Sanità

Il consigliere dei rossoverdi Filippo Bruzzone sottolinea l'importanza di affrontare il problema: "Chiediamo di finanziare dei progetti in condivisione con le scuole perché serve un dialogo diretto con i ragazzi in modo tale da poterci mettere all'ascolto"
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GENOVA - Il problema dei giovani che si chiudono in casa e si isolano evitando qualsiasi contatto con l'esterno e comunicando solo con smartphone e pc è finito al centro del consiglio comunale di Genova. Una discussione che ha analizzato il fenomeno dell'hikikimori, letteralmente 'stare in disparte' nato negli anno ottanta in Giappone e diffusosi in Italia in maniera esponenziale dopo l'emergenza Covid. Attraverso una mozione votata a Tursi c'è l'impegno del Comune a convocare una commissione entro questo mese di marzo. 

I giovani affetti da questo problema sono comparabili al ritiro sociale esibito dagli individui nello spettro autistico (ASD). Questo ha portato alcuni psichiatri a formulare l'ipotesi che gli hikikomori possano essere influenzati dai disturbi che colpiscono l'integrazione sociale. Uno studio del 2007 ha evidenziato la correlazione tra lo stato di hikikomori e la presenza di disturbi mentali secondari, con cinque casi sui ventisette presi a carico con un alto disturbo pervasivo dello sviluppo e dodici casi che presentavano disturbi come depressione, disturbo ossessivo-compulsivo e della personalità.

Il consigliere dei rossoverdi Filippo Bruzzone sottolinea l'importanza di affrontare il problema: "Chiediamo di finanziare dei progetti in condivisione con le scuole perché serve un dialogo diretto con i ragazzi in modo tale da poterci mettere all'ascolto".

Il consigliere di Liguria al Centro Nicholas Gandolfo rimarca l'importanza di prendere di petto la problematica: "Dopo la pandemia si sono verificati sempre più casi, i ragazzi soffrono questo isolamento sociale, hanno delle fragilità e spesso le famiglie non si rendono conto di quello che sta accadendo. Vogliamo creare una cabina di regia con la Regione per creare una sinergia utile ad aiutare i ragazzi". Secondo gli studi in Italia ci sono tra i 50-100 mila ragazzi che soffrono di questo problema.   

 

La consigliera di Fratelli d'Italia Laura Gaggero: "Serve un cambiamento, abbiamo dei giovani che non sanno nemmeno loro perché sono in casa, non mangiano e non escono. Vogliamo che il Comune si faccia propulsore del cambiamento e coinvolga associazioni, la Regione, la curia e crei un tavolo utile ad aiutare questi ragazzi e le loro famiglie. Molto spesso anche i genitori non riescono a comprendere questi problemi. Occuparsene vuol dire essere un passo avanti rispetto alle altre città". La consigliera Cristina Lodi di Azione sottolinea però la mancanza di figure utili messe a disposizione dal Comune per aiutare i ragazzi e i genitori.