Cronaca

Il legale delle vittime risponde agli avvocati degli imputati: "Il mananger ha circostanziato bene i ricordi dell'incontro in cui scoprì che Aspi si autocertificava la sicurezza.
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GENOVA - "Le parole di Mion sono state scioccanti, ma fanno capire che già nel 2010 tanti, anche ai livelli più alti, in Aspi sapevano del degrado del viadotto e nessuno fece nulla...".



Al processo Morandi non si è spento l'eco delle dichiarazioni del super manager di Atlantia Mion, il legale delle famiglie delle 43 vittime Raffaele Caruso ribadisce l'importanza della clamorosa testimonianza di lunedì che a suo avviso non può essere definita inattendibile: "C'è stata una tale precisione nei contenuti e una capacità di argomentazione e una spiegazione anche sul perché certi dettagli venivano ricordati e altri meno che fanno sì che sicuramente anche non ricordare con precisione la data di un evento avvenuto tredici anni fa non è indice di attendibilità, oltretutto sono stati offerti plurimi elementi per collocarla nel tempo attraverso altri elementi di riscontro che poi sono state le deposizioni dei giorni successivi".
 
Una testimonianza invece contestata dai legali degli imputati che infatti hanno bollato Mion come inattendibile.
Oggi, nell'ultima udienza della settimana in aula hanno parlato i tecnici di Autostrade per l'Italia che monitoravano il viadotto. Mauro Salvatore, ha ricordato le tante reti di sicurezza sotto il Morandi per evitare che il calcestruzzo ammalorato potesse cadere di sotto, "ma non ho mai visto nessuno intervenire per ripristinare la parte ammalorata" ha ammesso, riferendo poi di avere camminato nell'impalcato, nella pancia del viadotto, senza avere paura, "che fosse pericoloso lo abbiamo saputo dopo il crollo". Il tecnico ha appreso della tragedia a casa, "la notizia mi sconvolse, tanto che mi dovetti sorreggere allo stipite della cucina".

L'altro dipendente Aspi interrogato, Roberto Cipollina, tecnico ora in pensione, coordinava il lavoro delle ditte esterne e alla domanda su quante persone controllavano il Morandi ha ammesso che il numero forse non era sufficiente.
Anche lui ha riferito che non aveva paura a transitare sul Morandi, che percorreva tutti i giorni per andare a lavorare e così quando ha saputo del crollo è rimasto senza parole: "Non credevo potesse capitare una tragedia simile".

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