Non c’è il dna dell’indagato sul trapano utilizzato per uccidere Maria Luigia Borrelli, la donna che aveva una doppia vita, infermiera di giorno e prostitua di notte per far fronte ai debiti lasciatele dal marito, e trucidata il 5 settembre 1995 in un basso di vico Indoratori.
La perizia sul trapano
E però dalla nuova perizia richiesta dal tribunale sull’arma e discussa questa mattina tra i periti in Procura, emerge un nuovo profilo maschile completo rilevato sul filo del trapano. La curiosità è che la traccia è completa, non degradata, il che farebbe pensare a un profilo recente. A questo punto la pm Patrizia Petruzziello dovrà decidere se richiedere nuovi accertamenti o andare a processo. La perizia era stat affidata alla dottoressa Selena Cisana dal giudice per le indagini preliminari di Genova.
L’avvocato della famiglia: “Non si sposta di un centimetro l’impianto accusatorio”
La perizia sarebbe dovuta essere l’ultimo atto di un’indagine riaperta nel 2024 che vede come unico indagato Fortunato Verduci, un meccanico di 66 anni che vive a Genova. Per la Procura era stato lui a colpire la donna più volte al volto e alla testa, con uno sgabello, pugni e calci. Finendo con il dilaniare il corpo utilizzando un trapano in funzione, trovato nell’edificio dove erano in corso dei lavori. Almeno quindici ferite, fra collo e sterno.
Secondo l’avvocata della famiglia Rachele De Stefanis, le nuove evidenze non sposterebbero di un centimetro l’impianto accusatorio: "Non sposta, non aggiunge né toglie nulla rispetto ai risultati che già avevamo acquisito nel corso delle indagini. Chiaramente sono profili estremamente degradati, pertanto in buona parte non si riescono neanche a comparare".
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