Spira un vento di tramontana sulla politica ligure: se nel centrodestra sembra spingere verso Forza Italia, nel centrosinistra ancora da costruire prova a soffiare in direzione di un accordo ancora lontano, soprattutto a livello nazionale. Se Atene piange Sparta non ride, considerando il volo di stracci all'interno della Lega ma, gli osservatori politici non possono tralasciare le differenze sostanziali tra Meloni & C. e un campo largo sempre più ristretto. Perché se è vero che gli equilibri nel centrodestra sono precari, soprattutto sulla scia della crisi del partito del vicepremier Salvini; a sinistra di palazzo Chigi la situazione è sempre più confusa e, forse, anche compromessa.
In Liguria l'ultimo scossone è arrivato dai banchi del consiglio regionale, quando la vicecapogruppo del Carroccio Mabel Riolfo ha annunciato la sua fuoriuscita e il suo imminente approdo nel Gruppo Misto (LEGGI QUI). Durissima la presa di posizione del partito, che con una nota ha tacciato Riolfo di essere "ingrata e assenteista". Una rabbia, mista a delusione, traspariva tra i corridoi del consiglio regionale, soprattutto osservando l'espressione truce del capogruppo Stefano Mai. Non solo per la decisione assunta dall'oramai ex collega di partito, ma anche per la preoccupazione di un'emorragia di voti, e di persone. E a cannibalizzare consensi ed esponenti politici ci sta pensando soprattutto Forza Italia, che potrebbe fare bottino pieno in vista dei prossimi appuntamenti elettorali.
Non è più un segreto che Mabel Riolfo potrebbe diventare azzurra a tutti gli effetti, magari seguita da qualche altro collega. Tra i nomi che circolano c'è quello di Brunello Brunetto, presidente della Commissione Salute, che sembra sempre più lontano dalla politica leghista. E a essere diventato "il" tema dirimente, vi è quello legato al fine vita, cavallo di battaglia di Brunetto che sta lavorando alacremente per far diventare la proposta, legge. Alla base delle potenziali fuoriuscite c'è, inutile negarlo, una politica troppo "a destra" intrapresa da Matteo Salvini, ultima solo in ordine di tempo quella relativa alle sue dichiarazioni sulle elezioni "democratiche" nella Russia di Putin. Si sa, come in una squadra di calcio, in campo una delle prime regole è quella di non pestarsi i piedi a vicenda.
Ma dicevamo, se Atene piange Sparta non ride, e nel centrosinistra lo psicodramma del campo largo, consumatosi in Basilicata, con la scelta al foto finish di Pd e M5s di candidare Marrese alla presidenza, continua a far discutere. Sullo sfondo uno scambio continuo di stoccate tra Calenda, Azione, e Conte. Un amore non solo mai sbocciato, ma nemmeno nato e coltivato. Un effetto a catena, quello che si sta consumando a livello nazionale, che preoccupa anche i vertici liguri, che da anni lavorano insieme all'opposizione della Regione, ma che saranno chiamati a fare squadra in vista delle elezioni del prossimo anno. E se dialogando con loro fuori dai microfoni sembra scongiurata una frattura, è altrettanto vero che le imposizioni romane potrebbero rovesciare ogni pronostico. Se l'anno prossimo, sotto elezione, i dem saranno ancora a trazione progressista, con Schlein segretaria nazionale e Natale regionale, potrebbe essere più semplice, e agevolata, un'alleanza tra Pd, Mov5s e Sinistra.
Alla finestra, anche in Liguria, resta Azione, che ha giurato fedelmente di non andare "mai" con la destra, ma che potrebbe decidere di correre in solitaria, magari con una propria candidata. E i bookmakers scommetterebbero sulla segretaria regionale Cristina Lodi. Se la volessimo raccontare, o dipingere con un quadro, la situazione della politica (anche ligure) potrebbe essere rappresentata da "L'urlo" di Munch. Cosa raffigurerebbe? Gli elettori, spesso troppo confusi dai loro partiti di riferimento.
IL COMMENTO
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