Cronaca

Giordano Bruschi: "La Liberazione è gioia ma anche dolore per i tanti compagni e amici ammazzati dai fascisti. Agli studenti insegno sempre a distinguere il bene dal male, il bene è stata la Resistenza"
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GENOVA - "Non bisogna dimenticare che carnefici sono una cosa e le vittime un'altra, i morti non sono tutti uguali e oggi c'è ancora bisogno di essere antifascisti".

A sottolinearlo alla vigilia della festa delle celebrazioni del giorno della Liberazione per il 25 Aprile è Giordano Bruschi, il partigiano Giotto, quasi 98 anni e ancora la memoria storica della lotta dei partigiani della Liguria  e non solo.

Dalla sua casa di Molassana immersa nel verde, Bruschi ribadisce che i morti non sono tutti uguali, "per me il 25 Aprile è un giorno di grande gioia per la libertà riconquistata e data a tutti gli italiani ma anche di dolore per l'uccisione di quattro dei mie più cari amici uccisi, assassinati dai fascisti, Buranello, Cervetto, Walter Ulanowski al Turchino e Pino Spataro, il ragazzo del panino e della mela".

Alla domanda cosa pensa delle difficoltà di parte della destra ad ammettere i valori della resistenza Bruschi è chiaro: "La destra può arrivare al potere perchè noi partigiani lottando per la democrazia glielo abbiamo permesso, al tempo del fascismo la libertà non c'era, dovrebbero essere perlomeno cauti e riconoscenti, ai tempi del fascismo non era riconosciuto il sindacato, gli insegnanti e la scuola pubblica".

Giotto poi spiega ancora: "Nella lotta al nazifascismo sono morti 44 mila partigiani, un sacrificio simile probabilmente non si registra in tutta Europa. Ma non è soltanto il sangue di coloro che sono caduti, caduti per dare la libertà a tutti noi e questo spirito di riconoscenza dovrebbe essere molto più vivace e invece abbiamo dei personaggi anche di grande rilievo che tengono nella propria casa il busto di Mussolini, non dimentichiamo che Mussolini non è solo il capo del fascismo ma anche colui che ha fatto assassinare Matteotti, Gobetti, Gramsci, Rosselli, don Minzoni, il sindacalista Spartaco Lavagnini, bisogna sempre ricordare la verità dei fatti".

Il fascismo, aggiunge con gli occhi lucidi Bruschi, "è stato la rovina dell'Italia, ha provocato guerre, centinaia di migliaia di morti, i partigiani sono insorti ed è stato un miracolo, un miracolo raccontato molto bene dal più grande poeta che io conosca, Italo Calvino, "siam pronti chi non vuole chinare la testa con noi prenda la strada dei monti". Noi abbiamo preso la strada dei monti, abbiamo combattuto, e aiutato le grandi potenze, con loro abbiamo battuto il nazismo dei campi di sterminio, abbiamo fatto il nostro dovere, bisogna ricordarlo a coloro che vogliono ancora oggi richiamarsi al nazionalismo, al nazismo che ha commesso crimini mondiali che non si possono dimenticare".

Giotto parla anche dei tanti incontri che ha nelle scuole: "E' il mio lavoro, credo che nel giro di circa vent'anni avrò parlato con 50 mila bambini e ragazzi di Genova, questo è per me il 25 aprile più bello che io possa ricordare. Mercoledì mattina andrò in una scuola del Biscione sopra Marassi dove racconterò il sacrificio dei fratelli Cervi, a cui è dedicata una strada, un ricordo necessario per sottolineare quante famiglie sono state distrutte dai fascisti, sette fratelli fucilati, credo che in nessun paese sia stati commessi crimini così gravi".

Giordano termina con un monito: "Non bisogna odiare nessun, ma bisogna sempre dire e ricordare la verità, agli studenti insegno sempre a distinguere il bene dal male, il bene è stata la Resistenza. Abbiamo lottato per dare la libertà a tutti e non per seminare terrore, ci siamo solo difesi da un'aggressione, e il bene è rappresentato dalla lotta per la libertà. Quando le donne chiedono quale è il regalo fatto dai partigiani si può rispondere che il partigiani hanno dato il voto alle donne, perchè sotto il fascismo le donne non potevano votare, non erano riconosciute".