Cronaca

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Nella prima parte della requisitoria il magistrato Gabriella Dotto fa capire che l'accusa chiederà la condanna per Cecere e Soracco
2 minuti e 32 secondi di lettura
di Annissa Defilippi
Il processo Cella in Corte d'AssiseLa requisitoria proseguirà giovedì prossimo
Quasi 30 anni dopo l'omicidio irrisolto di Nada Cella, la segretaria di 25 anni massacrata a colpi di pinzatrice nello studio del commercialista Marco Soracco a Chiavari il 6 maggio 1996, il processo in Corte d'Assise entra nel vivo. Oggi, la pm Gabriella Dotto ha smontato i primi tre "temi" dell'impianto accusatorio, puntando il dito contro Annalucia Cecere, 55enne ex insegnante di Boves accusata di omicidio volontario aggravato da crudeltà, futili motivi e gelosia. Al centro, un presunto legame occulto con Soracco, 60enne imputato di favoreggiamento insieme alla madre Marisa Bacchioni (89 anni, assente per motivi di salute). L'udienza riprenderà il 30 ottobre.

L'ombra del favoreggiamento: "Cecere la mandante, Soracco ha mentito"

Per l'accusa, è stata Cecere a "massacrare" Nada in un raptus di rancore e invidia professionale – voleva il posto di segretaria e l'attenzione di Soracco, conosciuto a un corso di ballo. Il commercialista, invece, "ha mentito: è informato e sa più di quello che vuol far credere". Insieme alla madre Marisa Bacchioni – inizialmente imputata e poi stralciata dal processo per salute precaria – "si sono costruiti una realtà alternativa e nel tempo l'hanno portata avanti per conservare un minimo di credibilità sociale". Bacchioni, secondo gli inquirenti, pulì tracce di sangue nell'ingresso dello studio prima dell'arrivo della polizia, coprendo così la scena del crimine.Il Rapporto Nascosto: Frequentazione Sminuita e OsteggiataIl primo "tema" affrontato oggi è la conoscenza tra Cecere e Soracco, un legame "completamente nascosto agli inquirenti nel 1996 e sminuito nel 2021". Un rapporto malvisto dalla madre Bacchioni, che lo bloccò ordinando a Nada di non passare le telefonate di Cecere. A provarlo, per la pm Dotto, un mosaico di testimonianze, intercettazioni dell'epoca e recenti dopo la riapertura del caso nel 2021 (su impulso della criminologa Antonella Delfino Pesce e della famiglia della vittima). Nuovi testi, come un anziano che li vide a un pranzo il 5 maggio 1996 e una donna a un corso di ballo tra novembre 1995 e gennaio 1996, confermano incontri ravvicinati.

La telefonata "famosa": prove di una relazione intima

A partire dalla "famosa telefonata" del 1996, in cui Cecere dice a Soracco: "Io non sono mai stata innamorata di te, anzi mi fai schifo". Per l'accusa, "questo presuppone che ci sia stata una relazione ben maggiore di quello che ci vogliono far credere". Soracco, indagato all'epoca per una nuova pista su Cecere, "non si manifesta alleggerito o incuriosito, ma taglia corto". Con la zia di Roma: "Lei non c'entra nulla, zero di zero". A un'amica, Marletto: "Ma chi è? È quella che penso io?". E a un amico avvocato: "La persona di cui si parla sui giornali la conosco da un anno e mezzo". Conversazioni recenti legano ulteriormente Cecere a Nada, con la madre Bacchioni che collega i nomi.

Indizi materiali: il bottone e le testimonianze dei vicini

L'accusa passa poi agli elementi oggettivi: il bottone trovato sotto il corpo di Nada, identico a quelli rinvenuti in casa di Cecere (da una giacca dell'ex fidanzato, ma comparati fotograficamente alla scena del delitto).

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