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COGOLETO - Paura all'alba sulla A10 dove due auto si sono scontrate per cause ancora in fase di accertamento. Una delle due sarebbe finita contro il guardrail all'altezza di Cogoleto, nel tratto tra Arenzano e Varazze in direzione Ventimiglia.

Sul posto il 118, la polizia stradale e i vigili del fuoco: uno degli occupanti dell'auto è infatti rimasto incastrato nelle lamiere del veicolo ed è stato estratto dai pompieri intervenuti, che lo hanno poi consegnato alle cure dei sanitari. Il bilancio è di due persone ferite, trasportate in codice giallo all'ospedale San Paolo di Savona.

Il traffico è stato bloccato per diverso tempo, così da permettere l'intervento dei soccorsi. Si registrano 2 km di coda al Km 20+700. L'incidente è avvenuto all'interno della galleria Terralba ovest. Il consiglio è quello di uscire a Genova Pra' e, dopo aver percorso la viabilità ordinaria, rientrare in autostrada a Varazze.

(Notizia in aggiornamento)

 

GENOVA - Colpisce la storia di Raffaele, edile di Marassi di 58 anni schiavo del gioco per 40, perché lui la sua storia la racconta usando termini forti, parlando di autodistruzione, di un demone sempre sulle spalle, di troppi anni buttati via, di fidanzate costrette a lasciarlo mentre lui si perdeva dentro una sala giochi, dentro una tabaccheria o un bar con le slot.

GENOVA - In poco più di un mese era diventato il terrore dei commercianti di Sestri Ponente a cui spaccava le vetrine per razziare poi quanto trovava. A una farmacia aveva preso 20 mila euro in contanti, mentre in altri negozi aveva preso soldi, ma anche telefoni e tablet.

Gli investigatori del commissariato di Sestri Ponente, guidati dal primo dirigente Fabio Occhi, hanno arrestato l'autore: si tratta di un ragazzo di 19 anni, albanese. I furti sono iniziati la sera del 31 dicembre e sono andati avanti fino al 10 febbraio, tanto che se ne era parlato anche in una riunione Municipio.

I poliziotti, grazie all'esame delle telecamere di videosorveglianza e all'analisi dei tabulati dei traffici telefonici, hanno identificato il diciannovenne che nel frattempo era andato in Toscana dove è stato arrestato. In totale sono cinque gli episodi contestati ma secondo gli inquirenti il giovane potrebbe essere l'autore di almeno altri tre furti in altre parti della città.

 GENOVA - Dopo due lunghi mesi finalmente si riuscirà a dare l'ultimo saluto a Fulvia Picasso, l'insegnante di 68 anni morta sola il 5 febbraio nella sua casa di Quarto.

Il funerale sarà celebrato alle 10 di lunedì 8 aprile nella parrocchia San Gerolamo di Quarto. Domenica pomeriggio invece ci sarà la possibilità di una preghiera e un ultimo saluto nella camera ardente.

A fissare i funerali sono stati alcuni familiari che non erano da tempo in contatto con Fulvia e hanno appreso del decesso alcune settimane fa grazie all'appello su Primocanale di due amiche della donna che per scongiurare un addio mesto senza funzione religiosa si sono trasformate in detective.

In particolare un nipote abitante in Valle D'Aosta dopo avere letto del decesso sui social ha contattato le autorità di Genova. Il primo effetto è stato quello che il previsto anonimo trasporto del feretro dall'obitorio al cimitero di Staglieno a spese del comune è stato sospeso perché il familiare ha subito detto che intende farsi carico delle esequie.

La notizia ha regala un po' di serenità alle due amiche ed ex colleghe della donna, due amiche vere, Giuseppina e Antonietta, che hanno fatto di tutto per trovare un familiare e garantire una degna sepoltura a Fulvia.

In caso contrario le esequie sarebbero state essenziali e tristi, con il trasferimento della salma dall'obitorio al cimitero non su un carro funebre ma su un furgone e con altre due salme, come avviene quando non si trova nessun familiare che può pagare il funerale.

Fulvia però non era indigente e non era sola, visto che conosceva tante persone, fra cui molti ex allievi delle scuole dove ha insegnato.
Per questo le due amiche si sono attivate. Una storia d'amore e una corsa contro il tempo, la loro, per dare una degna sepoltura all'ex insegnante di Lettere all'Istituto Giorgi e del liceo King trovata senza vita nella sua abitazione al terzo piano di via San Gerolamo a Quarto, a pochi metri dall'ospedale Gaslini.

Prima della notizia del rintraccio di un familiare molti cittadini, ed ecco l'aspetto più bello dei social, si erano mobilitati online proponendo di fare una colletta per Fulvia, mobilitati anche i soci della Sportiva Sturla dove molti conoscevano la donna. Anche l'Asef, l'Azienda dei servizi funebri del Comune, si era subito detta disposta ad intervenire per rendere meno freddo l'ultimo saluto di Fulvia.

Tutto era cominciato due giorni prima della scoperta del decesso: le due amiche che avrebbero dovuto sentire e incontrare Fulvia si preoccupano perché lei, di solito puntuale, ma che invece quella sera non risponde al telefono. Cellulare che tace per due giorni anche se continua a squillare. Il fatto che non si scarichi rende la vicenda più misteriosa.
Da lì la decisione delle due ex insegnanti di avvertire il 112.

Nell'abitazione arrivano i pompieri e la polizia che forzano la porta e trovano Fulvia a letto senza vita. Un decesso naturale, ipotizza il medico che effettua il primo sopralluogo sul cadavere, forse risalente a due giorni prima.

I controlli svolti dagli agenti nella casa escludono la presenza di persone estranee: il magistrato di turno Stefano Puppo non dispone altri accertamenti, il corpo viene trasferito in obitorio e la casa sigillata in attesa di affidarla a un familiare o un erede della defunta. Il cellulare, si scoprirà poi, non si era scaricato e aveva continuato a squillare perché era attaccato alla presa.

Fulvia, raccontano le amiche, era separata e pare avesse troncato ogni rapporto con l'ex marito, che si è scoperto dopo, è deceduto.
Per trovare familiari dell'amica le due insegnanti hanno bussato anche all'Ufficio Successioni del Tribunale che però non può fornire informazioni a chi non è parente. Altri accertamenti sono stati svolti dai poliziotti del commissariato Foce Sturla, sollecitati anche loro in modo indiretto dalle due amiche di Fulvia.

L'unica certezza, ed è stata anche la molla che ha convinto le amiche della defunta a non arrendersi, è che nessuno si era rivolto all'obitorio per chiedere di vedere per l'ultima volta Fulvia e avere informazioni sul funerale.

Un addio che doveva essere celebrato a spese del Comune, per questo, quella di Giuseppina e Antonietta, è stata anche una corsa contro il tempo. Un'impresa dettata dal cuore per cui non hanno voluto scartare nessuna possibilità, compreso - in sintonia ufficiosa con l'Ufficio successioni del Tribunale e il commissariato di polizia Foce Sturla - lanciare una appello tramite Primocanale: "Chi conosce un familiare o altri conoscenti intimi di Fulvia per rendere meno mesto il suo funerale?". Un appello che ha permesso di trovare un familiare della donna e di regalarle un degno addio.
quarto

GENOVA - Hanno abusato di una giovane donna che faceva la barista in preda a "istinti brutali e violenti" e le hanno causato anche lesioni permanenti. Per questo i carabinieri hanno arrestato due uomini sudamericani di 47 e 29 anni con l'accusa di stupro di gruppo e lesioni gravissime.

Il giudice Silvia Carpanini ai primi di marzo ha disposto gli arresti domiciliari per i due ma il pubblico ministero Federico Panichi ha impugnato e fatto ricorso. Il Riesame, nel giorni scorsi, ha accolto la richiesta del pm disponendo il carcere perché potrebbero commettere altre violenze e per la gravità del gesto. L'inasprimento non è ancora esecutivo e i difensori dei due, gli avvocati Igor Dante e Pierpaolo Bottino, hanno deciso di impugnare.

I fatti risalgono a settembre. La vittima, una barista di 25 anni, litiga con il fidanzato che è venuto a trovarla da fuori Genova. Lui se ne torna indietro e lei decide di passare la serata in un locale dove incontra i due. Prima si mettono a chiacchierare, poi bevono insieme. Da quel momento i ricordi si fanno più confusi. La donna si risveglia in una casa a Sampierdarena, con la sensazione che sia successo qualcosa di grave.

Quattro giorni dopo i dolori sono sempre più forti e decide di andare all'ospedale Galliera dove scatta il protocollo per gli abusi. I carabinieri iniziano le indagini e riescono a trovare delle immagini di alcune telecamere di videosorveglianza: si vede un uomo andare e venire. I due vengono identificati e in un primo momento solo denunciati. Nel frattempo, però, la vittima (assistita dall'avvocato Elisabetta Gaibisso) viene sottoposta ad accertamenti medici che stabiliscono come da quella violenza abbia subito lesioni permanenti. Nel frattempo uno dei due aguzzini si presenta sul posto di lavoro della ragazza e la minaccia, cerca di farle ritirare la querela. Il pubblico ministero, una volta ottenuti i risultati medici e i riscontri sull'identità dei due, chiede l'arresto.

"I due hanno agito con istinti brutali - scrive il gip - compiendo atti di inaudita violenza sulla vittima. E potrebbero commettere nuovi comportamenti violenti e incontrollabili. Nonostante la gravità della condotta possono stare ai domiciliari". Per i giudici del Riesame, invece, il carcere è la misura cautelare più adeguata.