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ROMA - 95 sì e 38 contrari. Questi i numeri con cui il Presidente del Consiglio Mario Draghi deve fare i conti: si sono espressi così i senatori dopo una giornata di tensioni a Palazzo Madama, mentre i senatori di M5S, Lega e Fi non hanno votato: i pentastellati e alcuni parlamentari della Lega si sono dichiarati "presenti non votanti", consentendo così di raggiungere il numero legale della votazione, nonostante l'astensione. Non ci sono più le condizioni politiche per proseguire e l'Italia guarda già alle urne anticipate, dopo quasi quattro anni e mezzo in cui di crisi il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ne ha già gestite diverse. Prima la maggioranza gialloverde di Conte 1, durata dal 1º giugno 2018 al 5 settembre 2019, poi il Conte 2 - dopo la rottura con la Lega - per cui il Movimento 5 Stelle si era avvicinato al Partito Democratico in carica dal 5 settembre 2019 al 13 febbraio 2021 e infine il governo di unità nazionale, nato durante la morsa del Covid e dei lockdown il 13 febbraio 2021 che ha guidato il paese prima verso le progressive riaperture delle attività, poi durante la crisi internazionale della guerra in Ucraina e infine sui primi passi per il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.

E così domani salirà nuovamente al Colle il premier, per rassegnare nuovamente le proprie dimissioni, che giovedì Sergio Mattarella aveva rifiutato, rimettendo nelle sue mani le sorti del paese. Prima è atteso alla Camera, dove alle ore 9 all'inizio della discussione generale, annuncerà la propria intenzione di andare a dimettersi al Quirinale.Si fanno già le ipotesi sulla data per il voto: sciogliendo le Camere nel prossimo fine settimana, sarebbe possibile votare sia il 25 settembre, se si considera il termine dei 60 giorni, sia il 2 ottobre. E potrebbe essere lo stesso Draghi a traghettare verso il voto nei prossimi due mesi, vista la sua credibilità a livello internazionale. 

Una giornata che ha segnato diverse spaccature all'interno dei partiti, prima su tutte quella tra Maria Stella Gelmini e Forza Italia, dopo la lite con la collega Licia Ronzulli. Gelmini militava nelle file del partito di Silvio Berlusconi dal 1998 e ha deciso di lasciare dopo la decisione di seguire la Lega nell'astensione sulla fiducia a Mario Draghi: "Forza Italia ha definitivamente voltato le spalle agli italiani, alle famiglie, alle imprese, ai ceti produttivi e alla sua storia, e ha ceduto lo scettro a Matteo Salvini", questo il suo commento. E condivide la scelta del ministro per gli affari regionali e autonomie anche il presidente di Regione Liguria e di Italia al Centro, Giovanni Toti., che via Twitter commenta: "Se anche Mariastella Gelmini dopo questa giornata, ha deciso di lasciare Forza Italia, forse qualcuno dovrebbe farsi qualche domanda in più su quanto accaduto oggi. Perché, e spesso gliel'ho ripetuto da amico, sono sempre stato convinto che lei sarebbe stata l'ultima a uscire e spegnere la luce".

"Ci vuole coraggio, Stella. Tu lo hai avuto! E te lo dice uno che ha percorso la tua stessa strada e può affermare con certezza che il pensiero liberale, riformista, popolare non è morto"

Tra le prime reazioni all'epilogo di questa lunga giornata, che lascia il suo duro segno all'interno di tutte le forze politiche e nelle alleanze come quella tra Pd e M5s, c'è anche quella di Claudio Scajola: "Quanto successo al Senato, con la mancata fiducia al presidente Draghi, rappresenta una pagina vergognosa per l'Italia.

"Come cittadino e come sindaco mi vergogno per l'indecoroso spettacolo finale offerto oggi in Aula".

Scajola, oggi sindaco di Imperia, tra il 1995 e il 2009 ha ricoperto più volte il ruolo di ministro di Forza Italia. Le sue parole però sono tutte per Mario Draghi: "Un uomo che si è prestato, con la sua credibilità, con la sua azione, con la sua intelligenza e con enorme fatica a salvare l'Italia e ad accreditarla in Europa e nel mondo - ancora Scajola - ha dovuto subire la sfiducia da una squalificata classe dirigente, che tale evidentemente non è, con dichiarazioni del voto dai toni e contenuti oltre ogni limite".

C'è rammarico anche nelle parole di Raffaella Paita, deputata di Italia Viva che oggi a Primocanale aveva detto di lottare assieme a Matteo Renzi fino all'ultimo per mantenere in sella Mario Draghi, così sui suoi canali social: "Grazie Presidente Draghi. Grazie per la dedizione e per il prestigio che hai regalato al nostro Paese. Oggi è un giorno triste per l’Italia. Il giorno dell’irresponsabilità di M5S e destra verso gli italiani. Italia Viva fino all’ultimo ha sostenuto questo governo nell’interesse del Paese"

"La crisi di governo avrà conseguenza gravi anche per la Liguria, per tutte le partite aperte ora a rischio"

Applausi, invece, nella riunione della Lega, prima della quale Edoardo Rixi su Facebook ha scritto: "Un abbraccio a tutti i taxisti e alle loro famiglie. Orgogliosamente a difesa dei lavoratori, delle piccole e medie imprese artigiane, non certo delle multinazionali che pretenderebbero di operare al di fuori di ogni regola".

"Sempre avanti con coerenza e determinazione"

 

Governo, M5s, Lega e Fi si astengono sulla fiducia in Senato a Draghi - LA GIORNATA

La mattinata si era aperta con il discorso di Mario Draghi in Senato, dove ha spiegato le motivazioni che hanno condotto il premier a presentare le sue dimissioni al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, respinte poi alle Camere. Il presidente del consiglio si è appellato a tutte le parti in causa, dicendo: "L'unica strada è ricostruire da capo il patto di Governo, un patto sincero e concreto. Dai cittadini e dalle associazioni c'è stata una mobilitazione senza precedenti impossibile da ignorare". 

Governo, Draghi ai partiti: "Qui perché italiani lo hanno chiesto. Siete pronti a ricostruire patto fiducia?" - IL DISCORSO

Draghi nella sua replica, dopo le 4 ore di discussioni in Aula, ha tenuto a chiarire la sua posizione: "La democrazia che io rispetto è parlamentare. Dopo il rifiuto di Sergio Mattarella delle mie dimissioni, avevo due possibilità: confermare le mie dimissioni e andare via senza possibilità di voto oppure quello che ho fatto - dopo aver visto il sostegno e la mobilitazione senza precedenti da parte di tutto il paese -, ovvero riproporre un patto di ricoalizione e sottoporlo ad un vostro voto: siete voi che decidete, non è una mia richiesta di pieni poteri e questo è un punto molto importante che tenevo a sottolineare".

 

 

ROMA - Una giornata tesissima quella a Roma per il Governo italiano: la mattinata si è aperta con il discorso di Mario Draghi in Senato, dove ha spiegato le motivazioni che hanno condotto il premier a presentare le sue dimissioni al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, respinte poi alle Camere. Il presidente del consiglio si è appellato a tutte le parti in causa, dicendo: "L'unica strada è ricostruire da capo il patto di Governo, un patto sincero e concreto. Dai cittadini e dalle associazioni c'è stata una mobilitazione senza precedenti impossibile da ignorare". 

Governo, Draghi ai partiti: "Qui perché italiani lo hanno chiesto. Siete pronti a ricostruire patto fiducia?" - IL DISCORSO

E' seguito un lungo confronto in Senato, durato più di quattro ore, in cui in aula molti dei 41 senatori che si erano iscritti a parlare, hanno rinunciato ad intervenire: hanno parlato un solo rappresentante per M5s, Lega e FI. La replica di Mario Draghi è poi slittata dopo un'ora e mezza di sospensione, un'ora davvero intensissima di continui incontri e contatti. 

La posizione della Lega prima e di Forza Italia poi è apparsa fin da subito chiara: non si vuole proseguire con lo stesso governo di unità nazionale che possa comprendere il Movimento 5 Stelle nella maggioranza, poiché "serve stabilità". Per il deputato ligure della Lega Edoardo Rixi "è escluso un Draghi bis. Senza fiducia la crisi è in mano del capo dello Stato", scrive così sui social network, citando 'fonti di governo'.

Governo, Draghi al Senato: le reazioni della politica ligure - LEGGILE QUI

E' basito il presidente di Regione Liguria Giovanni Toti, che proprio qualche settimana fa aveva presentato il cantiere del neo movimento Italia al Centro:

"Conte combina il più epico guaio della storia recente. Ma il centrodestra di governo, geloso, gli ruba la responsabilità di far cadere il Governo Draghi! Ma davvero stiamo assistendo a tutto questo?".

Così alle 17:00 Draghi ha preso nuovamente la parola in aula: "Vorrei ringraziare tutti coloro che hanno sostenuto l'operato del Governo con lealtà e partecipazione. Il secondo punto riguarda le osservazioni fatte dall'onorevole Casini e altri senatori riguardo al mio intervento iniziale che mi accusano di aver detto cose che assolutamente non rispecchiano quello che io credo. La democrazia che io rispetto è parlamentare. Dopo il rifiuto di Sergio Mattarella delle mie dimissioni, avevo due possibilità: confermare le mie dimissioni e andare via senza possibilità di voto oppure quello che ho fatto - dopo aver visto il sostegno e la mobilitazione senza precedenti da parte di tutto il paese -, ovvero riproporre un patto di ricoalizione e sottoporlo ad un vostro voto: siete voi che decidete, non è una mia richiesta di pieni poteri e questo è un punto molto importante che tenevo a sottolineare".

Dopo aver ascoltato tutti gli interventi odierni, Draghi ha voluto brevemente rispondere ad alcune critiche che gli sono state mosse. "Il Governo non è intervenuto per la sua natura di Governo di unità nazionale nei temi di origine parlamentare come Ddl Zan o cannabis o altro. Sul salario minimo ho detto quello che dovevo dire, credo che si possa arrivare ad una proposta che non preveda l'imposizione del Governo sul contratto di lavoro. Il reddito di cittadinanza è una cosa buona, ma se non funziona è cattiva. Il problema non è il Superbonus, sono i meccanismi di attuazione ad essere il problema e dobbiamo tirare fuori dai pasticci le imprese che sono ora in difficoltà". Questi i temi toccati dal premier nel corso del suo discorso di replica, prima di concludere nettamente. 

"Per questo motivo, decido di chiedere di votare la proposta di fiducia presentata dal senatore Casini"

La presidente del Senato Elisabetta Alberti Casellati ha quindi immediatamente sospeso la seduta per convocare una riunione immediata dei capigruppo. La risoluzione di Pierferdinando Casini è una risoluzione basica, un voto di approvazione al discorso di Mario Draghi in toto che il centrodestra ha interpretato come un discorso di rottura. 

L'altra risoluzione era stata presentata dall'onorevole Roberto Calderoli, senatore nelle file della Lega, e prevedeva di dare un segnale di discontinuità nei confronti dell'esperienza precedente di governo, per proseguire senza il Movimento 5 Stelle. A Palazzo Madama si respira quindi un'aria molto tesa, ma le previsioni tendono tutte per una nuova salita al Colle di Mario Draghi per rassegnare le sue dimissioni. Resta da vedere se per davvero i senatori della Lega decideranno di non votare la fiducia o non presentarsi proprio al voto. Anche Forza Italia deve decidere il da farsi, anche se si sente vincolata ai suoi alleati. 

E nelle dichiarazioni di voto sulla fiducia al Senato emerge dalle parole di Anna Maria Bernini, senatrice di Forza Italia, la non volontà di votare sulla proposta di Pierferdinando Casini. Anche Lega e Movimento 5 Stelle nei loro discorsi hanno confermato il medesimo intento. Per questo, potrebbero mancare quindi i numeri per la fiducia: astenendosi dal voto, si potrebbe riconvocare una nuova votazione o Mario Draghi potrebbe salire nuovamente al Quirinale, rimettendo nelle mani del Presidente della Repubblica la situazione. 

Ha preso l'avvio attorno alle 19:35 la chiama sulla fiducia e Mario Draghi da Palazzo Madama si è trasferito a Palazzo Chigi, in attesa dell'esito delle votazioni. Una giornata che ha segnato diverse spaccature all'interno dei partiti, prima su tutte quella tra Maria Stella Gelmini e Forza Italia, dopo la lite con la collega Licia Ronzulli. Per evitare la ripetizione della chiama, i senatori della Lega e del Movimento 5 Stelle sono rimasti all'interno dell'aula come presenti non votanti, in modo tale da raggiungere il numero legale della votazione, nonostante l'astensione. 

A Primocanale anche il deputato di Leu e sindaco di Bogliasco Luca Pastorino ha commentato la crisi di Governo: "Draghi è stato duro ma non durissimo come qualcuno si aspettava, ha toccato tutti i punti che doveva toccare. Secondo me è un discorso che ha attenzionato nella loro completezza i nove punti proposti dai Cinque Stelle, mettendo all'angolo Lega e in generale il centro destra. È stato chiaro: se siete disponibili lo facciamo, ma insieme. Adesso vedremo come andrà, da qualche chiamata e qualche voce girata nel senato si ha l'idea che il Movimento non sia disponibile a rinnovare il patto, la sensazione è questa, ma vedremo come andrà a finire. Vedremo anche chi parlerà, se Giuseppe Conte rivendicherà seguito dai suoi. È un percorso tutto in salita".

GENOVA - "Sono molto soddisfatta, siamo d'accordo con tutti i temi posti da Mario Draghi, credo sia l’ora di finirla con le proteste dei rigassificatori, perché noi abbiamo bisogno di smarcarci dalla Russia per risolvere la crisi energetica e acquistare autonomia energetica, così come è necessario sburocratizzare il paese. Ci convince anche l'europeismo e ci è piaciuto il suo stile chiaro, netto, asciutto: è un appello al paese e adesso tocca alle forze politiche esprimersi", così Raffaella Paita, deputata di Italia Viva che ha voluto ribadire la posizione di Matteo Renzi e del suo movimento. “Noi come Italia Viva siamo certi per rinnovare la fiducia per il premier, altrimenti il Pnrr, la nuova diga foranea e i fondi in più, la digitalizzazione sarebbero a rischio e la responsabilità sarebbe di chi ha aperto la crisi e di chi – irresponsabilmente – non voterà la fiducia a Draghi".