Prosegue il nostro viaggio attraverso gli auspici del mondo portuale e logistico per il 2026. Abbiamo ascoltato Costa di Confindustria, Matellini di Cna, Botta di Spediporto, Croce di Assagenti, Falteri di Federlogistica, Scognamillo della Cisl, ognuno con le proprie speranze e le proprie preoccupazioni.
Ma essendo il porto di Genova a stretto contatto con la città, Primocanale ritiene importante che questo non prevarichi la città stessa, non diventi un peso per i cittadini le cui finestre di casa si affacciano sullo scalo, respirandone i fumi, subendone i rumori, sopraffatti dal traffico di mezzi in ingresso e uscita, come accaduto il 10 agosto con la paralisi della circolazione per gli ingressi al Terminal traghetti e crociere.
Roberto Caristi è portavoce della Rete delle associazioni di San Teodoro.
Voi cosa sognate per il prossimo anno nel cammino che mira ad avere un porto da non sopportare ma con cui convivere sempre meglio?
Le "luci" che si sono accese nel 2025
"Noi lavoriamo da due anni proprio in questa direzione, vogliamo un rapporto virtuoso tra Genova e il suo porto.
Da questo punto di vista, facendo un po' un bilancio di fine anno, abbiamo già alcune cose, diciamo, che cominciano a rischiararsi: un rapporto positivo che abbiamo finalmente con il Comune di Genova che ha dato impulso e linfa all'Osservatorio Ambiente e Salute, una capacità che abbiamo avuto comunque di allargare il cerchio non restringendoci solo a San Teodoro ma a tutti i quartieri che si affacciano sul porto e di alzare il livello, con alcune inchieste anche di livello nazionale, per esempio quella di Report su tre città portuali, una delle quali è la nostra e ha intervistato noi in particolare.
Il porto di Genova addossato alla città: si cerca un equilibrio tra le due realtà in nome della salute e del rispetto reciprocoLe ombre nel rapporto tra porto e città
Poi ci sono ancora alcune ombre: noi vorremmo un impulso politico forte da parte della Regione Liguria che coordinasse tutti gli attori e i soggetti che sono coinvolti in questa vicenda e vorremmo finalmente un rapporto proficuo con gli armatori, proprio perché vorremmo cercare di instaurare un rapporto virtuoso con il porto. Ma bisogna che ognuno si assuma le sue responsabilità, non è pensabile privatizzare i guadagni e socializzare i costi, a partire da quello individuale e collettivo che riguarda la salute dei cittadini.
Cosa chiedete agli armatori?
Agli armatori chiediamo di sederci intorno a un tavolo, il tavolo c'è già sostanzialmente è l'Osservatorio Salute e Ambiente dove loro però fino adesso sono stati silenti.
Elettrificazione delle banchine: il nodo delle tariffe
E vogliamo affrontare in maniera costruttiva i problemi che ci sono, uno dei quali, non l'unico sicuramente, è quello dell'elettrificazione delle banchine, che deve andare a buon fine entro il 2026. Ma mancano per esempio l'indicazione delle tariffe da applicare e il soggetto che dovrà gestire l'erogazione dell'energia elettrica.
Serve una analisi epidemiologica nei quartieri
Abbiamo bisogno di un'indagine epidemiologica sui nostri quartieri, abbiamo bisogno infine di un tavolo operativo che gestisca situazioni di criticità.
Evitare blocchi del traffico come ad agosto
Come quelle che si sono verificate il 10 agosto scorso dove tutto il traffico genovese si è bloccato e abbiamo scoperto il giorno dopo che c'era un varco che l'Autorità portuale di sistema poteva aprire e finalmente lo ha aperto, però noi vorremmo prevenire queste cose. C'è un tavolo permanente in Prefettura, vorremmo che di questo tavolo ci fosse data contezza, cioè che ci fosse una trasparenza rispetto alle iniziative che si intendono intraprendere o sono già state intraprese e quindi vorremmo un confronto aperto anche da questo punto di vista. Gli armatori in particolare devono assumersi le loro responsabilità".
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