
Ci risiamo. E' un film già visto. La stagione è appena iniziata ma la Sampdoria è già in piena crisi. La figuraccia col Sudtirol e gli zero punti in classifica dopo due giornate sono già un segnale preoccupante. Nemmeno due mesi fa i blucerchiati si salvavano ai playout in modo rocambolesco - battendo la Salernitana e ringraziando soprattutto le disgrazie societarie del Brescia - ma forse tutto questo non ha portato un vero insegnamento. Oggi nell'ultima giornata del mercato estivo si attendono gli ultimi innesti della disperazione ma è evidente come - al di là delle responsabilità dell'allenatore Massimo Donati e degli stessi calciatori - il vero problema di questa Sampdoria resti la società, o meglio una proprietà che continua a regalare delusioni ai tifosi ormai da quasi tre anni.
I cori dei tifosi contro Manfredi, il ruolo di Tey
Ieri i tifosi presenti a Bolzano si sono fatti sentire con cori di contestazione nei confronti del presidente Matteo Manfredi, che resta capofila e azionista della società ma che - dopo i clamorosi errori di questa stagione - oggi ha un ruolo meno centrale soprattutto dal punto di vista delle scelte sportive. Al Druso ieri era presente, a proposito, quello che formalmente non è forse il vero proprietario della società ma che di sicuro ne è il gran finanziatore, Joseph Tey da Singapore. Aver visto dal vivo una brutta figura del genere forse chissà potrà aiutarlo a capire meglio la situazione. Perché anche la riorganizzazione decisa dal club in estate non sta dando frutti e anzi sta generando solo ulteriore confusione.
Nathan Walker l'uomo delle scelte
Il manager inglese Nathan Walker è il nuovo rappresentante degli azionisti, l'uomo che - fidandosi di dati e algoritmi e non di quello che ha raccontato il campo negli ultimi mesi - ha deciso nei fatti di mettere da parte la coppia Evani-Lombardo (com'è noto, Popeye era in corsa per la panchina) affidandosi al ceo dell'area football Jesper Fredberg per la ricerca dei calciatori da inserire nella squadra e all'allenatore Massimo Donati (prima esperienza assoluta in B) per guidare la squadra.
Gli algoritmi del danese Fredberg
Tutte scelte che - al netto della necessità di spendere meno soldi possibili (per tutta l'estate il diktat è stato quello di tagliare tutto il tagliabile, ridimensionando perfino il settore giovanile e non iscrivendo neppure la squadra femminile alla Serie B) - denotano però un bel po' di presunzione. La Serie B italiana è un campionato difficile, gli algoritmi possono essere utili ma di certo non possono bastare. E così i calciatori prelevati da Fredberg - da un Jordan Ferri visibilmente fuori condizione a un Victor Narro planato direttamente dalla Serie C spagnola - stanno già facendo fatica.
Andrea Mancini frenato dalle gerarchie
Certo, alla Sampdoria c'è anche il direttore sportivo Andrea Mancini che ha portato giocatori sicuramente più adatti al campionato - come Henderson, Abdilgaard o Cherubini - ma anche loro ieri hanno faticato enormemente nel contesto di una partita disastrosa, di fatto persa dopo appena mezz'ora di gioco. Però diciamolo chiaramente: Andrea Mancini - che due anni fa con zero risorse si era mosso bene sul mercato in una situazione di grande difficoltà (basti pensare a Leoni, oggi calciatore del Liverpool e della nazionale, o allo stesso Pedrola che resta un talento da sfruttare) - in questa estate non è stato messo in condizione di agire sul mercato a mani pienamente libere, anche lui vincolato alle strategie e alle gerarchie un po' troppo tortuose di questa società. E dire che l'anno scorso il suo predecessore, l'ex ds Accardi (oggi ancora a libro paga, 600 mila euro annui fino al 2027), aveva avuto pieni poteri e anche maggiori risorse a disposizione: fu un disastro, certo, ma non è detto che la storia si debba sempre ripetere.
Donati dopo la coppia Evani-Lombardo
Oggi purtroppo questa Sampdoria sul campo è figlia di confusione e presunzione nelle scelte societarie. Basti pensare alla scelta dello stesso Donati promossa da Walker mentre Andrea Mancini - com'è noto - in estate avrebbe voluto puntare sulla conferma di Attilio Lombardo (ex vice di Evani, i due avevano comunque firmato la salvezza ai playout) e in precedenza anche su De Rossi, impossibile però da raggiungere vista l'impossibilità di una garanzia tecnica per un campionato di vertice.
Oggi la Sampdoria si trova di fronte - lo si è capito subito - a quello che sarà un altro campionato di sofferenza. Anche se siamo solo alla seconda giornata di campionato, il messaggio ai naviganti è chiaro. Una proprietà che in questi due anni ha investito circa 130 milioni - sobbarcandosi soprattutto i debiti della passata gestione - ma che deve fare i conti ancora con un bilancio in passivo (meno 40 milioni l'ultimo esercizio) e che soprattutto non è mai riuscita a trovare il passo giusto a livello sportivo.
Investimento a perdere
Viene da chiedersi per quale motivo questa proprietà - da Tey a Manfredi - abbia deciso di puntare sulla Sampdoria perché ad oggi questo investimento è in decisa perdita. I tifosi blucerchiati dal canto loro sono quasi commoventi: oltre 20 mila abbonati con una squadra e una società del genere rappresentano un atto d'amore nei confronti della maglia blucerchiata che va ben oltre la realtà. Ma questi tifosi meritano altro, la Sampdoria non può continuare a vivere questa agonia sportiva che va avanti ormai da tre anni. Se ne rendano conto in primis i signori nella stanza dei bottoni.
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