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MEZZANEGO - Grave incidente nella serata di ieri a Mezzanego, in provincia di Genova, dove un uomo alla guida della sua moto è caduto in via Gandolfo.

È successo poco prima delle 20. Sul posto gli operatori del 118 con l'automedica Tango 1 e i militi della Croce Verde Di Carasco. L’uomo, 38 anni, é prima stato stabilizzato dal medico che a quel punto ha chiesto l'intervento dell'elicottero. Il 38enne è stato trasportato in codice rosso all’ospedale San Martino di Genova per i diversi traumi riportati durante l’incidente.

Ancora non è chiara la dinamica anche se non sembrano esserci altri veicoli coinvolti.

SESTRI LEVANTE - Paura verso mezzanotte quando del fumo è iniziato a uscire dalla cantina di un’abitazione a Villa Fontane, frazione San Bernardo.

Sul posto per domare quello che poi è diventato un incendio due squadre dei vigili del fuoco di Chiavari e una dei vigili del fuoco di Genova.

Le fiamme hanno bruciato per diverso tempo: l’intervento dei pompieri è andato avanti fino alle 3 di notte. La casa risulta semidistrutta.

Presenti anche gli operatori del 118 che hanno assistito tre persone, residenti, rimasti intossicati dai fumi dell’incendio. Tutte e tre le persone sono state trasportate in codice giallo al pronto soccorso dell’ospedale di Lavagna.

GENOVA - Paura in Corso Italia per una donna di 30anni che per cause ancora da chiarire è caduta da un muraglione alto circa tre metri e ha battuto la testa. All'arrivo dei soccorritori, nei pressi dei bagni San Giuliano, la donna era sanguinante ed è stata trasportata al pronto soccorso dell'ospedale San Martino in codice rosso per il trauma cranico.

Oltre ai militi della Croce Gialla è stata allertata anche la Capitaneria di Porto per via della competenza territoriale nelle aree demaniali marittime.

GENOVA - Dal lontano 2013 e sino alla tragedia del 14 agosto 2018 Autostrade per l'Italia sapeva che il viadotto Morandi era a rischio crollo per ritardati interventi di manutenzione.

Lo svela in modo ufficiale e senza possibilità di smentita il catalogo di Aspi che indica la lista delle infrastrutture della rete a rischio in cui il ponte sul Polcevera era inserito prima con tanto di spiegazione che oggi appare una chiara ammissione di colpa, "rischio per ritardati interventi di manutenzione", una terminologia che negli anni successivi con una classificazione appena più edulcorata, ma di certo chiara e allarmante, diventata "crollo del viadotto di Polcevera" nel 2014 e 2015 e ancora più soft nel 2016 "perdita di funzionalità statica del viadotto di Polcevera" in cui scompare il termine "crollo".

Anche nel 2017 il nome della scheda rimane immutato in "Perdita di funzionalità statica del viadotto Polcevera" e a fine anno viene formalmente assunta la responsabilità di tale rischio dal direttore di Genova I Tronco Ingegnere Marigliani, uno dei 58 imputati dell'indagine sulla tragedia costata la vita a 58 persone.

Di tutto questo si parlerà nell'udienza di oggi alla ripresa alle ore 10 del processo nella tensostruttura del tribunale di Genova davanti ai tre giudici Lepri, Baldini e Polidori. In aula i testi dei pm che hanno coordinato l'inchiesta, Terrile, Cotugno e Airoldi. A parlare saranno i responsabili che hanno redatto il catalogo dei rischi di Aspi, da Roberto Salvi, Angela Carla, a Flavia Corcos e Alessandro Loconsole.

I pm Terrile nella sua memoria ritiene che la data di inserimento del rischio crollo del Morandi nel 2013 non sia casuale ma indotta dalla tragedia di Acqualonga della A16 del luglio di quell'anno in cui un pullman finì fuori strada forse a causa delle barriere della carreggiata non adeguate e per cui sotto accusa fra gli altri è finito l'amministratore delegato Castellucci.

Martedì in aula invece ci sarà il colonnello della guardia di finanza Ivan Bixio, ora comandante del comando provinciale di Reggio Emilia, che ha coordinato i militari del primo gruppo che hanno svolto l'immane mole di lavoro che ha permesso di portare alla sbarra 58 imputati, fra cui i vertici di Autostrade per l'Italia e Spea, la società di ingegneria che avrebbe dovuto controllare Aspi e di fatto era una sua società satellite e assoggettata. Una commistione fra i motivi del disastro anche a parere di Gianni Mion, il capo di Edizioni, la cassaforte di Atlantia e dei Benetton che agli inquirenti ha detto di avere scoperto in una riunione informativa del gruppo su Aspi del 2010 che la certificazione della sicurezza del Morandi era autocertificata da Spea. Così funzionava il meccanismo che ha inesorabilmente portato alla tragedia costata alla vita di 43 persone.

Bixio sarà l'ultimo dei finanzieri che saranno ascoltati in aula: prima di lui sono stati sentiti quattro suoi militari (Andreone, Figini, Tocco e Lo Turco) che hanno parlato della nascita dell'indagine, delle intercettazioni telefoniche e ambientali. Il colonnello invece potrebbe essere chiamato a rispondere sull'aspetto economico che potrebbe avere indotto Autostrade a procrastinare sempre i lavori sulle pile 10 e 9 del ponte tanto da arrivare alla tragedia. Nessuno voleva chiudere il ponte per non perdere soldi dei pedaggi e forse per attendere la costruzione della gronda, un viadotto bis, che da decenni viene dato per imminente e invece rimane al palo. Il progetto di retrofitting, come la gronda, sarebbero stati a carico dello stato.

Il giorno dopo, mercoledì 30 maggio, al processo si parlerà invece dell'assicurazione del Morandi. Autostrade per l'Italia infatti aveva richiesto e ottenuto alla società svizzera Swiss Re di alzare i massimali del premi per un eventuale crollo del Morandi: una richiesta che agli occhi di quanto è accaduto nel 2018 e da quanto emerso dalle indagini, e anche la scoperta che il viadotto già dal 2013 era inserito fra le strutture a rischio, appare molto sospetta. Tanto che l'assicurazione subito dopo la tragedia aveva richiesto di sospendere il risarcimento dei danni previsto dalla polizza. Come è andata finire questa disputa potranno spiegare in aula il rappresentante della Swiss Re Luca Kovatsch e anche Umberto Vallarino, dirigente di Atlantia e Autostrade nell’ambito «Finanza e assicurazione» che nel 2016 chiese l'incremento del massimale sul Morandi da 100 a 300 milioni di euro. Agli inquirenti che gli chiesero quali dirigenti lo aveva indotto a chiedere questo aumento dei massimali, Vallarino disse che era tutta farina del suo sacco, "sono ligure, conosco l'importanza strategica che ha il viadotto non solo per la Liguria ma per l'intera viabilità del nord Italia". Ovviamente gli inquirenti non gli hanno creduto.

LA SPEZIA - Ennesimo incidente sul Passo del Bracco: un pedone di 86 anni è stato investito da un motociclista ed è stato trasportato all'ospedale di Lavagna. Da anni i residenti lamentano l'eccesso di velocità da parte di alcuni che in moto superano i limiti, scambiando le curve del passo per una vera e propria pista, mettendo in pericolo la propria vita e quella degli altri. 

Negli anni Primocanale ha più volte rilanciato l'appello dei cittadini a prendere provvedimenti da parte delle istituzioni locali, ma anche e soprattutto da parte di Anas che gestisce la strada.

"Dal 2015 aspettiamo un tutor, che era stato richiesto peraltro dalla polizia stradale proprio ad Anas. Non abbiamo più ricevuto risposte. Abbiamo chiesto ai comuni di installare degli autovelox. Lo ha fatto il Comune di Moneglia, che ha portato un grosso risultato perché lì non si vedono motociclisti superare i limiti"

Così Giancarlo Sivori soltanto il 2 maggio scorso a Primocanale. Ecco perché si rinnova ancora una volta la richiesta prima di piangere altre tragedie da parte dei residenti. "Anche i comuni di Deiva, Carrodano, gli altri del Levante dovrebbero installare dei rilevatori di velocità elettronici ed eventualmente anche meccanici, perché il codice strada prevede quanto meno le rampe strette che inducono a rallentare". Tutto nella speranza che prima o poi Anas decida di installare un tutor. Ma interpellata due anni fa da Primocanale aveva detto di non aver mai ricevuto la documentazione necessaria per avviare i lavori.