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GENOVA -Per l'accusa è la riprova che già nel 2003, quindici anni prima della tragedia del 2018, Spea e Autostrade per L'Italia pensarono di abbattere ponte Morandi perchè molto degradato e costava troppo in manutenzione; per gli avvocati degli imputati presumibilmente quella ipotesi conferma solo che riparare il viadotto costava troppo e allora si iniziò a immaginare il dopo Morandi, sognando la gronda, un viadotto bis poco più a monte di quello progettato negli anni '60 dall'architetto Riccardo Morandi.

Si parlerà di questo oggi al processo per la strage di ponte Morandi con l'esame del teste dell'accusa Danilo Coppe, geotecnico, l'esplosivista milanese trapiantato a Parma forse più famoso del mondo grazie al serial tv in cui, etichettato come mister Dinamite, aveva mostrato le sue demolizioni più spettacolari.
Coppe, titolare della ditta Siag di Parma, è l'uomo che nel giugno del 2019 ha "chirurgicamente" demolito con la dinamite e in modo indolore grazie a getti d'acqua, il moncone del Morandi sopravvissuto alla tragedia costata la vita a 43 persone.

L'esplosivista fu interrogato nell'autunno 2018 dalla guardia di finanza a cui disse che Spea lo contattò per uno studio di fattibilità per abbattere il viadotto Polcevera. A convocarlo fu un ingegnere della società di ingegneria che in un incontro nella sede dell'azienda, a Sampierdarena, gli chiese genericamente la disponibilità a un progetto di demolizione. Solo in un secondo tempo il tecnico Spea di rivelò che si trattava della demolizione del viadotto Polcevera, giustificando l'ipotesi per l'eccessivo costo di manutenzione, circa 4 milioni di euro all'anno, e con la prospettiva della costruzione di un ponte nuovo appena più a valle, la gronda bassa.

Coppe effettuò il sopralluogo con un ingegnere strutturista di fiducia, Adolfo Bacci, altro teste che sarà ascoltato oggi in aula. Poi l'esplosivista inviò il preventivo a Spea, ma non ebbe mai nessuna risposta.
Piccolo mistero nel racconto di Coppe è il nome dell'ingegnere di Spea con cui trattò l'operazione: Mister Dinamite non lo ricorda e tantomeno ha trovato una email o una carta con il suo nome perchè tutti gli incartamenti andarono distrutti in un rogo che distrusse il suo ufficio di Parma, come ha provato con tanto di denuncia alle forze dell'ordine.

Dopo la tragedia Coppe venne contattato dai vertici di Autostrade per l'Italia che, memori del sopralluogo del 2003, gli chiesero di abbattere con la dinamite il moncone del Morandi rimasto in piedi dopo il crollo.

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GENOVA - Incidente stradale mortale nella notte a Genova: un 45enne peruviano è stato travolto da un camion dell'Amiu ed è morto dopo pochi minuti.

È successo dopo mezzanotte nella carreggiata in direzione centro di Lungobisagno Dalmazia, a Staglieno.

Dalle prime notizie trapelate, Felipe Hermes Palacios Nunez, questo il nome della vittima, è stato visto camminare confuso e poi finire in mezzo alla strada quando stava sopraggiungendo il mezzo dell'azienda di raccolta rifiuti. Impossibile per l'autista, un quarantenne, evitarlo.

Il pedone, abitante nella zona, è stato soccorso in condizioni gravissime, ma è morto subito dopo nonostante i soccorsi degli operatori del 118 e i volontari della pubblica assistenza di San Fruttuoso. 

Sotto choc per l'accaduto il conducente del veicolo dell'Amiu, un quarantenne, confortato dai colleghi del vicino deposito della Volpara e poi accompagnato al pronto soccorso dell'ospedale San Martino per gli accertamenti di rito previsti in caso di incidente gravi. Sottoposto all'alcol test: è risultato negativo.

L'uomo è indagato per omicidio stradale. Il camion però non è stato sottoposto a sequestro dal magistrato di turno Francesco Cardona Albini, un primo segnale che le responsabilità del dipendente Amiu appaiono molto sfumate. Trapela anche una voce che la vittima avesse appena litigato, ma si tratta di un'indiscrezione tutta da verificare.

Lungobisagno Dalmazia è da sempre una delle strade più pericolose di Genova: dopo l'incidente è stata chiusa al traffico per ore per agevolare le indagini della sezione infortunistica della polizia locale diretta dal commissario Stefano Biggio, intervenuta insieme alla pattuglia notturna della zona. 

Distrutti e con poca voglia di parlare dell'accaduto i colleghi dell'autista del deposito Amiu della Volpara situato a poche centinaia di metri da  punto dell'incidente: "Il nostro collega era sconvolto per essersi visto il pedone apparire all'improvviso davanti al camion, ma noi non possiamo parlare, rivolgetevi all'addetto stampa".

La dinamica dell'incidente è ancora tutta da accertare: gli investigatori della sezione Infortunistica stanno cercando eventuali testimoni locali e visioneranno le telecamere e i cellulari dell'autista e della vittima.

Il quarantenne peruviano deceduto è il sesto pedone a perdere la vita per le strade di Genova dall'inizio del 2023.


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GENOVA - "Quando succedono queste cose non c'è mai la riprova, però intorno a questo ponte c'è stata una seria di indagini che avevano evidenziato delle criticità, anomalie di cui la causa non è stata ben chiarita prima del crollo. Ma nel mondo dell'ingegneria nel momento in cui vengono evidenziate delle anomalie si cerca di capire il motivo per cui si sono verificate. Purtroppo in questo caso non si è fatto in tempo".

GENOVA - Sono stati identificati e denunciati dai carabinieri i due uomini che lunedì mattina hanno provato a rapinare un dipendente del supermercato Carrefour a Sestri Ponente.

Si tratta di due italiani di 34 e 24 anni. Il più giovane si è presentato in questura questa mattina e ha confessato mentre il più grande è stato trovato a Savona, dove si era rifugiato a casa di una amica. I due, a bordo di uno scooter, hanno avvicinato il commesso mentre andava a depositare l'incasso, circa due mila euro, e gli hanno puntato contro una pistola giocattolo.

L'uomo non si è spaventato ma ha reagito spingendo i due a facendoli cadere a terra. I due rapinatori hanno provato a reagire ma vedendo la resistenza del commesso sono risaliti a bordo della moto e sono scappati.

 

GENOVA - Paura nel porto di Pra', al Nuovo Borgo Terminal, dove nel primo pomeriggio un lavoratore di 41 anni circa è rimasto gravemente ferito. L'uomo, secondo quanto ricostruito, è stato schiacciato da un carrello. Il 41enne è in pericolo di vita, a causa di un gravissimo trauma cranico e ha le gambe fortemente lesionate tanto da rischiare l'amputazione. I sanitari dell'ospedale stanno valutando il caso per decidere la precedenza su cui intervenire. Ancora da accertare la dinamica di quanto accaduto.  

Sul posto immediato l'intervento del 118 con ambulanza, l'automedica Golf 5 e l'elicottero che ha trasportato il giovane al pronto soccorso dell'Ospedale San Martino di Genova. Sul luogo dell'incidente anche i vigili del fuoco e il nucleo Psal dell'Asl3, arrivato per i rilievi del caso.

Gli ispettori dello Psal hanno sequestrato il mezzo con cui è stato travolto l'operaio. Sotto sequestro anche l'attrezzatura e il telefonino del lavoratore che, quando è accaduto l'incidente, stava guidando il carrello.

Secondo quanto ricostruito, l'operaio stava camminando quando è stato travolto dal mezzo usato per movimentare il container. Il conducente è stato ricoverato sotto choc. Il mezzo andava a bassa velocità in un'area con buona visibilità. Gli ispettori stanno cercando di capire come mai l'operaio non abbia visto il collega e lo abbia travolto.

Il Nuovo Borgo Terminal ha una concessione di circa 42.000 metri quadri nel cosiddetto "dentino", che fa parte del sesto modulo del porto di Pra'. 

Sono circa 50 gli addetti che ogni giorno lavorano al terminal, dove si svolgono attività di stoccaggio, riparazione e trasporto di container, a un ritmo di circa 500 contenitori al giorno.

In una parte dell'area di Nuovo Borgo Terminal sarebbero dovuti nascere i cassoni della diga foranea di Genova, ipotesi che ormai pare sempre più lontana dopo le parole del vice ministro alle infrastrutture Edoardo Rixi (CLICCA QUI).