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GENOVA - La Liguria, tra le prime Regioni in Italia, rende uniforme su tutto il territorio regionale l’utilizzo di tamponi e mascherine nelle strutture sanitarie dopo la dichiarazione di fine emergenza da parte dell’OMS e l’ordinanza del ministro Schillaci del 28 aprile 2023. Come anticipato da Primocanale la settimana scorsa (LEGGI QUI) l’obbligo di mascherina persiste per lavoratori, utenti e visitatori nelle strutture sanitarie all’interno dei reparti che ospitano pazienti fragili, anziani o immunodepressi e si raccomanda all’interno di tutti i reparti di strutture sanitarie. L’obbligo di indossare dispositivi di protezione delle vie respiratorie si estende anche agli lavoratori-utenti-visitatori delle strutture sociosanitarie e socioassistenziali.

L'Oms dichiara finita l'emergenza Covid: in Liguria quasi 6 mila morti

Per quanto riguarda i tamponi, i test vengono raccomandati per i pazienti che presentino sintomi compatibile con diagnosi di COVID19, per i contatti stretti di positivi, per i ricoverati intubati e trasferiti in rianimazione, per quanti infettivologi ed esperti in malattie infettive lo ritengano necessario. I direttori sanitari possono adottare misure aggiuntive legate alle specificità dei contesti operativi e organizzativi. 

Le nuove regole relative all’utilizzo dei dispositivi di protezione delle vie respiratorie e dei test rinofaringei per la ricerca di SARS-CoV2 nelle strutture sanitarie, sociosanitarie e assistenziali sono state approvate con una delibera di Alisa.

Metà dei medici e degli infermieri che lavorano nei reparti di medicina interna sono così stressati da andare incontro alla sindrome di burnout. Il dato è emerso dallo studio "Sull'orlo di una crisi di nervi" della Fadoi, la società scientifica degli internisti, duemila i professionisti intervistati. La metà di loro pensa di licenziarsi entro la fine dell'anno.

Medici e infermieri sono depressi, stressati e in perenne carenza di sonno per orari di lavoro che vanno ben oltre il lecito, carichi di lavoro impossibili da gestire. Il tutto aggravato da mancanza di riconoscimento del valore di quanto con competenza professionale si fa, un numero di pazienti per medici e posti letto che rende quasi impossibile instaurare un rapporto empatico con i pazienti e la burocrazia che rende tutto ancora più difficile.

GENOVA - Il tumore dell’ovaio è considerato ancora oggi uno delle neoplasie ginecologiche più gravi per la sua aggressività biologica e per la difficoltà di formulare tempestivamente una diagnosi in fase precoce. Per migliorare sempre di più la conoscenza e l’attenzione verso questo tumore, lunedì 8 maggio si celebra la Giornata mondiale sul tumore ovarico.
 
"In Liguria, ogni anno, circa 130 donne si ammalano di tumore ovarico e circa 500 sono in cura, ad oggi, per questa malattia – sottolinea l'assessore alla Sanità di Regione Liguria - i tumori ginecologici sono neoplasie estremamente complesse che devono essere trattate in centri specializzati che garantiscano un approccio multidisciplinare che si traduce in un significativo miglioramento della cura, della sopravvivenza e della qualità di vita e all’interno dell’ospedale Policlinico San Martino – continua l’assessore - esiste un gruppo di lavoro che si occupa nello specifico delle neoplasie ginecologiche".
 
"È fondamentale diffondere consapevolezza circa un tumore assai difficile da diagnosticare precocemente ricordando che informazione e diagnosi tempestiva sono fattori decisivi per cambiare positivamente la storia evolutiva della malattia e la sua prognosi – sottolinea Serafina Mammoliti, oncologo medico e coordinatrice DMT (Disease Management Team) neoplasie ginecologiche del Policlinico San Martino – ricordando che si tratta di una malattia subdola che tende a rimanere silente per lungo tempo".
 
I sintomi più frequenti sono molto vaghi e possono essere, ad esempio, aumento di volume dell’addome, difficoltà a digerire ed eventuali dolori addominali. In presenza di tali sintomi, che perdurano nel tempo, è bene recarsi dal medico di famiglia, dal ginecologo o all’oncologo medico, solo in caso di urgenza, è possibile rivolgersi al Pronto Soccorso.
 
Ad oggi non esiste uno screening efficace in questa patologia, ci sono fattori di rischio maggiormente associati allo sviluppo del tumore ovarico che sono fattori ormonali (menopausa tardiva, infertilità, endometriosi) e fattori eredo- familiari, In circa il 20% dei casi sono presenti infatti mutazioni genetiche a carico dei geni BRCA1\2: “Da qualche anno, tutte la pazienti affette da neoplasia epiteliale dell’ovaio vengono invitate ad eseguire il test genetico a titolo gratuito, possono inoltre accedere a consulenza genetica anche le donne sane con storia familiare positiva per tumore ovarico e\o mammario, dopo una consulenza genetica, se indicato, vengono sottoposte al test. Dopo un lungo periodo che possiamo definire “grigio” – continua Mammoliti - gli oncologi attualmente sono molto entusiasti in quanto, negli ultimi anni sono stati utilizzati nuovi farmaci denominati “parp inibitori”, che hanno dato ottimi risultati nelle pazienti portatrici di mutazione genetica ma non solo.  È recente il loro utilizzo anche nelle donne che non hanno la mutazione. Per la prima volta, dopo tanti anni di ricerca, è aumentata la sopravvivenza delle nostre pazienti. Possiamo quindi sempre di più parlare di tumore ovarico come ‘malattia cronica’".
 
 
DA SAPERE
 
Che cos’è il test genetico BRCA
Il test genetico BRCA è un esame di screening per la ricerca delle alterazioni dei geni BRCA1 e 2 associate a un maggiore rischio di sviluppare tumori ovarici e tumori della mammella.
 
 
A chi è consigliato il test genetico BRCA
Il test è consigliato alle donne affette da neoplasia epiteliale dell’ovaio.  Possono inoltre accedere a consulenza genetica le pazienti con neoplasia mammaria in determinate situazioni e le donne sane, con storia familiare positiva per tumore ovarico e\o mammario.
 
Centro di riferimento in Liguria per l’esecuzione del test
Centro tumori ereditari IRCCS Ospedale Policlinico San Martino.  Per informazioni, se in possesso dei requisiti richiesti ai fini della valutazione genetica: 010 555 8850.
 
A chi rivolgersi in caso di sospetto di neoplasia ovarica?
Ci sono varie figure alle quali è possibile affidarsi: il medico di famiglia che può indirizzare la paziente al ginecologo o all’oncologo medico, oppure il ginecologo di fiducia rappresenta una figura cardine nella gestione di questa patologia, in caso di urgenza al Pronto Soccorso

Le patologie cardiovascolari causano più morti dei tumori, anche se grazie ai progressi della medicina oggi la mortalità a un mese per chi arriva in ospedale per un infarto è solo del 5 per cento: lo ha spiegato al Medico risponde Sergio Agosti, dirigente medico cardiologia Asl3: "L'infarto è una patologia rilevante dal punto di vista epidemiologico. E' la prima causa di morte nei Paesi industrializzati, più dei tumori. Il 35-40 per cento dei decessi in Italia è dovuto infatti a una patologia cardiovascolare. Fino a 30 anni fa la probabilità di morire di infarto era del 30-40 per cento, oggi per fortuna questi numeri sono notevolmente scesi. La mortalità a un mese dei soggetti che arrivano in ospedale per infarto è sotto al 5 per cento", spiega il cardiologo.

GENOVA - È ufficialmente finita la pandemia. L'Oms ha dichiarato finita l'emergenza sanitaria internazionale dovuta al Covid.

Il direttore generale dell'Organizzazione mondiale della sanità Tedros Ghrebreyesus ha infatti dichiarato di aver accettato l'indicazione del Comitato tecnico dell'Oms sulla fine dello stato di emergenza

Rimossa dopo circa 3 anni l'allerta rossa per il covid. La pandemia ha portata alla morte di "venti milioni di persone nel mondo", quasi il triplo rispetto al bilancio ufficiale dell'organizzazione di Ghrebreyesus, fermo a 6,9 milioni di vittime.

In Liguria, dall'inizio della pandemia, sono stati 5923 i morti. 

"Accogliamo con soddisfazione la dichiarazione del direttore generale dell'Oms circa la fine della pandemia. Dopo tre anni segnati dal Covid il nostro pensiero va prima di tutto alle vittime, alle famiglie spezzate, a chi ha dovuto lottare contro la malattia lontano dai propri cari. E poi alle donne e agli uomini della nostra sanità, che con spirito di sacrificio e abnegazione hanno combattuto in prima linea per salvare vite e sono stati il motore della nostra campagna vaccinale. Grazie proprio alla scienza possiamo dire di aver vinto finalmente la lotta contro il Covid". Così il presidente di Regione Liguria e l'assessore alla Sanità in merito alla dichiarazione di fine emergenza sanitaria globale per il Covid-19.

"È bene però ricordare che il virus continuerà a circolare nel nostro ambiente così come tanti altri microorganismi con forme clinicamente meno impattanti sulla salute- aggiungono-. Vanno poi ricordati due principi di precauzione: l'ordinanza del Ministro della Salute, in vigore dal primo maggio, impone l'utilizzo di mascherine soprattutto tra i pazienti più fragili sia negli ospedali sia nelle residenze protette mentre l'impiego dei tamponi nelle zone ospedaliere va limitato alle persone con sintomatologia sospetta. Si passa così dalla strategia dei tamponi da screening all'esecuzione per la diagnostica della malattia. Per omogeneizzare il contenuto della circolare del Ministero su tutto il territorio regionale , Regione Liguria ha costituito un tavolo di lavoro con Alisa, le direzioni sanitarie, unitamente ai vertici dei Diar Infettivologia, Emergenza e area Igiene".