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IMPERIA-Dallo scorso 6 dicembre per salire sui mezzi pubblici, come noto, è obbligatorio avere il green pass ma non è così scontato il controllo da chi di competenza.

"Noi - precisano i dipendenti della riviera trasporti - non siamo tenuti a farlo ma siamo pronti a collaborare con le forze dell' ordine affinché il controllo venga garantito. Come detto in tempi non sospetti non è una cosa semplice da mettere in pratica".

Angelo Casella, controllore R.T. non si nasconde dietro un dito quando definisce complicato se non impossibile riuscire a rispettare questa nuova normativa in materia di covid: "Basti pensare agli studenti. Sono tanti così come le fermate. È impossibile controllare uno ad uno i ragazzi. Impossibile. Noi non riusciamo. Facciamo fatica a controllare i titoli di viaggio figuriamoci il certificato sanitario".

A questa analisi, Casella, aggiunge un primo bilancio di questi primi giorni di controlli: "Ad Imperia, lo scorso 6 dicembre i controlli sono stati fatti dalle forze dell'ordine oggi, 9 dicembre, non ho visto nessuno. Non si tratta di puntare il dito contro qualcosa o qualcuno, semplicemente si porta alla luce quello che si può e quello che non si può fare. Ora come ora in tema di controllo green pass siamo in alto mare."

Arrestato dopo quasi un centinaio gli episodi dall’inizio dell’anno il 'frenatore' seriale di treni che si divertiva a boccare i convogli in marcio attraverso il freno di emergenza che attivava tirando la maniglia presente ai lati delle carrozze sulla rete regionale ligure e quella del basso Piemonte.

L'uomo, un cittadino bulgaro di 47 anni, era oramai noto alla maggior parte dei capitreno che, vedendolo salire a bordo, avvisavano subito la Polizia ferroviaria prima della ripartenza del treno. Il più delle volte però lo straniero passava inosservato e appena il convoglio prendeva velocità, entrava in azione bloccandone la marcia, talvolta anche dentro le gallerie. In diverse occasioni, ha attivato il freno in più carrozze dello stesso convoglio, determinando ritardi di oltre un’ora.

Le imprese dell’uomo non si sono limitate ai soli treni: in passato è addirittura riuscito a bloccare un aereo. Partito dallo scalo di Orio al Serio con un volo della Ryanair, in preda ai fumi dell'alcol, ha causato turbative a bordo, tanto da costringere il comandante ad invertire la rotta ed atterrare di nuovo nello scalo di partenza. 

Gli uomini della polizia ferroviaria della Liguria insieme ai colleghi del Posto Polfer di Novi Ligure e della Sezione di Alessandria hanno così ricostruito tutti gli episodi degli ultimi tempi a lui attribuibili e li hanno trasmessi all'Autorità Giudiziaria con l'ipotesi di reato di interruzione di pubblico servizio, nonché di resistenza a Pubblico Ufficiale, avendo in alcune circostanze ostacolato l’attività dei capitreno. 

Qualche giorno fa, il Tribunale di Alessandria ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, preceduto da quello di Savona che nel frattempo, avendone rilevata la pericolosità sociale, gli aveva applicato in via provvisoria la misura di sicurezza della libertà vigilata. Gli agenti della Polfer, dopo averlo rintracciato, gli hanno notificato il provvedimento e per l’uomo si sono così aperte le porte del carcere di Marassi.

Arrestato nelle prime ore del mattino con l'accusa di usura e estorsione Monachella Emanuele, alias Orazio, pregiudicato già condannato per traffico di droga con aggravante mafiosa e associazione di tipo mafiosa in quanto ritenuto dagli agenti esponente di spicco del clan "Fiancdaca-Emmanuello, un clan interno a 'Cosa Nostra' e attivo nella provincia di Genova.

Due le perquisizioni, sia personali che domiciliari, dei carabinieri: una a carico di Monachella, l'altra a carico di un altro indagato di 72 anni, anche lui denunciato per usura e estorsione. Gli indizi sulla colpevolezza di 'Orazio', residente a Genova, sarebbero stati per dei reati commessi dal 2018 al 2021, a scapito di due imprenditori dell'alessandrino che si erano rivolti a lui a causa delle difficoltà economiche che loro due attività di compravendita auto e moto stavano attraversando in quel periodo, anche a causa della pandemia.

Le indagini sono partite alla fine del 2020 dopo la denuncia di una delle vittime che però, avendo capito lo spessore criminale di Monachella, ne aveva omesso i particolari, limitandosi ad accusare un altro uomo, il 72enne, autore dei prestiti. L'uomo era percepito come meno pericoloso ma l'imprenditori gli doveva una cifra ben più alta: da un prestito di poche migliaia di euro il debito era arrivato a circa 50 mila euro a causa degli interessi.

Dalle indagini si è capito che l’imprenditore si rivolgeva anche Emanuele Monachella, che avrebbe effettuato, a partire dal maggio 2018, vari prestiti per importi tra i 1.000 e i 4.000 euro, richiedendo e ottenendo la restituzione di queste somme alla scadenza decisa con ulteriori somme pari ad almeno il 20-25% a titolo di interessi mensili, corrispondenti su base annua a tassi di interesse compresi tra il 200% e il 300%.

Durante le indagini, svolte attraverso attività tecnica e servizi di pedinamento e osservazione, sono stati documentati svariati incontri tra il principale indagato e la parte offesa, finalizzati alla consegna di ingenti somme di denaro. Il tratto costantemente rilevato dagli operanti è stato l’atteggiamento deferente e impaurito che la vittima manteneva in ogni interlocuzione con il suo strozzino che temeva per la nota caratura criminale. Al Monachella sono state contestate condotte estorsive in pregiudizio dello stesso imprenditore in quanto, per ottenere le somme richieste, minacciava pesantemente la vittima.

L’attività investigativa ha permesso di individuare un altro imprenditore dell’alessandrino, anche lui vittima di usura da parte di Monachella che, dopo avergli concesso un prestito dell’importo di euro 2.000, gli richiedeva la restituzione della predetta somma entro un mese con ulteriori euro 500,00 a titolo di interessi (per un totale di euro 2.500) ed ottenendo effettivamente la consegna tre settimane più tardi dei soldi.

Una "bravata" che gli è costata una denuncia quella nella notte di ieri per mano di un giovane di origine marocchina che si è divertito a prendere a calci le vetrate di diversi esercizi commerciali di via Sestri, nel quartiere di Sestri Ponente a Genova.

Le indagini della squadra investigativa del Commissariato Sestri sono partite dalla denuncia presentata dal titolare di un negozio di ottica, vittima della furia del 25enne: il cristallo della vetrina ha subito un tentativo di 'spaccata' che gli ha lasciato una crepa evidente.

Da una successiva visione delle telecamere del sistema 'Città sicura' i poliziotti hanno seguito il percorso di cinque ragazzi che chiacchieravano e passeggiavano lungo Via Sestri, quando tutto ad un tratto uno di loro si stacca dal gruppo correndo incontro alle vetrine di tre esercizi commerciali, un istituto bancario, tre condomini ed una pensilina AMT, sferrando più calci con una violenza tale che è barcollato e caduto. La scena si è ripetuta almeno 5/6 volte, mentre gli altri ragazzi del gruppo ridevano.

Ancora furti in casa dei ladri acrobati che entrano in azione da settimane a Genova e provincia: nel giro di tre ore, fra le 17 e le 19, sono state svaligiate tre abitazioni poste a poca distanza l'una dall'altra nella zona fra Principe e il Lagaccio, più precisamente sono stati svaligiati appartamenti in via Centurione, in via San Rocco e in salita della Bella Giovanna. I due casi i ladri sono entrati dalla finestra, nel terzo furto dalla porta di casa.

L'allarme per i furti è stato lanciato al 112: sul posto gli agenti delle volanti e gli specialisti della scientifica che hanno avviato gli accertamenti per cercare di identificare gli autori dei colpi.


Primo passo il rilievo delle eventuali impronte digitali lasciate dai ladri e il sequestro delle immagini delle telecamere della zona.