cambiato nel corso di questi cinquant'anni? "Un po come tutti. I primi anni vivevo di musica, di canzoni, di sogni. Poi mano a mano che si diventa grandi si vive in maniera più consapevole. Quindi la famiglia, i figli, le tournee ma anche cose che quando ero giovane affrontavo in maniera superficiale e adesso sono parte integrante della mia vita. Come la politica: sono molto più attento a quello che succede, avrei voglia di intervenire per far sentire la mia voce ma è molto difficile, sto anch'io nel tritacarne dove stiamo tutti e spero solo che chi comanda abbia il buon senso di capire che le guerre non portano mai a nulla di buono".

E la musica intorno a lei come è cambiata? "Si è persa la parte più tradizionale e romantica diventando rispetto ai miei tempi, e specialmente in questi ultimi dieci anni, qualcosa di molto diverso. A me piace cantare col microfono e nient'altro, oggi se non hai l'autotune sei quasi uno sfigato. Io sono rimasto un tradizionalista".

Le sue canzoni hanno fatto innamorare generazioni di ragazzi, ce n'è qualcuna cui si sente più legato? "E' chiaro che le canzoni fanno parte di qualcosa che ti porti dietro e ti fanno chiedere: ma è possibile che tanta gente si emozioni così? Eppure... Le racconto una cosa che mi è capitata alla fine di un concerto in Costarica quando sono venuti a trovarmi in camerino marito e moglie che mi hanno confessato come quella sera si fosse realizzato un loro sogno perché avevano potuto ascoltarmi e gioire della mia musica. Mi seguivano da quarant'anni e avevano le lacrime agli occhi. Ecco, queste cose ti gratificano più di tutto, perché pensare che dall'altra parte del mondo ci sono persone che vivono delle tue stesse emozioni e hanno piacere di incontrarti, di vederti, di fare una foto e tenersela gelosamente per tutta la vita sono cose fantastiche".

Quali sono i colleghi a cui si sente più legato? "Qui si apre un capitolo particolare perché specialmente nella musica ci sono tanti abbracci, tanti baci, tanti momenti di grande affetto e poi magari ti giri e non ti vedi né ti senti più per anni. Io l'amicizia la intendo in un altro modo: hai bisogno, ci sono; se sono io ad aver bisogno, spero ci sia anche tu. E invece tante volte questo non accade. Allora parli di tante conoscenze ma pochissime amicizie. Una sola in assoluto: Gianni Bella".

Però, visto il successo di questa festa, tante amicizie fuori dal mondo della musica. "Bravo, è così. Difatti stasera ci sono tantissimi amici che sono persone normali conosciute in questi anni e pochi cantanti, pochi artisti".

Dei cantanti di oggi chi le piace di più? "Sicuramente Ultimo, ha una bellissima vena melodica nonostante sia moderno. Poi Mister Rain che dall'anno scorso ha fatto un percorso molto importante, Francesco Gabbani e Alessandra Amoroso, una voce che trasmette tanto".

Da un artista con cinquant'anni di carriera alle spalle, che consiglio darebbe oggi ad un ragazzo che comincia adesso? "Purtroppo il successo di oggi è dettato da un mondo che che si evolve in continuazione e gira molto velocemente per cui credo che la difficoltà più grande sia non solo farsi conoscere perché può anche accadere improvvisamente con i talent ma proseguire e continuare. Ne ho visti tanti con le ragazzine che si strappavano i capelli e dopo un anno non li ricordava più nessuno. Ecco, credo sia meglio avere un cammino. Magari non troppo altisonante però continuo: è la maniera migliore per costruire le basi di un successo importante".
 

E' uno dei pochi che è riuscito a incarnare un'idea totale di estetica, perché Franco Maria Ricci ha caricato ogni suo aspetto - quello del grafico, dell'editore e del collezionista – di una profonda idea di bellezza e civiltà. A lui, punto di riferimento per il gusto italiano e internazionale le cui scelte hanno dato vita ad una realtà che resta ancora oggi tra i segni più significativi della cultura visuale, Palazzo Ducale dedica una mostra, 'Franco Maria Ricci, L'Opera al nero', che ne omaggia la figura e il percorso artistico con un allestimento di forte impatto scenografico.

“E' stato un grande protagonista del Novecento italiano – sottolinea Beppe Costa, presidente di Palazzo Ducale – che con le sue bellissime copertine ha rivoluzionato il modo di fare l'editoria. Poi nonostante fosse originario di Parma, la sua famiglia fino all'Unità d'Italia aveva vissuto a Genova per cui aveva un ottimo ricordo con quella che lui chiamava la Superba. Un elemento che ci lega ancora di più nel momento in cui si sta concludendo il nostro percorso di 'Capitale del libro'. In definitiva è una mostra su un editore che ha fatto la storia dell'editoria italiana”.

L'esposizione si sviluppa in sette sale strutturate come un vicolo cieco così che la prima e l'ultima coincidano, come negli antichi labirinti, per evocare in qualche modo il famoso 'Labirinto di bambù' in provincia di Parma che è il cuore della sua casa editrice e della sua collezione d'arte.