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GENOVA - A poche ore dall’anniversario della strage di via D’Amelio, anche la presidenza del consiglio regionale aderisce all’iniziativa proposta dalla Conferenza dei presidenti delle Assemblee legislative delle Regioni. I rappresentanti delle istituzioni liguri hanno fatto una camminata simbolica tra le vie del centro di Genova, partendo da uno degli immobili confiscati alla criminalità organizzata, fino alla sede del consiglio regionale.

L’iniziativa, “Sulle nostre gambe”, vuole non dimenticare la strage in cui perse la vita il giudice Paolo Borsellino, insieme ai poliziotti della sua scorta. Hanno preso parte alla camminata i consiglieri regionali e i rappresentanti della Fondazione Gigi Ghirotti, che hanno attualmente in uso gli spazi di via Canneto.

“A prescindere dall’esistenza o meno delle stragi, che fortunatamente sono cessate, la mafia c’è e opera - commenta il presidente della Commissione Antimafia Roberto Centi -. Noi dobbiamo mantenere alto l’impegno contro queste organizzazioni diffuse anche in Liguria, soprattutto  per quanto riguarda l’ndrangheta. Siamo partiti da uno dei beni sequestrati in Liguria e a Genova per dimostrare il nostro impegno a favore della legalità, per parlare della legge che sta ultimando il suo iter. La legge voluta dalla Commissione Antimafia e dall’assessorato, con un testo unificato, dovrebbe finanziare per sostenere i comuni della Liguria che vogliono ristrutturare e mantenere i beni confiscati alla mafia”.

In prima fila, dietro al gonfalone, il presidente del consiglio regionale Gian Marco Medusei. “Abbiamo portato le istituzioni in giro per la città partendo da un luogo simbolo di un bene confiscato alla mafia, dove ora c’è una fondazione che si occupa di assistenza ai pazienti domiciliari. Per me è importante oggi, a poche ore da una ricorrenza così importante, perché non si può dimenticare che la mafia è ancora radicata nella nostra regione”.

GENOVA - C'è chi la definisce la nuova era di Forza Italia, chi invece preferisce parlare di ripartenza dopo la scomparsa del presidente Silvio Berlusconi. Quello che è certo è che il neo segretario Antonio Tajani rappresenta, al momento, il presente e il futuro del partito, sul nome e sulla scia di Berlusconi, "perché questo movimento - ha detto Tajani - non può più avere un presidente". La nomina è stata all'unanimità da parte dei 213 membri del Consiglio nazionale che si sono riuniti sabato scorso, 15 luglio, all'hotel Parco dei Principi di Roma. E nella capitale era presente anche la Liguria, da Ponente a Levante, con i suoi esponenti: c'erano i Bagnasco, padre e figlio, Roberto e Carlo (rispettivamente deputato e coordinatore regionale); Roberto Cassinelli; Giorgio Cozzani (commissario provinciale della Spezia); l'assessore del comune di Genova Mario Mascia e il consigliere regionale Claudio Muzio.

Una presenza consistente per coloro che in questi anni hanno giurato fedeltà agli azzurri, rimanendo in un partito che ha conosciuto il massimo successo negli anni '90/2000 e che poi, successivamente, ha perso aderenza, diventando il terzo partito nella coalizione di centrodestra. In Liguria il coordinatore regionale e sindaco di Rapallo Carlo Bagnasco mantiene saldo il suo ruolo, nonostante lo scossone di Sestri Levante, con la sconfitta di Diego Pistacchi (candidato sostenuto dai partiti di centrodestra e da FI in primis) e la vittoria di Francesco Solinas, civico di centrodestra appoggiato da Claudio Muzio. Lo strappo sestrino ha alterato gli equilibri nel partito, soprattutto tra i Bagnasco e Muzio, che per settimane, prima e dopo le Comunali, non si sono parlati. Zero incontri, organizzati o casuali, e zero telefonate. Insomma, non è tornato il sole dopo la tempesta. Una distanza siderale che in parte è stata attutita dalla morte di Silvio Berlusconi, che ha unito le varie anime del partito, che si sono strette intorno alla figura del cavaliere, ma che comunque ha lasciato uno strascico tra gli uomini.

ROMA - L'aeroporto di Genova è volato a Roma, in Commissione Trasporti, in tema di continuità territoriale, per dare slancio all'importanza strategica che ricopre il Genova City Airport nel presente e nel futuro della città e di tutta la regione. L'idea è nata dall'impulso del capogruppo di Fratelli d'Italia in consiglio regionale Stefano Balleari e dei deputati Matteo Rosso e Maria Grazia Frijia, quest'ultima membro della Commissione Trasporti

"Abbiamo chiesto che il tema della continuità territoriale coinvolgesse anche l'aeroporto di Genova perché noi viviamo in una regione che ha grandi difficoltà di collegamento, - ha spiegato a Primocanale la deputata di Fratelli d'Italia Maria Grazia Frijia - e il nodo strategico come quello genovese deve valorizzare l'aeroporto per garantire una mobilità più efficiente. Non dev'essere un polo forte solo per abitanti e turisti, ma anche per le merci".

Quella della "continuità territoriale" è da anni una battaglia di anni dell'editore di Primocanale e Senatore della XVII Legislatura Maurizio Rossi che, in  Commissione trasporti e non solo, ha sempre parlato richiesto la “mancanza di continuità’ territoriale” come punto fondamentale per il rilancio dell’aeroporto insieme al problema della scadenza della concessione.

Nello scalo genovese in questi anni è in parte mancata una visione forte, ci sono stati investimenti ma adesso si punta su una prospettiva più a lungo raggio, per sviluppare maggiormente i trasporti. "Credo sia importante andare oltre e lavorare maggiormente rispetto al passato, questo governo ha dimostrato un'attenzione forte nei confronti del territorio ed è per questo che abbiamo deciso di portarlo in audizione. Il polo genovese è strategico sotto tanti punti di vista, Genova è la sesta città d'Italia ed è necessario quindi investire su economia e turismo" ha aggiunto Frijia.

Aeroporto e turismo, un connubio che sa di volano per la Liguria, che in questi anni ha puntato sulla crescita turistica della regione. "La Liguria è un valore aggiunto per il nostro Paese e per l'enogastronomia. Il mare e la montagna sono il segno distintivo della nostra economia, 365 giorni all'anno grazie al clima mite e ai territori che possono essere fruibili - ha ribadito la deputata di FdI Frijia -. Secondo me bisogna puntare sull'outdoor per far accrescere questo valore aggiunto alla nostra regione".

 

 

 

 

GENOVA - Sono in fase di studio le modifiche all'ordinanza anti alcol voluta dal comune di Genova che tanto sta facendo discutere sul territorio cittadino. Al momento è vietato consumare alcolici, se non nei dehors, dalle 16 alle 8 del giorno successivo, in alcune zone il divieto parte alle 12, nei quartieri considerati "più a rischio".

La decisione di palazzo Tursi ha scatenato la reazione dei cittadini, soprattutto di coloro che in estate hanno voglia di mangiarsi una pizza in spiaggia, accompagnata da una birra gelata. Sulle barricate anche gruppi e movimenti genovesi, che hanno organizzato, nei giorni scorsi, una protesta in piazza De Ferrari. Il Comune è corso quindi ai ripari, vagliando modifiche che possano mettere, almeno in parte, tutti d'accordo. Da una parte l'incolumità delle persone, dall'altra lo scongiuramento del cosiddetto "proibizionismo", di cui sono stati tacciati gli inquilini di via Garibaldi.

L'assessore alla Sicurezza Sergio Gambino ha spiegato che l'ordinanza è nata per gestire e modulare situazioni complicate, che si sono registrare in questi mesi in alcune zone della città. Sulla scrivania dell'assessore le possibili variazioni all'ordinanza. "Il nostro obiettivo è quello di zonizzare la città, dando a tutti la possibilità di utilizzare gli spazi con gli amici, in serate tranquille, senza togliere loro la possibilità di bere una birra - ha spiegato a Primocale, durante il nostro programma politico, l'assessore alla Sicurezza Sergio Gambino -. Probabilmente cambieremo gli orari e ridefiniremo le zone".

Si posticiperà l'inizio dell'ordinanza alle 22? La risposta dell'assessore è affermativa, si potrebbe dunque posticipare alle 10 di sera l'inizio del divieto. "Le 22 potrebbe essere un punto di caduta, sicuramente ci concentreremo sulle zone dove ci sono più criticità" ha risposto Gambino. La decisione dovrebbe essere presa entro la fine della settimana ed essere già comunicata nella giornata di venerdì prossimo

 

ROMA - "C’è una politica fatta di rinvii e indecisionismo, che cavalca i movimenti Nimby (non nel mio giardino, ndr) e li trasforma nel peggiore degli acronimi: Nimto (non durante il mio mandato), fenomeno che caratterizza quei politici o amministratori che, pur consapevoli che un’opera pubblica sia la soluzione ad un problema, la rinviano a dopo per non avere l’impatto sul proprio consenso elettorale": lo ha dichiarato intervenendo in aula a Montecitorio Ilaria Cavo, deputato ligure di Noi Moderati.

"Questa politica sinora ha bloccato la soluzione, per esempio del problema dell’energia, per non scontentare i propri elettori, ma che per questo alla fine li ha lasciati insoddisfatti per le carenze di infrastrutture e servizi. Questo provvedimento - ha detto Cavo durante le dichiarazioni di voto - si occupa anche dell’edilizia residenziale per gli studenti universitari, del contributo alle strutture sanitarie private, della parità di genere per i contratti con gli enti pubblici; ma è soprattutto il decreto dei rigassificatori: se ne avessimo avuti di più avremmo potuto coprire parte del nostro fabbisogno con il GNL, magari ottenendo un prezzo più basso e, probabilmente, ‘calmando’ anche la speculazione internazionale. Da membro della commissione Attività produttive non posso non concentrare il mio intervento sulla responsabilità e la lungimiranza degli amministratori del territorio e su quanto sia preminente l’interesse nazionale, al quale va coniugato, e non contrapposto, l’interesse locale. Lo dico anche da ligure, rivendicando con forza la scelta di Regione Liguria di accogliere una struttura in grado di acquisire gas liquido, riportarlo allo stato gassoso per immetterlo nella rete nazionale. Non sono consentiti egoismi e strumentalizzazioni". 


L'intervento di Ilaria Cavo prosegue: "Per usare le parole del governatore ligure Giovanni Toti, ‘si tratta di un impianto strategico per tutto il Nord Italia e i vantaggi per le aree interessate dovranno essere significativi, con opere compensative adeguate a fronte dei lavori che si renderanno necessari. Pensare che le energie rinnovabili possano escludere del tutto l’uso dei rigassificatori è poco realistico, dato che queste fonti non forniscono energia in modo costante; il gas resterà un elemento fondamentale per garantire la costanza di approvvigionamento’. Ciò che oggi approviamo fa parte di un piano presentato dal precedente Governo, che vedeva tra le fila dei propri sostenitori, gran parte dell’emiciclo. Per tutto questo, per la condivisione dell’impostazione di questo provvedimento dichiaro il voto di fiducia favorevole a nome del gruppo di Noi Moderati”.