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GENOVA - Si apre così la giornata mondiale per la sicurezza sul lavoro. Questa mattina qualche minuto dopo le 7 sarebbe crollato un cancello di un cantiere nella zona di San Benigno dove c'erano diversi operai al lavoro.

Nessuno è rimasto ferito ma la paura è stata tanta per uno degli operai, sfiorato dal crollo. Gli operatori del 118 arrivati dopo la chiamata al numero unico d'emergenza hanno trasportato l'uomo di 50 anni all'ospedale Villa Scassi perchè sotto shock. Sul posto anche i vigili del fuoco di Genova.

(Notizia in aggiornamento)

 

 

GENOVA - È stato evacuato un intero reparto del carcere di Marassi dove nella serata di ieri un detenuto ha appiccato il fuoco all'interno della propria cella.

Il fumo, nato dalle fiamme che hanno avvolto ben 4 materassi, ha invaso l'intera area che è stata evacuata. Il bilancio è di un ferito tra gli agenti di polizia penitenziaria.

A darne notizia con una nota è il segretario regionale del Sappe Liguria Vincenzo Tristaino. "La situazione delle carceri in Liguria è allarmante per quanto riguarda il sovraffollamento e gli eventi critici - spiega Tristaino-. Nella struttura, soltanto nell'ultimo anno si sono verificati ben 173 atti di autolesionismo, 31 tentativi di suicidio sventati in tempo dagli agenti, 2 suicidi, 221 colluttazioni e addirittura 36 ferimenti, in aumento i danneggiamenti alle strutture come accaduto oggi pomeriggio a Marassi".

"Chiediamo pubblicamente che chi di dovere tenga in considerazione le criticità non solo di Genova Marassi ma di tutti i penitenziari liguri, che evidentemente non sono più in condizione di gestire le troppe tipologie di detenuti, spesso mandati qui dal Piemonte, con una presenza di soggetti dalla personalità particolarmente violenta, senza alcuna possibilità di diversa collocazione all'interno della regione. Non è accettabile che la Liguria venga considerata come la discarica sociale del Piemonte, in particolare gli istituti di Genova Marassi e Sanremo" aggiunge il vice segretario Claudio Panetta.

"Oltre 700 detenuti presenti, di cui 48 in Alta Sicurezza, e solo 250 unità di Polizia penitenziaria impiegabili, di cui meno di 150 nei reparti detentivi. Ciò a fronte di un fabbisogno di 381 unità - Tra Aggressioni al personale di Polizia Penitenziaria , incendi e soprattutto assegnazioni di detenuti per ordine e sicurezza provenienti dal Piemonte, ben 4 ergastolani". Questa è la fotografia di Fabio Pagani, Segretario Regionale della UILPA Polizia Penitenziaria.

Il detenuto era stato trasferito a Genova da Biella, dove era stato già trasferito da Novara a causa delle sue intemperanze. L'uomo è in carcere per traffico di sostanze stupefacenti, ricettazione e armi clandestine.

 

GENOVA - È stata impugnata in Cassazione, dalla procura generale, la sentenza della corte di appello che ha condannato con una multa di 2.582 euro i quattro poliziotti del reparto mobile di Genova che picchiarono il giornalista de La Repubblica Origone. L'aggressione risale al 23 maggio 2019 durante gli scontri tra i manifestanti e la polizia in piazza Corvetto, in occasione di un comizio di CasaPound. 

Per il procuratore generale Alessandro Bogliolo i quattro agirono con dolo e non fu un eccesso colposo nell'uso legittimo delle armi. "Nel momento in cui sono stati inferti alla vittima non solo ripetuti colpi di sfollagente alla testa, alla schiena e alle mani ma anche numerosi calci, tale scelta si pone al di fuori di quanto autorizzato dalla normativa regolamentare applicabile agli operanti di polizia durante gli interventi di ordine pubblico", si legge nel ricorso.

"Nessuna proporzionalità - scrive il pg - esisteva nel caso di specie laddove l'Origone, fermo e silente, non rappresentava alcuna minaccia per l'ordine pubblico, né per l'incolumità degli operanti di polizia, né, manifestava un seppur blando atteggiamento adesivo rispetto alla parte di manifestanti potenzialmente aggressivi". I quattro agenti avevano scelto il rito abbreviato e in primo grado erano stati condannati a 40 giorni di carcere per eccesso colposo nell'uso legittimo delle armi. La procura aveva chiesto, sia in primo grado che in appello condanne più pesanti giudicando le lesioni "dolose" e non colpose come definite in primo grado.

GENOVA - "Fammi uscire o prendo un bastone...". Dopo questa minaccia un sedicenne nordafricano ha afferrato una spranga e, spalleggiato da altri coetanei, ha colpito il vigilantes incaricato del turno di notte.

E' successo dopo le 23 in un centro che ospita i minori straniero non accompagnati nel ponente di Genova. Dopo l'aggressione nella struttura con i medici del 118 che hanno soccorso il guardiano sono arrivati i poliziotti delle volanti che hanno riportato la calma e identificato il minore violento.

Il guardiano aggredito ha subito lesioni e ferite al collo e alla testa, ma non è grave.
Il minore che lo ha aggredito è stato segnalato alla procura dei minori e rischia, ma solo in linea teorica, di essere espulso dalla struttura e non vedersi concedere il permesso di soggiorno al compimento della maggiore età.

I ragazzi ospitati nelle strutture di accoglienza dopo le 21, come deciso dal Comune di Genova per tenere a freno i minori più turbolenti, non possono uscire salvo rare eccezioni giustificate.
Per lo stesso motivo nel centro mesi fa un ragazzo per uscire di nascosto si era gettato da una finestra cadendo da un'altezza di alcuni metri e procurandosi gravi ferite alle gambe.

GENOVA - Forse volevano emulare la performance artistica di Blanco sul palco dell'Ariston di Sanremo buttando all'aria a calci le corone deposte il 25 Aprile in memoria dei partigiani caduti per la Libertà sotto il Ponte Monumentale: tre studentesse spagnole di vent'anni, a Genova per l'Erasmus, sono state bloccate subito dopo dai poliziotti delle volanti che le hanno denunciate in base all'articolo 292 del codice penale, ossia per vilipendio o danneggiamento alla bandiera o ad altro emblema dello Stato.

Gli agenti dopo averle identificate gli hanno chiesto perché avevano danneggiato le corone, le tre studentesse hanno risposto dicendo che non immaginavano che fossero deposte per ricordare i partigiani che avevano perso la vita nella lotta al regime nazifascista fingendo anche di essere dispiaciute per il loro gesto, una giustificazione che però non ha convinto e soprattutto non è servita ad evitargli una denuncia.