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La rosa dei candidati del centrodestra per il Quirinale è composta da Marcello Pera, Letizia Moratti (milanese di origini familiari genovesi) e Carlo Nordio. Per quanto riguarda Maria Elisabetta Alberti Casellati, il portavoce della coalizione Matteo Salvini - affiancato da Antonio Tajani, Giorgia Meloni, Giovanni Toti e Luigi Brugnaro, Lorenzo Cesa e Maurizio Lupi - ha motivato l'esclusione con la carica istituzionale ricoperta dalla presidente del Senato.

Dal fronte opposto arrivano segnali di disponibilità al dialogo: "Dal centrodestra - dice Enrico Letta - nomi di qualità, valuteremo senza pregiudizi". Al segretario PD fa eco Giuseppe Conte: "Ci riserviamo una valutazione". "Abbiamo intenzione - aggiunge Letta - di muoverci di comune accordo con gli alleati. Nessuno di noi ha intenzione di muoversi per conto proprio. "È affidabile Giuseppe Conte? C'è un accordo tra lui e Salvini su Frattini? Mi fido senza nessun dubbio, non c'è nessuno accordo".

 "Offriamo una terna alla discussione - spiega Salvini - sperando che non ci siano 'no' preventivi. E' diritto del centrodestra di proporre dei nomi. Non c'è una parte d'Italia che ha meno dignità di avanzare proposte di alto profilo".

 "A questo tavolo - ha precisato il leader leghista - c'è una personalità come Antonio Tajani che non ha i titoli, ma di più, per ambire a questa carica, lo ringraziamo per la sua generosità: non presentiamo in questi 3 nomi dirigenti di partito anche se ovviamente, e lo dico io, c'è qualcuno a questo tavolo che non avrebbe un titolo ma tantissimi per ambire a questa carica e che forse in Italia non ha eguali". Tajani ha ricambiato le parole: “Il centrodestra ha a disposizione della Repubblica molte figure, che non hanno la tessera ma hanno anche la tessera, che sono al servizio dello Stato e delle istituzioni, e credo che sia giusto rivendicare questa capacità, questa ricchezza, questa serie di risorse per l’Italia. Noi vogliamo dialogare, vogliamo confrontarci con tutti in un Parlamento sovrano e trovare la soluzione migliore”.

Giorgia Meloni puntualizza:  "Rivendico rispetto per la nostra area culturale, negli ultimi 30 anni in un Paese che a maggioranza è di centrodestra sono stati candidati ed eletti solo esponenti di centrosinistra o sinistra. In una democrazia dell'alternanza è normale che il centrodestra abbia il diritto di proporre e di veder eletto un suo nome. Oggi il centrodestra cerca di fare un passo avanti e impedire alla politica di dare una brutta immagine. Le nostre sono proposte concrete, non sono nomi di bandiera né tattica. Il centrodestra ha diritto di proporre una rosa e chiedere agli altri di esprimersi su queste, che e' quello che gli altri farebbero con noi e che hanno provato a fare con una proposta anche senza avere questi numeri".

Dietro il galateo, emerge la pugnace presa di posizione di Ignazio La Russa: "Se non arriva dalla sinistra - dice lo storico esponente di FdI - una risposta di apertura, vuol dire che è inutile che facciamo nomi. Allora ce la vediamo con altri metodi. Non con altri nomi. C'è un metodo per trovare un nome con 600 voti, e c'è un metodo per trovare 506 voti".

ROMA - Mentre il Parlamento è impegnato alla ricerca del nuovo inquilino del Quirinale: ministri, leader politici e presidenti di Regioni affrontano la quarta ondata Covid. L'Italia ha raggiunto ormai il picco e si avvicina alla discesa della curva dei contagi come spiega il Commissario straordinario all'emergenza Francesco Figliuolo: "Sembra che siamo arrivati al plateau e si stia andando verso la discesa. Siamo all'87% della platea totalmente immunizzato e a 30 milioni di persone col booster su 39 milioni che potrebbero farlo".

L'elezione del nuovo Presidente della Repubblica era l'occasione individuata da parte dei governatori per spingere sulla modifica delle regole vigenti nel Paese. Tuttavia è arrivato lo stop: a seguito del rinvio della conferenza unificata e della conferenza Stato-Regioni disposto dal ministro degli Affari Regionali Mariastella Gelmini, il presidente Massimiliano Fedriga ha sconvocato la riunione prevista nella giornata di oggi. Se ne riparlerà dopo l'elezione del Capo dello Stato.

LE RICHIESTE DELLE REGIONI - Tre i punti su cui le Regioni premono e su cui il Governo ha aperto più di una porta: cancellazione delle zone colorate, rivisitazione dei conteggi pazienti Covid negli ospedali e infine le regole della scuola con tamponi e quarantene (Leggi qui). Punti su cui il governatore ligure Giovanni Toti ha più volte chiesto un intervento di revisione.

Da una parte la questione dei colori ormai apparentemente superata dalla divisioni tra vaccinati completi, vaccinati con due dosi e non vaccinati; dall'altra l'appello a distinguere tra ricoverati per Covid e ricoverati con Covid con la richiesta di eliminare dai bollettini questi ultimi che si trovano in ospedale per motivi diversi dal Covid (altre patologie). Infine la questione scuola: in pochi giorni la Liguria è passata da 450 classi in quarantena a oltre 1.300.

LE DECISIONI DELL'UNIONE EUROPEA - Intanto anche l'Unione europea va nella direzione richiesta dalle Regioni italiane. L'Ue, come riporta il Sole24Ore, si prepara ad abbandonare la mappa del contagio in favore di un approccio individuale dove conterà lo status personale del cittadino e non l'area di provenienza. Oggi, martedì 25 gennaio, la questione arriverà sul tavolo del consiglio affari generali europeo. Secondo le nuove regole che l'Ue si prepara a definire le persone con vaccinazione completa, guarite dalla malattia o in possesso di un test al Covid negativo, non potranno essere costrette a nuovi test o quarantene, indipendentemente dalla situazione epidemiologica del loro Paese di origine.

La mappa colorata diventerà così solamente un valore indicativo ma non determinante. Altro aspetto importante a livello europeo è quello legato alla durata del ciclo vaccinale con il green pass europeo che conferma la durata di nove mesi. Infine la questione della durata temporale dei tamponi: il molecolare resterà valido 72 ore mentre l'antigenico passerà da 48 a 24ore.

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ROMA - Nel parcheggio della Camera dei Deputati è stato allestito un seggio per i grandi elettori del nuovo presidente della Repubblica risultati positivi al Covid. A presidiarlo è il ligure Luca Pastorino, sindaco di Bogliasco e deputato Leu nelle vesti di segretario di presidenza alla Camera. "Qui a Roma fa molto freddo e in questa giornata abbiamo accolto 11 grandi elettori attualmente in quarantena per il Covid", racconta a Primocanale. 

"È stato allestito questo posto nel parcheggio dove le persone possono entrare o con la macchina o a piedi in un percorso dedicato: un infermiere tutto bardato consegna loro la scheda aperta"

"Poi si recano a votare, chi è a piedi va sotto una tenda, chi è in macchina in un una specie di box costruito ad hoc, prima di consegnare la scheda a me e al collega della Lega Marzio Liuni", spiega il protocollo da rispettare per questi casi. E così sarà per i prossimi giorni in cui è prevista una chiama al giorno, martedì di nuovo alle 15, mentre da mercoledì alle 11 di mattina. C'è preoccupazione che le cose possano andare per le lunghe, anche se i primi colloqui indicano che il dialogo è incominciato tra i partiti. 

Nulla di fatto, come previsto, per il primo scrutinio dell’elezione del 13° presidente della Repubblica Italiana. Le operazioni di voto, cominciate alle 15, si sono chiuse alle 21 con i liguri Edoardo Rixi e Stefania Pucciarelli tra gli scrutatori, e curiosamente il numero di schede bianche è equivalso al quorum richiesto per l’elezione: 672 voti.

Il più votato è stato Paolo Maddalena, candidato ufficiale di Alternativa c'è, con 36 voti; a seguire il presidente uscente Sergio Mattarella con 16 voti, quindi il ministro della Giustizia Marta Cartabia con 9. Il coordinatore nazionale di Italia Viva Ettore Rosato ha ricevuto 5 voti, altrettanti Marco Cappato, 3 al sottosegretario con delega all'editoria Giuseppe Moles, al presidente della Lazio Lotito, al giornalista Claudio Sabelli Fioretti e a Francesco Rutelli, 2 a Elisabetta Belloni, Giuliano Amato, Giancarlo Giorgetti, Giuseppe Conte e Pierferdinando Casini, uno a Sabino Cassese, Carlo Nordio, Mario Draghi, Walter Veltroni, Anna Finocchiaro, Rosy Bindi, Antonio Tajani. Tre voti a Bruno Vespa e a Craxi. Hanno ricevuto un voto anche, tra gli altri, Amadeus, Alberto Angela, Donina Cesare, Ugo Mattei, Andrea Pertici, Ermanno Leo, Pastorino, Fulvio Abbate, Alessandro Barbero, Signorini, Giuseppe Cruciani, Vincenzo De Luca, Mauro Corona, Mario Segni, Giorgio Presu, Aldo Morrone, Antonio Razzi, Prosperetti, Giuseppe Cossiga, Gioacchino Gabbuti, Salvatore Borsellino, Dino Zoff e Nicola Gratteri.

 Non senza sorpresa del diretto interessato, il deputato genovese Roberto Cassinelli di Forza Italia ha preso 7 voti. “Credo - sorride - siano stati alcuni amici che mi stimano e quindi li ringrazio. Tengo però a precisare, data la situazione, che tra questi voti non c’è il mio, perché ho votato bianca secondo le indicazioni del mio gruppo”.

“Naturalmente è una sensazione strana, ma ho la misura delle cose e sono sempre stato coi piedi per terra e quindi il mio auspicio è che in tempi molto rapidi - conclude - si trovi un Presidente di grande profilo che rappresenti al meglio l’unità del paese”,

Mentre i Grandi Elettori votavano, il pomeriggio e la sera sono trascorsi in una sequenza di colloqui tra i capi politici: Draghi-Conte, Salvini-Toti, Draghi-Letta, Conte-Salvini, Conte-Meloni, Letta-Salvini nella prospettiva di una possibile designazione condivisa del presidente del Consiglio, sul filo di un patto - non previsto dalla Costituzione, così come peraltro non lo è lo scenario dell’instaurazione di un presidenzialismo di fatto imperniato su una persona - per il nuovo governo. Di sicuro per Draghi, non elettore in quanto non parlamentare, è stata una giornata giocata su altri livelli: in serata ha dovuto consultarsi in videoconferenza con il presidente USA Joe Biden, il presidente francese Emmanuel Macron, il segretario Nato Jens Stoltenberg e altri capi di Stato e governo europei per l’innalzarsi della tensione russo-ucraina, con la soluzione militare ormai considerata più che probabile. Uno scenario che porterebbe l’Occidente e il pianeta al momento di più grave crisi dalla seconda guerra mondiale, dopo lo scontro Kennedy-Castro-Chruscev sui missili sovietici a Cuba del 1962. Come trent’anni fa indirettamente a mandare Scalfaro al Quirinale, interrompendo l’estenuante minuetto tra Andreotti e Forlani entrambi disvoluti dalla DC, di fatto aveva giocato un ruolo determinante la strage di Capaci; stavolta l’ingresso dei soldati russi sul territorio ucraino potrebbe rendere necessaria una soluzione emergenziale che vede, quale alternativa al Draghi “Commander in Chief”, l’eterno Pierferdinando Casini (66 anni e in Parlamento ininterrottamente dal 1983) sempre più quotato nella prospettiva di un esecutivo neocentrista, con le ali spuntate e Di Maio a Palazzo Chigi.

"Le opzioni sul tavolo - dice a fine giornata il cofondatore di Coraggio Italia e presidente della Regione Liguria Giovanni Toti - sono ancora abbastanza e vedremo come evolveranno nelle prossime ore. È chiaro che intorno a una partita importante come il Quirinale si gioca anche l'equilibrio di questi ultimi 12 mesi di legislatura. Vedremo come si mettono in fila le tessere di un puzzle complesso"."Oggi scheda bianca. Siccome io sono ottimista, la giornata si è conclusa bene. Le coalizioni che non hanno scelto di contarsi su candidati di bandiera penso siano già un segnale di dialogo. Mi sembra - ha aggiunto - che tutti i leader politici si siano incontrati più volte nel corso della giornata, segno che c'è senso di responsabilità e anche volontà di andare a trovare una candidatura su cui si può convergere”.

Il ministro del lavoro, lo spezzino Andrea Orlando, è stato lapidario all'uscita dalla Camera: "Per semplificare, è stato approvato l'accordo di confronti bilaterali e questo ci fa ben sperare per trovare il candidato ideale"

Sandro Biasotti, ex presidente della Regione Liguria e senatore di Coraggio Italia, ha votato scheda bianca. "Oggi non si decide niente. Un pronostico a lungo termine? Draghi è persona degnissima, ma è troppo importante che governi e il capo dello Stato non ha i poteri che ha il presidente del Consiglio, quindi non si può pensare a una riforma costituzionale di fatto e in corso d'opera e imperniata su una persona".
"Io credo - prosegue Biasotti - che come noi a suo tempo abbiamo votato Napolitano, ora la sinistra dia un senso non unilaterale alla parola "condivisione": ci sono nomi di area centrodestra più che degni, penso a Martino, Frattini, Letta, Pera, Casellati. Si può convergere su uno di questi nomi che non corrispondono certo a figure di parte. Draghi è bene resti a Palazzo Chigi perché nessun altro può governare questa maggioranza che si regge sul suo nome".

Ha votato anche Roberto Bagnasco, ex sindaco di Rapallo e deputato di Forza Italia: "Per ora scheda bianca, ma c'è fiducia, ho visto ottimismo in alcuni dirigenti della Lega dopo il colloquio odierno tra Letta e Salvini, con il segretario PD molto meno intransigente sull'ipotesi di un nome di area centrodestra. Il punto è che nessuno vuole la fine anticipata della legislatura".
"Se viene meno il veto assoluto della sinistra a un nome estraneo alla sua area, si può chiudere rapidamente e secondo me - aggiunge - il nome perfetto è quello della Casellati, presidente del Senato e donna. Molto dipenderà dalla capacità dei gruppi dirigenti M5S di garantire la compattezza dei loro parlamentari".

"È giusto che sia stata data la possibilità a tutti gli elettori, anche in quarantena o malati, di votare" dichiara la deputata di Coraggio Italia Manuela Gagliardi. "Giusto anche votare scheda bianca, bisogna prendere tempo per lavorare ad un nome condiviso. Nessuno dei due schieramenti ha i numeri per scegliere un nome ed imporlo all'altra parte ma comunque non sarebbe corretto per il clima di dialogo che è necessario instaurare per il bene del Paese".

Raffaella Paita, parlamentare di Italia Viva e presidente della Commissione Trasporti della Camera, fa una premessa di ordine logistico ("Organizzazione molto complessa, hanno votato prima i senatori e poi i deputati scaglionati per sicurezza"), quindi conferma: "Oggi Italia Viva vota scheda bianca perché c'è insicurezza e non si vogliono bruciare nomi. C'è bisogno di un approccio serio. Italia Viva sta cercando di capire quale candidato possa unire le coalizioni, non deve esserci scontro. Ipotesi Draghi? La rispettiamo ma bisogna capire se ci sarà continuità nella legislatura con Pnrr ed emergenza Covid. Sarebbe necessario trovare la quadratura del cerchio".

Tra i liguri vota anche Francesco Bruzzone, senatore della Lega: "Vedo necessità di un tavolo politico per venirne fuori nel consenso generale del paese. Sono convinto non ci siano soluzioni particolari per questa e le prossime due votazioni. Serve un Presidente di alto livello in relazione alle esigenze del Paese. Immagino poi che molti cittadini si stiano chiedendo perché non possano votare direttamente il Presidente: serve una riflessione politica su questo tema".

"Si sta svolgendo tutto alla perfezione - dice Gianmarco Medusei, presidente del consiglio regionale della Liguria e grande elettore regionale - e nei tempi giusti. Oggi come Lega votiamo scheda bianca e sta al centrodestra proporre nomi di alto profilo, tenendo presente che il prescelto dovrà essere un Presidente di tutti in un momento così difficile per il paese".

Matteo Mantero, senatore di Potere al Popolo, parla di un nome emerso dai dialoghi di oggi: "Tra i parlamentari del gruppo misto circola il nome di Paolo Maddalena, ex vicepresidente della Corte Costituzionale, una persona di alto profilo. Ma finché non si esprimeranno le forze di maggioranza non ci sono indicazioni forti".

"Noi abbiamo votato scheda bianca in attesa di trovare una convergenza, un nome che possa rappresentare in modo largo i cittadini" afferma Vito Vattuone, senatore del Partito Democratico. "Berlusconi? Come PD non lo avremmo votato - aggiunge - serve un nome che unisce, super partes".

"Sensazione di attesa, siamo alla ricerca di un nome condiviso" dichiara Stefania Pucciarelli, senatrice della Lega. "Vogliamo andare avanti su questa strada. C'è senso di responsabilità ma anche bella esperienza, importante che la Liguria sia così tanto rappresentata. Berlusconi? Gli ultimi presidenti sono stati di una precisa parte politica, anche il suo poteva essere un nome spendibile ma ha fatto le sue valutazioni, continueremo a cercare".

Martedì 25 gennaio secondo scrutinio, sempre con inizio alle 15.

Il Grande Gioco è cominciato. Alle 15 precise nell'aula di Montecitorio il presidente della Camera Roberto Fico ha aperto la procedura di elezione del 13° presidente della Repubblica Italiana, che vedrà al voto 1.009 Grandi Elettori. Secondo quanto prescritto dagli articoli 84 e 85 della Costituzione, dal primo al terzo scrutinio è richiesta la maggioranza qualificata dei due terzi dei votanti ovvero 672 voti e, data la composizione mai come oggi parcellizzata del collegio elettorale (centrodestra sui 450 voti, centrosinistra sui 420, gruppo misto a 120), i giochi cominceranno giovedì, al quarto scrutinio, quando il quorum si abbasserà alla maggioranza assoluta, ovvero 505 voti. Lo scrutinio odierno, come i prossimi due, è destinato pertanto a risolversi in un nulla di fatto.

Risultano assenti i senatori a vita Giorgio Napolitano e Carlo Rubbia. Nel ristretto gruppo dei vitalizi ha invece regolarmente votato il genovese Renzo Piano. Il primo a votare, in sedia a rotelle, è stato Umberto Bossi.

Proprio la Lega, curiosamente il partito più "antico" tra quelli oggi presenti in aula, vota scheda bianca: è l’indicazione emersa durante la riunione con Matteo Salvini in corso alla Camera. “Confermeremo di essere seri e responsabili” ha detto il leader del partito.

Tra i registi annunciati dell'elezione, in virtù del peso specifico del suo pacchetto di voti, il cofondatore di Coraggio Italia e presidente della Regione Liguria Giovanni Toti, presente tra i Grandi Elettori su designazione del consiglio regionale di Liguria insieme con Gianmarco Medusei e Sergio Rossetti. "Coraggio Italia - preannuncia Toti - voterà scheda bianca come una scelta ragionevole di dialogo, visto che nessuno tra le due coalizioni ha i numeri per eleggere da sole un proprio candidato al Colle. Trovo giusto che in questa fase non si radicalizzino le posizioni. Ora ci auguriamo che le prossime ore siano proficue per trovare una soluzione".

"Il nome del centrodestra - aggiunge Toti - arriverà. Non abbiamo ancora nessuna proposta, ma parliamo, e oggi votiamo oggi scheda bianca, in segno che non c'è una contrapposizione netta ma uno spirito di dialogo tra i partiti. Il prossimo presidente della Repubblica uscirà sicuramente da un accordo perché nessuno ha i numeri per eleggerselo da solo, cosa che sarebbe legittima ma impossibile in questo Parlamento".

Sandro Biasotti, ex presidente della Regione Liguria e senatore di Coraggio Italia, ha votato scheda bianca. "Oggi non si decide niente. Un pronostico a lungo termine? Draghi è persona degnissima, ma è troppo importante che governi e il capo dello Stato non ha i poteri che ha il presidente del Consiglio, quindi non si può pensare a una riforma costituzionale di fatto e in corso d'opera e imperniata su una persona".
"Io credo - prosegue Biasotti - che come noi a suo tempo abbiamo votato Napolitano, ora la sinistra dia un senso non unilaterale alla parola "condivisione": ci sono nomi di area centrodestra più che degni, penso a Martino, Frattini, Letta, Pera, Casellati. Si può convergere su uno di questi nomi che non corrispondono certo a figure di parte. Draghi è bene resti a Palazzo Chigi perché nessun altro può governare questa maggioranza che si regge sul suo nome".

Ha votato anche Roberto Bagnasco, ex sindaco di Rapallo e deputato di Forza Italia: "Per ora scheda bianca, ma c'è fiducia, ho visto ottimismo in alcuni dirigenti della Lega dopo il colloquio odierno tra Letta e Salvini, con il segretario PD molto meno intransigente sull'ipotesi di un nome di area centrodestra. Il punto è che nessuno vuole la fine anticipata della legislatura".
"Se viene meno il veto assoluto della sinistra a un nome estraneo alla sua area, si può chiudere rapidamente e secondo me - aggiunge - il nome perfetto è quello della Casellati, presidente del Senato e donna. Molto dipenderà dalla capacità dei gruppi dirigenti M5S di garantire la compattezza dei loro parlamentari".

Il deputato di Forza Italia Roberto Cassinelli afferma: "Complimenti all'organizzazione della Camera, per adesso la procedura è stata gestita molto bene, ottima macchina organizzativa che consente a tutti di poter votare. Il primo scrutinio non darà nessun risultato, non mi aspetto nemmeno il nome di Draghi".

"È giusto che sia stata data la possibilità a tutti gli elettori, anche in quarantena o malati, di votare" dichiara la deputata di Coraggio Italia Manuela Gagliardi. "Giusto anche votare scheda bianca, bisogna prendere tempo per lavorare ad un nome condiviso. Nessuno dei due schieramenti ha i numeri per scegliere un nome ed imporlo all'altra parte ma comunque non sarebbe corretto per il clima di dialogo che è necessario instaurare per il bene del Paese".

Raffaella Paita, parlamentare di Italia Viva e presidente della Commissione Trasporti della Camera, fa una premessa di ordine logistico ("Organizzazione molto complessa, hanno votato prima i senatori e poi i deputati scaglionati per sicurezza"), quindi conferma: "Oggi Italia Viva vota scheda bianca perché c'è insicurezza e non si vogliono bruciare nomi. C'è bisogno di un approccio serio. Italia Viva sta cercando di capire quale candidato possa unire le coalizioni, non deve esserci scontro. Ipotesi Draghi? La rispettiamo ma bisogna capire se ci sarà continuità nella legislatura con Pnrr ed emergenza Covid. Sarebbe necessario trovare la quadratura del cerchio".

Tra i liguri vota anche Francesco Bruzzone, senatore della Lega: "Vedo necessità di un tavolo politico per venirne fuori nel consenso generale del paese. Sono convinto non ci siano soluzioni particolari per questa e le prossime due votazioni. Serve un Presidente di alto livello in relazione alle esigenze del Paese. Immagino poi che molti cittadini si stiano chiedendo perché non possano votare direttamente il Presidente: serve una riflessione politica su questo tema".

"Si sta svolgendo tutto alla perfezione - dice Gianmarco Medusei, presidente del consiglio regionale della Liguria e grande elettore regionale - e nei tempi giusti. Oggi come Lega votiamo scheda bianca e sta al centrodestra proporre nomi di alto profilo, tenendo presente che il prescelto dovrà essere un Presidente di tutti in un momento così difficile per il paese".

Matteo Mantero, senatore di Potere al Popolo, parla di un nome emerso dai dialoghi di oggi: "Tra i parlamentari del gruppo misto circola il nome di Paolo Maddalena, ex vicepresidente della Corte Costituzionale, una persona di alto profilo. Ma finché non si esprimeranno le forze di maggioranza non ci sono indicazioni forti".

"Noi abbiamo votato scheda bianca in attesa di trovare una convergenza, un nome che possa rappresentare in modo largo i cittadini" afferma Vito Vattuone, senatore del Partito Democratico. "Berlusconi? Come PD non lo avremmo votato - aggiunge - serve un nome che unisce, super partes".

"Sensazione di attesa, siamo alla ricerca di un nome condiviso" dichiara Stefania Pucciarelli, senatrice della Lega. "Vogliamo andare avanti su questa strada. C'è senso di responsabilità ma anche bella esperienza, importante che la Liguria sia così tanto rappresentata. Berlusconi? Gli ultimi presidenti sono stati di una precisa parte politica, anche il suo poteva essere un nome spendibile ma ha fatto le sue valutazioni, continueremo a cercare".

Il presidente uscente Sergio Mattarella dà grande evidenza, secondo alcuni osservatori maliziosi perfino troppa, alla sua indisponibilità alla rielezione: ieri il suo portavoce ha pubblicato l'immagine degli scatoloni in ufficio, oggi gira sui social la foto del trasloco in corso nel suo appartamento di via della Libertà a Palermo, nello stesso palazzo prossimo a piazza Politeama dove viveva anche il fratello Piersanti. Solo una mozione collettiva e ampia potrebbe far recedere Mattarella dal suo proposito. L'altro... trasloco di cui si vocifera fa riferimento al candidato forte della vigilia, il presidente del Consiglio Mario Draghi che lascerebbe Palazzo Chigi per salire al Quirinale, evento inedito nella storia della Repubblica. A nuocere a tale prospettiva non solo la paura dei "peones" di una successiva crisi con conseguenti elezioni anticipate, ma l'idea fin troppo propalata di una svolta verso il presidenzialismo di fatto imperniata sulla figura di Draghi, che dal Colle guiderebbe anche il governo piazzando alla presidenza del Consiglio un suo avatar, come il ministro del Tesoro Daniele Franco o il Guardasigilli Marta Cartabia. Da un trasloco all'altro, non è escluso - ma ci si potrebbe arrivare solo dopo la consunzione di altre e molte candidature - che si ripeta lo schema di sette anni fa, quando il segretario PD e presidente del Consiglio Matteo Renzi aveva rotto il "patto del Nazareno" con Berlusconi, accantonando la candidatura comune del professor Giuliano Amato a vantaggio di quella unilaterale di Mattarella, che dal 2011 era giudice costituzionale, eletto dal Parlamento con un solo voto in più rispetto al quorum. Così l'attuale capo dello Stato lasciò con quattro anni di anticipo la Corte Costituzionale, dove dal 2013 aveva come collega proprio Amato, nominato dal capo dello Stato e che nel 2020 è diventato vicepresidente e che giovedì prossimo, secondo le previsioni, dovrebbe essere eletto presidente della Consulta. Sarebbe curioso che il Parlamento in seduta comune anticipasse il verdetto della Corte Costituzionale, chiamando per la seconda volta consecutiva un giudice della Consulta alla massima magistratura dello Stato.

In margine alle operazioni di voto, curioso il contrattempo che ha bersagliato il senatore ligure Mattia Crucioli, che il presidente Fico aveva chiamato al voto nominandolo "Crùcioli", con l'accento sula "u": e dire che erano stati compagni di partito nel M5S. E' toccato alla presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati richiamare Fico alla corretta pronuncia del cognome di Crucioli.

Non sono mancati i fuori programma. Ad annunciarne uno, la parlamentare del gruppo misto Sara Cunial: "Mi è stato negato l'accesso alla Camera. Sicuramente quereleremo chi ci ha detto di no e il presidente della Camera, Roberto Fico. Siamo in presenza di un abuso e di una dittatura". La parlamentare del gruppo Misto della Camera è stata bloccata dagli assistenti parlamentari all'ingresso di Montecitorio perche' priva di Green pass. "Questa e' una norma contro la sottoscritta - ha aggiunto - abbiamo chiamato i Carabinieri e siamo pronti ad invalidare l'elezione del Presidente della Repubblica".

(in aggiornamento)