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L'obbiettivo è di ridurre l'ampiezza della zona rossa con cartelli da posizionare sul territorio, che tengano lontane le persone con scritto "Pericolo area infetta" o che contengano un 'decalogo' sui comportamenti da osservare da adottare sui sentieri
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LIGURIA - Rafforzamento delle barriere per delimitare la zona rossa, depopolamento dei cinghiali nell'area colpita dalla peste suina e adeguate misure preventive per gli allevamenti di suini del territorio limitrofo. Sono queste le nuove raccomandazioni presentate dagli esperti europei nella riunione che si è tenuta tra Liguria e Piemonte al Palazzo della Prefettura di Alessandria per eradicare la peste suina. E in questa giornata, è stato approvato in Consiglio dei Ministri, su proposta dei Ministri Patuanelli e Speranza, il decreto legge per arrestare la diffusione sul territorio nazionale della peste suina africana. Scopo del decreto è quello di assicurare la salvaguardia della sanità animale, la tutela del patrimonio suinicolo nazionale e dell'Unione europea e non ultimo salvaguardare le esportazioni, il sistema produttivo nazionale e la relativa filiera. 

"Il gruppo di esperti ha preso atto della difficile orografia del Piemonte e della Liguria, con conseguente inapplicabilità di un metodo che ricalchi pedissequamente le azioni effettuate ad esempio in Polonia e in Belgio. Oltre al territorio muta anche lo scenario", spiega in una nota il vice presidente di Regione Liguria Alessandro Piana

"In Europa si trattava di aree in piano con all’incirca 1 cinghiale per chilometro quadrato, da noi la presenza di ungulati è 10 volte superiore"

Un dato che ha fatto capire immediatamente agli esperti l'impraticabilità delle stesse misure adottate in precedenza dagli altri paesi. Per questo è fondamentale rafforzarle, in vista dell'estate. "La difficoltà di arginare l’epidemia porta ad una accelerazione delle azioni di contrasto da effettuarsi entro l’estate cercando di continuare a rafforzare le barriere che delimitano la core zone con i casi ripetuti di positività e diminuendo al contempo la popolazione di cinghiali in modo mirato".

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Nel mirino ci sono le barriere autostradali, inadeguate al contenimento degli ungulati e nelle prossime settimane sono in programma diversi interventi per rinforzare la protezione delle tratte dall'eventuale 'fuga' di cinghiali. Sarà necessario innalzare una seconda rete di recinzione esterna rispetto quella già esistente: il perimetro 'a rischio' tra autostrade A7 e A26 è di circa 275 chilometri. A dare l'allarme sulla condizione delle reti erano stati proprio alcuni residenti, che avevano segnalato la situazione pericolosa che poteva rendere vano il lockdown dei boschi. E in passato era già accaduto di incidenti scampati per miracolo, con animali e cinghiali avvistati o investiti sulle tratte autostradali liguri. Per questo motivo, già a febbraio ci saranno i primi interventi di consolidamento delle recinzioni, seppur "i cinghiali spesso riescano a romperle e ad attraversare finendo in carreggiata", aveva commentato la società concessionaria in una nota. Una delle carcasse ritrovate era stata proprio segnalata dagli operatori di Aspi al casello di Genova Est.

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"La sorveglianza passiva continuerà sui punti strategici, così come le analisi sulle carcasse e sui cinghiali abbattuti prima dello smaltimento. Per i suini di allevamento delle aree contermini sono state raccomandate misure di biosicurezza come recinzioni a doppio anello, formazione del personale e opportuna profilassi oltre alle analisi dei capi già in essere col test per la peste suina.

"Consigliata l’implementazione di cartellonistica ad hoc di sensibilizzazione dei cittadini su strade e sentieri, preparando così la riduzione delle restrizioni per chi pratica l’outdoor”

Profilassi, con norme ben precise per tutti gli allevatori delle aree limitrofe alla zona rossa, mentre proseguono gli abbattimenti dei suini nell'area interessata dall'ordinanza regionale, che prevedeva la macellazione per tutti i capi già destinati all'uso alimentare. Sono stati abbattuti già il 97% dei capi nell'area savonese, mentre su Genova continuano le operazioni, ad oggi al 50%. Sono stati invece 'risparmiati' gli esemplari da compagnia.

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L'obbiettivo è di ridurre l'ampiezza della zona rossa, per tutte quelle aree comprese tra Rapallo e Albisola, dove non sono stati registrati casi. La zona più colpita, infatti, è quella di Isola del Cantone, Ronco Scrivia, Rossiglione e Campo Ligure. La Liguria sta facendo pressioni per dare risposte celeri a tutte quelle associazioni, alle attività che si basano sull'indotto di trekking e mountain bike e alle persone che vogliono fruire dell'entroterra. Per questo motivo, sul tavolo c'è l'idea di realizzare in tempi rapidi avvisi da posizionare sul territorio, che tengano lontane le persone con scritto "Pericolo area infetta" o che contengano un 'decalogo' sui comportamenti da osservare da adottare sui sentieri, come non lasciare cibo.

Peste suina, sessanta carcasse di cinghiali rinvenute in un mese - L'APPROFONDIMENTO

Il team di esperti europei si riaggiornerà mercoledì 16 febbraio, intanto proseguono i monitoraggi che hanno registrato nelle ultime 24 ore un caso positivo a Rossiglione, portando a quota 18 i capi infetti rinvenuti in Liguria dall’inizio dei sopralluoghi.  Ad oggi i ritrovamenti di cinghiali infetti, infatti, sono 4 nel Comune di Isola del Cantone, 2 in quello di Ronco Scrivia, 3 a Campo Ligure, 4 a Rossiglione, 4 a Mignanego, 1 a Genova Est. La zona rossa comprende 114 Comuni delle province di Alessandria (78), Genova e Savona (36)

 

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