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"Ennesimo atteggiamento oltraggioso contro imputati e avvocati": lo rileva la Camera penale ligure che commenta un episodio che si è registrato alla lettura della sentenza di appello che assolto tutti gli imputati dall'accusa di omicidio colposo e disastro colposo perché il fatto non costituisce reato nell'ambito del processo di Appello per il crollo della Torre Piloti. 

"L’umana comprensione per il dolore dei congiunti delle vittime - scrivono gli avvocati penalisti - non può esimerci dal condannare fermamente quanto accaduto, perché, e incredibilmente, occorre, ancora una volta, ribadirlo, le sentenze, anche quelle per le vicende più drammatiche, si rispettano e si criticano nei luoghi e con le forme opportune, non con comportamenti che impediscono a chi esercita la giurisdizione l’indispensabile serenità per addivenire ad una decisione che impatterà in maniera fortissima sulla vita di tutti i soggetti a vario titolo coinvolti nel procedimento".

"Il processo penale - spiegano gli avvocati della Camera penale ligure - è decisamente più complesso quando si tratta di reati colposi, dove si discute di problematiche e conoscenze tecniche e scientifiche indispensabili per accertare eventuali responsabilità, dove manca un movente che contribuisca a rendere più comprensibile la vicenda, che spesso viene narrata mediaticamente e, conseguentemente, vissuta dalle persone offese , in maniera totalmente disancorata dal diritto, non può e non deve diventare il luogo dove la richiesta di giustizia finisce per confondersi con l’aspettativa di punizione ad ogni costo".

Gli avvocati penalisti, infine, "esprimono solidarietà e vicinanza nei confronti di tutti i colleghi, la cui funzione difensiva va sempre valorizzata e salvaguardata da ogni genere di episodi intimidatori e aggressivi e di tutti i magistrati che decidono con autonomia, secondo i principi costituzionali del giusto processo e senza condizionamenti da parte dell’opinione pubblica". 

GENOVA - Intervento questa mattina sul sentiero che da Pieve Ligure porta al monte Santa Croce.

Lungo questo percorso una donna, residente a Bogliasco di 66 anni si è infortunata durante una escursione procurandosi una forte distorsione alla caviglia, così forte da non riuscire più a camminare.

Sul posto i tecnici del Soccorso alpino e speleologico Liguria assieme alla pubblica assistenza locale e i vigili del fuoco. In volo anche l'elicottero Drago, poi risultato non necessario.

La donna è stata medicata, quindi è stata trasportata in barella fino al sentiero più vicino dove una ambulanza l'ha portata all'ospedale San Martino di Genova.

GENOVA - Oltre ai debiti il cuore spezzato. È la storia di una donna della Val Bormida, finita sulla scrivania dei carabinieri di Calizzano che hanno subito capito la gravità della situazione.

I carabinieri hanno infatti interrotto un incredibile inganno durato due anni e mezzo fatto di menzogne, ricatti psicologici e vere e proprie messe in scena, costato alla vittima più di 90 mila euro.

La donna aveva conosciuto su un sito d'incontri quello che sembrava essere l'uomo dei suoi sogni: serio, piacente e intenzionato ad avere figli. I due avevano cominciato a chattare fino a creare una relazione. Fin qui, per la donna, un sogno che si avvera.

Le prime avvisaglie di qualcosa di anomalo sono arrivate al momento di conoscersi di persona: c'era sempre qualche problema che lo rendeva impossibile. Eppure, per la donna il legame con quell'uomo fantastico e che non perdeva occasione per dirle quanto desiderasse creare una famiglia con lei era più importante anche della vicinanza fisica, al punto d'indurla a prendersi a cuore i suoi problemi.

Così, proprio in virtù di quell'amore, quando lui le aveva chiesto un prestito per affrontare momentanee difficoltà economiche, lei non aveva esitato ad aiutarlo. A quella prima richiesta, però, ne erano seguite una seconda, una terza, una quarta. Da lì in poi, non c’era più stata tregua. L’uomo, originario della provincia di Potenza, le aveva persino confidato di essere vittima di una estorsione e di rischiare la vita se non fosse riuscito a far fronte ai pagamenti, sempre più frequenti e onerosi.

Quando la donna, dopo aver completamente svuotato il suo conto corrente, ha provato a interrompere il dissanguamento economico che la stava rovinando, è addirittura intervenuto il presunto estorsore del fidanzato virtuale. Raccontandole di essersi impossessato del telefono del suo amato e contattandola proprio da quello stesso numero con cui lei di solito scambiava messaggi d’amore, l’ha minacciata di terribili ripercussioni verso il suo fidanzato.

Schiacciata dall’angoscia, la donna ha cominciato a chiedere i primi prestiti ad amici e parenti, peraltro accampando scuse in quanto le minacce erano valide anche nell'ipotesi in cui lei avesse raccontato a qualcuno cosa stesse accadendo.

Ovviamente, nulla di tutto ciò è mai stato vero: dall’altra parte del telefono c’era un pregiudicato 35enne, dipendente da sostanze stupefacenti e già avvezzo a taglieggiare persino le persone a lui più vicine, essendo stato denunciato dalla madre e dal fratello invalido per estorsione ma anche da una ex fidanzata per violazione di domicilio.

Per alzare ancor più la posta e convincere la donna savonese a procurarsi altro denaro, il finto fidanzato, sotto le mentite spoglie del ricattatore, ha cominciato a minacciare direttamente la vittima, inducendola a indebitarsi ancor di più e contraendo prestiti con finanziarie per quasi metà del suo stipendio fisso mensile, di nemmeno mille euro.

La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata quando 'Claudio', questo il nome del truffatore, ha alzato troppo l’asticella e, fingendo di essere stato sequestrato, ha annunciato alla donna, nei panni del ricattatore, che sarebbe arrivata 'gente' dalla Calabria per farle del male se non avesse pagato somme ulteriori. Nemmeno quell’esagerazione è riuscita a vincere l’illusione amorosa che l’aveva ormai accecata, ma, se non altro, l’ha terrorizzata al punto di rivolgersi ai Carabinieri di Calizzano che, ascoltando il suo racconto, hanno immediatamente capito cosa fosse successo.

I carabinieri hanno evidenziato alla donna le contraddizioni della finta storia d'amore, del triste inganno durato due anni e mezzo, che l'uomo dei suoi sogni, il futuro padre dei suoi figli, di fatto non esisteva se non come predatore che aveva carpito la sua buona fede e approfittato del suo animo sensibile e romantico.

Una volta accettata la realtà, la vittima ha deciso di sporgere denuncia verso 'Claudio', questo il nome dell’uomo, per tutti i reati commessi nel lungo fidanzamento virtuale, nel corso del quale lei gli era sempre rimasta fedele.

Le indagini dei carabinieri di Calizzano hanno portato quindi alla compiuta identificazione del presunto estorsore, a carico del quale hanno proposto una misura cautelare personale. La Procura della Repubblica di Savona, concordando con le valutazioni dei militari, ha fatto sua la richiesta innanzi al GIP del locale Tribunale, il quale, stante i precedenti penali dell’uomo, la gravità del reato e l’impossibilità di sospensione condizionale di un’eventuale pena per via delle precedenti condanne, ha emesso a carico di C.C. un’ordinanza di custodia cautelare in carcere.

La condotta tenuta dall’uomo dopo la denuncia nei suoi confronti ha giocato un importante ruolo nella decisione del G.I.P.: persino dopo aver appreso che la sua vittima lo aveva querelato, non ha mai smesso di cercare di contattala con telefonate martellanti e messaggi, nel tentativo di farla ricadere nel suo inganno.
I Carabinieri di Calizzano quindi, attraverso il Comando Compagnia di Cairo Montenotte, si sono coordinati con i colleghi di Praia a Mare, che hanno raggiunto l’uomo nella sua abitazione, lo hanno tratto in arresto e lo hanno condotto alla Casa circondariale di Paola.

L’ultimo messaggio di Claudio alla sua finta fidanzata, che gli ha versato in 2 anni più di 90mila euro, addossandosi una collezione di debiti che si porterà a lungo appresso, è stato il segno stesso dell’irriducibilità. Poco prima del suo arresto, nonostante ogni evidenza, le ha infatti scritto due semplici parole: “mi manchi”.

CAMOGLI - Tragedia sul monte di Portofino dove un trentenne è morto dopo essere scivolato in un dirupo. Si chiamava Eros Coppola, era un elettricista di Busalla ma risiedeva a Genova Pontedecimo. Alla tragedia ha assistito la sua compagna, che ha dato l'allarme ed è ora sotto choc. Il fratello della vittima aveva sentito la notizia dell'incidente e per un presagio si è recato all'Ospedale San Martino a Genova per avere informazioni. Non ha trovato il fratello ma poco dopo ha ricevuto la telefonata dei carabinieri che gli chiedevano di recarsi a Camogli per una comunicazione e a quel punto ha capito che si trattava del fratello.

È successo sul sentiero tra San Rocco di Camogli e San Fruttuoso verso le 11. Sul posto il 118, i vigili del fuoco di Genova con l'elicottero Drago, il soccorso Alpino e i carabinieri del distaccamento di Santa Margherita Ligure. 

Per il giovane non c'è stato nulla da fare. Dalle prime informazioni il giovane escursionista sarebbe scivolato, per cause in fase di accertamento, in un burrone di diverse decine di metri che si trova in una zona impervia del sentiero del Passo del Bacio.

Il 30enne stava infatti affrontando una parte complessa e adatta a soli escursionisti esperti insieme alla fidanzata quando è scivolato, cadendo e perdendo la vita a causa delle ferite riportate. 

L'autorizzazione allo spostamento del cadavere dell'uomo è stato dato dal magistrato di turno dopo circa un'ora e mezza, così da permettere ai militari di condurre gli accertamenti del caso.

 

"Voglio esprimere profondo cordoglio - dice il presidente della Regione Giovanni Toti - per la scomparsa del giovane genovese Eros Coppola, escursionista 30enne, che oggi ha perso la vita precipitando da un tratto di ferrata sul sentiero del Bacio tra Portofino e Camogli. Tutta la Liguria si stringe in un grande abbraccio alla sua famiglia. 

TAGGIA - Sono attualmente in corso i 9 nuovi campionamenti effettuati da Asl1 sui pozzi che riforniscono l'acquedotto di Taggia nei quali è stato rinvenuto, a seguito dei primi 10 campionamenti, il solvente 1,2,3-Tricolopropano in quantità superiori ai limiti di legge.

I 9 nuovi campionamenti saranno conclusi entro la mattinata di oggi e i campioni subito inviati al laboratorio di Arpal. I risultati delle analisi sono attesi nelle prossime 24 ore. 

Il sindaco di Taggia (Imperia), Mario Conio, ha emesso una ordinanza che vieta l'uso dell'acqua in via precauzionale per fini alimentari anche previa bollitura. Analogo provvedimento è stato preso dal sindaco di Sanremo, Alberto Biancheri, limitatamente ad alcune frazioni in periferia.

La decisione è stata presa, nella tarda serata di ieri, al termine di un vertice in Prefettura a Imperia, al quale hanno partecipato anche sindaci o delegati dei Comuni limitrofi (Castellaro e Riva Ligure) per affrontare il caso.

Oggi il Comune di Sanremo attiverà le autobotti sul territorio, in collaborazione con Rivieracqua. Per le urgenze è disponibile il numero di pronto intervento 800/602800. I pozzi inquinati sono stati chiusi e oggi verranno effettuate le controanalisi da parte di Asl e Arpal. Sulle cause dell'inquinamento delle falde dell'Argentina a Taggia sono in corso accertamenti e indagini.

Taggia, solvente nell'acqua: vietato l'uso. Vertice in prefettura - I FATTI

Fino a nuove disposizioni si conferma, in via precauzionale, nell’intero territorio comunale di Taggia e in parte di quello di Sanremo, come da ordinanze già adottate dai sindaci dei due Comuni, il divieto di utilizzo dell’acqua potabile tranne che per usi igienici.

Sulle cause della contaminazione sono in corso le indagini ma al momento rimangono aperte tutte le ipotesi, anche quella del dolo. 

COSA È IL 1,2,3-TRICOLOROPROPANO -  L'1,2,3-tricloropropano (TCP) è un composto organico la cui formula chimica è: CHCl(CH2Cl)2. È un liquido incolore che viene utilizzato come solvente e in altre applicazioni speciali. L'1,2,3-tricloropropano è prodotto dall'aggiunta di cloro al cloruro di allile. Può anche essere prodotto come sottoprodotto, inoltre viene prodotto in quantità significative come sottoprodotto indesiderato della produzione di altri composti clorurati come l'epicloridrina e il dicloropropene. Storicamente è stato utilizzato come solvente per pitture o vernici, agente pulente e sgrassante e solvente. Viene anche utilizzato come intermedio nella produzione di esafluoropropilene. È un agente reticolante per polimeri polisolfuro e sigillanti.

EFFETTI SULL'UOMO -  È una sostanza irritante per gli occhi e il tratto respiratorio superiore. La sostanza è blandamente irritante per la cute. La sostanza può provocare effetti sul fegato e sui reni ad alte concentrazioni. Può provocare lesioni dei tessuti. In caso di ingestione può provocare: nausea, mal di testa, vomito, diarrea, sonnolenza, incoscienza. 

Rischi in caso di inalazione: può essere raggiunta abbastanza lentamente una concentrazione dannosa in aria per evaporazione di questa sostanza a 20°C. Effetti di esposizione a lungo termine o ripetuta: Questa sostanza è probabilmente cancerogena per l'uomo. Test su animali indicano la possibilità che questa sostanza possa provocare effetti sulla riproduzione umana. Si tratta di una sostanza nociva per gli organismi acquatici ed è in grado di contaminare le acque sotterranee. 

"Il solvente finito nelle falde del torrente Argentina è stato trovato in campioni di acqua prelevata in alcuni pozzi situati nella zona di Arma del Comune di Taggia e fanno pensare a un inquinamento, si spera localizzato, della falda acquifera, conseguente a possibili versamenti nell'area circostante". Lo ha detto all'Ansa l'ingegnere Valerio Chiarelli, direttore esecutivo di Rivieracqua, che spiega dal punto di vista tecnico come è avvenuto l'inquinamento. "Quasi sicuramente - prosegue Chiarelli - il minor apporto di acqua, a seguito del prolungamento del periodo siccitoso, potrebbe essere una concausa di questa minor diluizione di eventuali inquinanti". In pratica, se ci fosse stata più acqua, anche il fattore di diluizione avrebbe potuto essere maggiore. "Precisiamo che queste analisi, le quali indicano la presenza di un inquinamento ambientale, non sono previste nei normali esami effettuati per valutare la qualità per l'uso umano". A quanto sembra la presenza del solvente sarebbe stata accertata dall'Asl durante alcuni approfondimenti. 

"Regione Liguria, a stretto contatto con i Comuni interessati da questa problematica, sta monitorando attentamente la situazione – commentano il presidente Giovanni Toti e l’assessore a Protezione Civile e ambiente Giacomo Giampedrone –. Nel frattempo la Protezione Civile continua ad essere impegnata nella zona attraverso la fornitura di acqua potabile mediante autobotti e distribuzione di bottigliette, con i nostri volontari che stanno facendo la spola per rifornirla alle persone più anziane e fragili: un servizio molto importante per limitare i disagi alla popolazione. Il tavolo di coordinamento tecnico riunito sabato sera in Prefettura – concludono Toti e Giampedrone – si riaggiornerà non appena saranno resi noti da Arpal i risultati dei 9 nuovi campionamenti".