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Ecco la "Sosta della Tartaruga", una struttura che premia il turismo slow in via Caffaro. Quattro stanze, un giardino e il sogno di un laboratorio di pasticceria
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GENOVA - Nel cuore del centro di Genova ha inaugurato la "Sosta della Tartaruga", un bed and breakfast situato al quinto piano di un palazzo in via Caffaro, con splendide camere che portano il nome di una delle porte cittadine, da Porta Soprana a Porta Siberia, una sala comune, un bellissimo giardino tra i palazzi di Castelletto e il suono delle risate di chi avrà il compito di accogliere i turisti e gestire la struttura: sono Giulia, Gabriele, Chiara, Cristina, Luca, Manuel che si contraddistinguono per professionalità ed entusiasmo, tutti affetti da sindrome di down. Questo luogo speciale nasce da una mamma e un papà, Enrico Pedemonte, presidente della Compagnia della Tartaruga, che con la moglie Silvia Stagno, ha ideato e realizzato il progetto.

"Abbiamo una splendida figlia di 23 anni con la sindrome di down, Giulia, e dopo la formazione bisognava farla inserire nel mondo del lavoro: dato che le opportunità per lei non sono così facili, abbiamo pensato di costruirle un futuro"

Così in via Caffaro è stato realizzato questo spazio incantevole e curato nei minimi dettagli, dove questo gruppo di colleghi e amici potrà cimentarsi in tutti i compiti che un bed and breakfast richiede. "Abbiamo fatto in modo che ci fossero più persone disabili a lavorare, la sfida è vedere quanto riusciranno a imparare grazie a questa esperienza". Un'esperienza che premia chi va piano: "È proprio nella lentezza, infatti, che questi giovani speciali riescono a esprimere al meglio il proprio potenziale e valore aggiunto, andando incontro alle nuove tendenze del turismo e degli stili di vita slow".

Ma i giovani della "Tartaruga" sono dei veri ninja dell'ospitalità, prontissimi a questa avventura e forti del periodo di formazione di un anno. Con gli educatori della Fondazione Cepim, i primi tre mesi sono stati dedicati alle lezioni teoriche, mentre i docenti del Marco Polo e addetti specializzati che lavorano negli alberghi li hanno poi avviati alle attività pratiche, con un vero e proprio tirocinio di 6 mesi. "Sono poi state assunte altre persone che faranno da caposquadra e possiamo dire che hanno parallelamente insegnato e imparato dai nostri ragazzi", sottolinea il presidente della Compagnia che in prima persona si è impegnato per fare di un sogno realtà. 

"Abbiamo già fatto delle simulazioni con degli ospiti a partire da aprile nei weekend, che ci hanno messi alla prova"

E dopo le 'prove generali', adesso non vedono l'ora di poter accogliere i primi clienti. "Io sono pronta a tutto, dalla cucina al pulire i bagni. Certo, mi piace molto mangiare, per cui vorrei cucinare io", scherza una delle ragazze, Cristina, mentre c'è Luca che si sente più forte nel fare da Cicerone ai viaggiatori. Tutti sono grati ai genitori di Giulia per la bella opportunità e ci tengono a sottolinearlo: "Siamo una bella squadra di amici, credo che essere tra i primi b&b gestiti da giovani con la sindrome di down sia un bel segnale, poiché tutti quanti possano lavorare". Ma una volta ingranata la marcia, il sogno è poter replicare strutture simili in città o in Liguria e magari allargarsi un po', come anticipa a Primocanale Silvia Stagno.

 "Il sogno è aprire un piccolo laboratorio di pasticceria senza glutine per preparare le nostre colazioni speciali agli ospiti e magari rifornire i bar della zona"

L'inclusione parte già dai corsi a cui hanno potuto partecipare i ragazzi, come sottolinea l'assessore alla formazione di Regione Liguria Ilaria Cavo. "La formula con cui Regione Liguria ha sostenuto questo progetto di formazione, grazie ad un ente di formazione in associazione con un'impresa che si è impegnata ad assumere almeno il 60% dei ragazzi, ha portato a essere qui oggi con giovani che già lavorano con un contratto. Questo non è stato un progetto legato all'inclusione sociale, questo era destinato potenzialmente a chiunque per l'inclusione lavorativa. È la prima volta che accade e questo è il risultato. Lo dico perché spero che questa esperienza sia contagiosa. Le disponibilità ci sono.

"Già domani con questo strumento, un papà, un imprenditore, può presentare un progetto simile sia nel turismo sia in altro settore chiedendo formazione con la stessa finalità"

 

 

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