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GENOVA - Sono trenta gli indagati per bancarotta fraudolenta nel caso del colosso dei buoni pasto con sede a Genova Qui! Group, che durante il crac finanziario continuava a distribuire ticket. Questa mattina la procura di Genova ha chiesto il rinvio a giudizio per i 30 indagati, con un fascicolo di più di 800 pagine, che porterà poi all'inizio del processo, il più imponente di questo genere mai avvenuto in Liguria e il secondo per importanza dopo quello per il crollo di ponte Morandi.

La Procura di Genova ha concluso le indagini preliminari, iniziate nel 2018 per il fallimento della mega azienda. Gli indagati sono ben 30, tra cui l’imprenditore Gregorio Fogliani e buona parte della sua famiglia. Il patron di Qui!Group era stato arrestato a luglio 2019: ora sotto inchiesta anche la moglie Luciana Calabria e le figlie Serena e Chiara Fogliano. Duecento diciannove i capi d’accusa tra cui bancarotta fraudolenta, riciclaggio e falsi bilanci.

Sono in tutto trenta anche le società coinvolte, di cui 15 fallite e tutte con sede a Genova e dintorni, e un'altra trentina sono quelle offese, a vario titolo, tra cui il Miur e ConsipIl buco complessivo contestato agli indagati ammonta a circa 300 milioni di euro.

"Si tratta di una piccola Parmalat. E' uno dei più grandi crack d'Italia" aveva detto il procuratore aggiunto Francesco Pinto.

Le indagini sono iniziate cinque anni fa, quando il gruppo aveva già un debito di centinaia di milioni ed aveva già dichiarato fallimento. Tra i creditori c'erano dipendenti, ma soprattutto migliaia di ristoranti, bar e supermercati che avevano erogato cibo e prodotti, accettando i buoni pasto firmati Qui! group. 

L’imprenditore Fogliani aveva anche ottenuto un appalto della Consip per fornire i ticket ai dipendenti pubblici. L'11 luglio del 2019 è arrivato l'arresto per l’uomo, con la pm Patrizia Petruzziello, il procuratore aggiunto Francesco Pinto e il nucleo di polizia economico finanziaria della guardia di finanza genovese che hanno analizzato uno per uno tutti gli organigrammi e le partecipazioni in ognuna delle aziende.

GENOVA - Problema questa mattina sulla pista dell'aeroporto romano di Fiumicino, con il volo Roma-Genova (in partenza alle 9:25) che è stato bloccato mentre raggiungeva lo spazio dedicato al decollo.

A fermare l'AZ1383 un guasto al motore, per questo l'aereo non è tornato neanche indietro, al finger. Dalle prime informazioni sembrerebbe che la comunicazione sia stata quella di non far muovere il mezzo. I passeggeri sono stati fatti scendere sulla pista.

Di conseguenza il volo Genova-Roma 1384 partirà con un'ora e 40 circa di ritardo

 

GENOVA - Chiusa dai finanzieri una società di spedizioni e trasporti con sede in Genova e uffici a Vicenza, operante nel settore dagli anni ’60 che da tempo falsificava le bollette doganali per addebitare diverse spese e costi ai suoi ignari clienti. Una vera e propria truffa per oltre 600 mila euro.

I finanzieri del Comando Provinciale di Genova, dopo una lunga serie di complesse indagini delegate dalla Procura della Repubblica, hanno messo i sigilli per 6 mesi ad una S.p.A. di spedizioni e trasporti con sede in Genova e uffici a Vicenza, operante nel settore dagli anni ’60, a seguito del provvedimento di interdizione emesso dal gip e notificato anche alla Camera di Commercio Industria e Artigianato di Genova e all’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli.

I finanzieri del Nucleo Operativo Metropolitano coordinati dal I Gruppo Genova hanno svelato un sofisticato sistema di frode posto in essere da una società genovese che da anni falsificava bollette doganali ed altri documenti afferenti l’importazione ed il transito di merci, al fine di addebitare spese indebite ai propri ignari clienti. Nei confronti della società, considerata motore di un sodalizio criminoso che ha perpetrato fatti di notevole gravità, è stata applicata l’interdizione dall’esercizio dell’attività d’impresa per responsabilità amministrativa delle persone giuridiche ex art. 24 ter in funzione del reato di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di molteplici illeciti, tra i quali, la truffa aggravata e ai danni dello stato, la falsificazione materiale e ideologica di svariati documenti doganali attraverso la sostituzione di codici in documenti ufficiali, l’apposizione di timbri e la creazione ad hoc di false bollette doganali di transito “T1”.

Sono state altresì rinvenute dichiarazioni di clienti falsamente create dalla società di spedizioni. Agli ignari clienti che importavano dall’estero le merci venivano in tal modo addebitate delle spese per false visite e controlli doganali (sia documentali che tramite scanner). In oltre 1.600 importazioni di merci che dovevano essere sottoposte alla prevista verifica sanitaria, il sodalizio criminale, attestava falsamente in dogana attraverso un codice (presso i porti di Genova, Napoli, Salerno e Bari) che le merci in importazione ne erano esenti. Diversamente ai clienti veniva fatturata la prestazione resa per la falsa verifica sanitaria e venivano richiesti altresì le tasse da versare all’ufficio di Sanità Marittima del Ministero della Salute. Nel corso delle indagini i finanzieri sono riusciti a recuperare nei cassonetti dei rifiuti nei pressi della sede della società dei falsi documenti che erano stati strappati. Sono state recuperati, altresì, i timbri con la dicitura “VISITA” e “SCANNER” che servivano per perpetrare i falsi.

L’illecito modus operandi è stato, nel tempo, perfezionato dall’associazione per delinquere che, per evitare che i clienti scoprissero le false visite doganali, prima di consegnare il container a destino rimuoveva il sigillo originario apponendone uno posticcio. Ad oggi è stato quantificato un arricchimento della società di oltre 620.000,00 euro. In seguito all’ammissione delle condotte illecite contestate, la società ha in parte risarcito i clienti per un importo di circa 540.000,00 euro. 

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GENOVA - "Autostrade poteva evitare la tragedia perchè un anno prima del crollo segnalammo anomalie sulla pila 9 indicando come approfondirle, ma non fece nulla".

Lo ha detto in udienza al processo per la tragedia di Ponte Morandi il docente del Politecnico di Milano Carmelo Gentile, ex consulente di Autostrade e uno dei testi più attesi, che ha ribadito quanto aveva riferito agli inquirenti dopo il crollo, che ha poi ribadito quanto riferito agli inquirenti dopo la strage:

"Il 14 agosto (giorno della tragedia ndr) 2018 ricevetti una telefonata da Delzio, responsabile delle relazioni esterne di Autostrade per l'Italia in cui mi chiedeva se volevo rilasciare una intervista dove dichiaravo che il ponte era stato sottoposto a esami diagnostici. Io gli dissi che gli avrei risposto successivamente.

Il giorno dopo, il 15 agosto, il dirigente di Autostrade Donferri Mitelli (uno dei principiali imputati ndr) mi contattò telefonicamente ribadendomi se ero disposto a rilasciare un'intervista sulle prove che avevo effettuato sul ponte, risposi che se mi avessero intervisto non potevo non dire che nella mia relazione erano state segnalate anomalie proprio sulla pila crollata, ed inviai un sms a Delzio in cui gli dicevo che non ero disponibile a rilasciare interviste".

Docente al Dipartimento di Architettura, Ingegneria delle Costruzioni e Ambiente Costruito del Politecnico di Milano, la testimonianza di Gentile in aula, incalzato del pm Walter Cotugno, che gli ha chiesto come deve comportarsi un'opera di ingegneria civile sottoposta a carichi, è partita da lontano e a molti è sembrata una didascalica lezione di ingegneria e di fisica.

Il pm gli ha anche chiesto un parere sulle conclusioni della commissione ministeriale avviata dopo la tragedia con che ha rilevato un anomalia sull'impalcato del Morandi rilevando coefficienti che segnalavano un grado di pericolosità.

"Io - ha spiegato Gentile - venni contattato verso fine maggio dal 2017 dall'ingegner Ferretti di Spea che si qualificò dicendo che era stato mio allievo e mi disse che avevano problemi di indagini dinamiche sul ponte e chiese e se ero disponibile a verificare, volevano validare. Poi mi hanno chiamato Giacobbi e De Angelis, di Spea (entrambi imputati ndr) ci interrompemmo nelle vacanze, e poi in ottobre si fece l'attività. Noi effettuammo indagini sul campo nelle notti del 12 e 13 ottobre del 2017, poi relazioni la presentammo il 25 ottobre e l'altra dopo. Il nostro progetto preliminare di un monitoraggio doveva funzionare in modo diverso sia prima che dopo l'intervento di posizionamento. Sì, visionai il rapporto di Cesi, condotto con tanti sensori verticali e orizzontali, troppi per cui risultati non erano chiarissimi ma non ricordo si evidenziassero criticità. La distribuzione dei sensori consentiva di capire cosa accadeva sugli stralli e sugli impalcati, ma dovemmo lavorare in quattro notti di più non potevamo fare".

I report di questi lavori, prosegue Gentile, sono diversi perchè ci furono correzioni. Rilevammo  qualcosa di non simmetrico, lo strallo è un elemento lungo e flessibile, trovammo delle deformazioni anomale negli stralli. "Per capire anomalie bisognava andare sugli stralli e vedere se c'erano delle fessurazioni nel calcestruzzo". E qui Gentile parte da lontano: "Sopra i cavi è stata messa trave in calcestruzzo, poi le iniezioni di calcestruzzo, che reagisce ai carichi, se abbiamo corrosione dei cavi secondari c'è una fessurazione prima della rottura - precisa il docente rispondendo al pm - è evidente che le fessurazioni si devono creare. Quanto prima si possono creare? Non ho la sfera".

Gentile ha confermato "che le indagini sulle pile si dovevano fare per capire cosa stava succedendo e decifrare meglio anomalia e capire il grado di gravità". Se ho mai avuto dei verbali di ispezioni sui cavi in cui evidenziava la rottura dei cavi? No, a memoria non ricordo di report".

Il docente va ancora indietro nel tempo: "Nell'ottobre del 2017 anticipai la sintesi delle risultanze delle nostre verifiche al dottor De Angelis - aggiunge Gentile - una relazione in cui si evidenziavano più anomalie in seguito alle sollecitazioni nella pila 9 che nella 10. Gli stralli lato sud, gli dissi, hanno forma poco rassicurante e consigliai ispezioni più accurate".

"Quando seppi del crollo del ponte ero in vacanza con mia moglie e rimasi per un'ora senza parlare - ha spiegato Gentile prima di svelare della telefonata ricevuta da Donferri - perchè a quel ponte era legato la mia carriera, in più avevo problemi di coscienza perchè qualche anomalia era stata segnalata, e poi la perdita di 43 vite ti colpisce. Ne parlai anche con mio fratello, poi un paio di giorno due giorni dopo mi chiamò il dirigente di Autostrade Donferri, che mi chiese di rilasciare alcune dichiarazioni...".

Gentile dice anche che dopo la tragedia ricevette un messaggio dell'ingegnere Canali, direttore dei lavori sul Duomo di Milano, in cui diceva: "Sospetto che una più attenta analisi di Spea e Aspi avrebbe potuto evitare un disastro..".

"Io risposi che ci avevo lavorato e questo disastro si poteva evitare se Spea e Aspi avessero fatto quanto io avevo detto nel 2017, anche il sistema di monitoraggio non è stato messo in opera. E io - ha ribadito Gentile a una domanda del pm Cotugno - la penso ancora così, quel disastro si poteva evitare".

PUGLIA - Anche in Liguria alcuni indagati dai militari nella maxi operazione che dalle prime ore di questa mattina, i carabinieri del comando provinciale di Bari stanno eseguendo.

Un'ordinanza di custodia cautelare a carico di numerosi indagati, ritenuti appartenenti a un sodalizio criminale operante, nei territori di Andria e del nord barese, nel traffico di sostanze stupefacenti con modalità mafiose.

Gli arresti sono in corso contestualmente in diverse località delle regioni Puglia, Lombardia e Piemonte.