Cultura e spettacolo

Lo spettacolo liberamente tratto da William Shakespeare in scena al Teatro Ivo Chiesa dal 14 al 20 aprile e poi all'Arca all'interno della Casa Circondariale dal 26 al 28
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GENOVA - Il teatro cambia la vita: ogni anno il progetto di Teatro Necessario all'interno del carcere di Marassi rende sempre più vera questa frase ed è poco prima del debutto al teatro Ivo Chiesa del loro nuovo spettacolo che se ne accorge tutta la cittadinanza genovese. Attori professionisti e detenuti insieme, 'gli scatenati', portano in scena quest'anno dal 14 al 20 aprile e poi all'Arca all'interno della Casa Circondariale dal 26 al 28 "Riccardo III", il quinto riadattamento da Shakespeare, dopo i vari successi negli anni de "Romeo e Giulietta", "Amleto", "Otello" e "Sogno di una notte di mezza estate". L'opera porta più di 24 attori in scena e come sempre la rilettura della penna di Fabrizio Gambineri e di Sandro Baldacci trasforma le guerre intestine fra le dinastie che si sono avvicendate sul trono d’Inghilterra in efficace metafora di tutte le lotte tra famiglie destinate a succedersi a capo della criminalità organizzata. Ma i richiami con l'attualità sono stretti e continui

"La violenza di Riccardo III rischia di sconfinare nel grottesco. Ma se ci guardiamo attorno, altrettanto grottesche ci possono sembrare le vicende che stiamo vivendo, con una guerra alle nostre porte e dei governanti che manipolano l'informazione, proprio come il sovrano ai suoi tempi"

"Possiamo dire che l'uomo non ha imparato niente e ci ritroviamo dopo 500 anni nelle stesse situazioni aggravate dalla tecnologia, che possono creare delle catastrofi ben più ampie", riflette Sandro Baldacci, regista e direttore artistico del Teatro dell'Arca. E l'esperienza ha arricchito tantissimo veterani e non della particolare compagnia, tanto che c'è chi vuole fare del teatro la propria rinascita e chi ne ha trovato conforto, a più di 800 km da casa e in attesa del trasferimento. Per Sedki è stata un'esperienza unica: "Io sono subentrato a metà gennaio, quindi ho fatto praticamente tre mesi di prove. È stata dura. All'inizio pensavo di non farcela perché il mio ruolo ha un copione abbastanza lungo. I primi due giorni mi stavo per arrendere, poi ci ho creduto e piano piano ce l'ho fatta". 

"Questo spettacolo per me è stata un'esperienza bellissima che mi porterò sicuramente per la vita, perché comunque se non finivo qua non avrei mai fatto un percorso del genere. È un percorso che vorrei anche continuare fuori, perché una volta che mi si sono ritrovato sul palco ho capito che è una cosa che mi stimola"

C'è chi invece come Luigi aspetterebbe a tornare più vicino a casa, pur di fare questo spettacolo. "Ho trovato degli amici meravigliosi: io ho cinque figli minori, stando lontano dalla famiglia a Napoli, senza i colloqui, mi hanno sempre tirato su di morale", racconta a Primocanale. 

"Non voglio deludere né loro né il regista: sono stati mesi di tanto impegno, farei anche il sacrificio di restare un altro mese o due-tre mesi per fare altri spettacoli insieme a loro e poi tornare a casa"

E un po' d'ansia per il debutto c'è tutta, ma ci pensa Mauro alla sua terza esperienza a stemperarla: "Voi non dovete mai guardare il pubblico, fate finta che siamo a Marassi e passa la timidezza", dice ai suoi 'colleghi'. "La parte più difficile è quando poi siamo davanti ai nostri compagni, che ci conoscono e c'è sempre il salame che ti prende in giro". 

Sono già più di 5 mila i ragazzi che saranno tra le file della platea, dato che come ogni anno lo spettacolo raddoppia e al mattino diverse scuole avranno la possibilità di assistere allo spettacolo e di confrontarsi direttamente con il cast, con domande dirette agli attori, che non soltanto non sono professionisti ma sono anche di nazionalità diverse e parlano lingue diverse.

E con loro non può mancare Igor Chierici, alla sua decima partecipazione nel cast, che ogni anno rinnova volentieri la sua adesione che comporta un grande impegno, con tre pomeriggi di prove a settimana, da settembre ad aprile. Ma l'impegno è nulla di fronte a quello che lascia questa esperienza. 

"Ogni volta ritrovo una veridicità di quello che io credo essere alla base del motivo di fare teatro, cioè la verità e il voler comunicare qualcosa, da parte di chi non ha mai avuto a che fare con il palcoscenico e in cui mette radici il germoglio del teatro"

Spiega Igor a Primocanale che in questo allestimento vestirà proprio il ruolo di Riccardo III, dopo che da anni proponeva un testo molto difficile e poco praticato dal teatro italiano, una vera e propria sfida per il regista Baldacci. 

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