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Nella villa nel cuore di San Fruttuoso alle 19,30 del 25 aprile 1944 il generale Meinhold firmò l'atto di resa di fronte ai partigiani che avevano ormai conquistato la città. Un caso unico in Europa. Le porte dell'abitazione si sono aperte alla cittadinanza
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GENOVA - È nascosta nel cuore di San Fruttuoso a Genova, i proprietari sono gli eredi di chi gli ha dato il nome. A Villa Migone 78 anni fa è stato scritto un pezzo di storia. Genova è infatti stata la prima città in Europa a liberarsi da sola dall'occupazione dei tedeschi durante la seconda guerra mondiale. Riavvolgendo il mastro della storia ci ritroviamo a Villa Migone, sono le ore 19,30 del 25 aprile 1945. Il generale nazista Gunthet Meinhold firma l’atto di resa alla presenza del presidente del Comitato di Liberazione Nazionale per la Liguria, Remo Scappini, all'avvocato Enrico Martino e Giovanni Savoretti (parente del cantante Jack), membri del Comitato di Liberazione nazionale per la Liguria e dal maggior Mauro Aloni, comandante della piazza di Genova oltre al cardinale Boetto (che a Villa Migone risiedeva).

Fu un allora giovane Paolo Emilio Taviani dalle alture di Granarolo ad annunciare via radio ai genovesi la libertà ritrovata con queste parole: “Per la prima volta nella storia di questa guerra un corpo d’esercito agguerrito e ancora ben armato si è arreso dinanzi a un popolo”. Il 23 aprile con i tedeschi ormai allo sbando il generale Meinhold manteva ferrea la minaccia di distruggere il porto e permettere così ai suoi uomini di lasciare Genova, applicando il "Piano Z" voluto da Adolf Hitler. Intanto nei monti e in città continuava la lotta dei partigiani e dei genovesi contro l’occupatore. I tedeschi chiedevano quattro giorni di tregua per abbandonare Genova, altrimenti sarebbe partita l'offensiva tedesca mirata a distruggere il porto e non solo. Le lunghe discussioni interne al Comitato di Liberazione della Liguria portarono alla fine alla decisione di avviare la definitiva insurrezione verso gli oppressori. Il 24 aprile la battaglia si accende con i colpi di mortaio. Ponente e Levante cittadino si liberano dall'occupazione nazi-fascista così come una alla volta le altre zone.

I tedeschi minacciano però di riversare proiettili e armi sulla città dal porto e dalla batteria di Monte Moro. Sono accerchiati e in difficoltà con la popolazione genovese che appoggia i partigiani in ogni loro azione. Nella notte scatta l'ultimatum di resa con una lettera fatta arrivare direttamente nelle mani del generale Meinhold. Mentre la lotta prosegue il 25 aprile alle ore 15 il generale tedesco arriva in ambulanza scortato a Villa Migone. Inizia qui la trattativa. Dopo oltre quattro ore, alle 19,30 Meinhold si decide e firma l'atto di resa. Seimila soldati tedeschi si arrendono all’insurrezione della popolazione locale. Gli americani sono ancora lontani, sono da poco entrati alla Spezia. Genova si è liberata da sola: sul campo lascia però un tributo di 300 morti e 3 mila feriti. Il 26 aprile le truppe tedesche sfilano disarmate scortate dai partigiani lungo via XX Settembre e piazza De Ferrari: immagine simbolo della ritirata della Wermacht e della libertà conquistata da Genova. Dentro Villa Migone che ogni 25 aprile apre alla cittadinanza c’è la stanza della resa e sul tavolo la copia del documento firmato dai tedeschi (l’originale è conservato in Comune a Genova).

Guarda qui la puntata di Terza di Mario Paternostro dedicata a Villa Migone

E a Villa Migone la cerimonia di è ripetuta. Prima l'arrivo della Filarmonica di San Fruttuoso sulle note di 'Bella ciao'. Poi ancora i canti partigiani scritti sulle alture di Genova durante la Resistenza ne 1944, infine l'inno d'Italia.

Angelo Guidi, presidente del Municipio Bassa Val Bisagno ha ricordato come quella del 25 aprile "è la festa di tutti. Dobbiamo ricordare quei ragazzi che hanno donato la libertà al nostro Paese facendo scelte non semplici. Nel nostro municipio ci sono tante targhe che li ricordano, ragazzi giovanissimi come Piero Pinetti a Quezzi, Spartaco Ferradini che morì il 24 aprile del 1945".

Arianna Cesarone, presidente sezione Anpi di San Fruttuoso e vicepresidente Anpi Genova: "Quello di Genova è stato un caso unico in Europa - ha raccontato ricordando quei giorni di 78 anni fa -. Questo di oggi è momento importante per la nostra comunità perché permette di tenere viva la memoria. Un Paese senza memoria è come un albero senza radici. La storia deve trarre insegnamenti per l'oggi. La nostra Costituzione racchiude i valori di allora anche se ancora tanti aspetti sono disattesi come disuguaglianze e aspetti sociali".

Il padrone di casa che ha aperto la Villa alla cittadinanza ha ricordato come quella di oggi "è una festa per la pace. Allora oltre ad aver riconquistato l'autogoverno c'era anche l'attesa per vedere finire la guerra, fu una liberazione. Noi oggi siamo concentrati sull'Ucraina ma nel mondo ci sono tantissime guerre nel mondo ma se ne parla poco perché magari chi lotta e affronta quei momenti è lontano da noi o ha un altro colore della pelle. Rivendico che questa sia una festa anche di pace oltre che di democrazia e libertà".

IL TESTO DELLA RESA

In Genova, il giorno 25 aprile 1945 alle ore 19, 30; tra il signor generale Meinhold,quale comandante delle forze armate germaniche del settore, assistito dal Capitano Asmus, Capo di stato maggiore da una parte;

Il presidente del Comitato di Liberazione Nazionale per la Liguria, sig. Remo Scappini, assistito dall’avvocato Errico Martino e dal dottore Giovanni Savoretti, membri del comitato di liberazione nazionale per la Liguria e dal maggior Mauro Aloni, comandante della piazza di Genova dall’altro;

È stato convenuto:

I^) Tutte le forze armate germanica di terra e di mare alle dipendenze del signor generale Meinhold si arrendono alle forze armate del corpo volontari della libertà alle dipendenze del comando militare per la Liguria.

II^) La resa avviene mediante presentazione ai reparti partigiani più vicini con le consuete modalità e in primo luogo con la consegna delle armi.

III^) Il comitato di liberazione nazionale per la Liguria si impegna ad usare ai prigionieri il trattamento secondo le leggi internazionali, con particolare riguardo alla loro proprietà personale e alle condizioni di internamento.

IV^) Il comitato di liberazione nazionale per la Liguria si riserva di consegnare i prigionieri al comando alleato anglo-americano operante in Italia.

 

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