
Ci risiamo. E' un film già visto. La stagione è appena iniziata ma la Sampdoria è già in piena crisi. La figuraccia col Sudtirol e gli zero punti in classifica dopo due giornate sono già un segnale preoccupante. Nemmeno due mesi fa i blucerchiati si salvavano ai playout in modo rocambolesco - battendo la Salernitana e ringraziando soprattutto le disgrazie societarie del Brescia - ma forse tutto questo non ha portato un vero insegnamento. Oggi nell'ultima giornata del mercato estivo si attendono gli ultimi innesti della disperazione (ne servono tanti, il primo dovrebbe essere Dennis Hadzikadunic, difensore svedese di 27 anni del Rostov) ma è evidente come - al di là delle responsabilità dell'allenatore Massimo Donati e degli stessi calciatori - il vero problema di questa Sampdoria resti la società, o meglio una proprietà che continua a regalare delusioni ai tifosi ormai da quasi tre anni.
I cori dei tifosi contro Manfredi, il ruolo di Tey
Ieri i tifosi presenti a Bolzano si sono fatti sentire con cori di contestazione nei confronti del presidente Matteo Manfredi, che resta capofila e azionista della società ma che - dopo i clamorosi errori di questa stagione - oggi ha un ruolo meno centrale soprattutto dal punto di vista delle scelte sportive. Al Druso ieri era presente, a proposito, quello che formalmente non è forse il vero proprietario della società ma che di sicuro ne è il gran finanziatore, Joseph Tey da Singapore. Aver visto dal vivo una brutta figura del genere forse chissà potrà aiutarlo a capire meglio la situazione. Perché anche la riorganizzazione decisa dal club in estate non sta dando frutti e anzi sta generando solo ulteriore confusione.
Nathan Walker l'uomo delle scelte
Il manager inglese Nathan Walker è il nuovo rappresentante degli azionisti, l'uomo che - fidandosi di dati e algoritmi e non di quello che ha raccontato il campo negli ultimi mesi - ha deciso nei fatti di mettere da parte la coppia Evani-Lombardo (com'è noto, Popeye era in corsa per la panchina) affidandosi al ceo dell'area football Jesper Fredberg per la ricerca dei calciatori da inserire nella squadra e all'allenatore Massimo Donati (prima esperienza assoluta in B) per guidare la squadra.
Gli algoritmi del danese Fredberg
Tutte scelte che - al netto della necessità di spendere meno soldi possibili (per tutta l'estate il diktat è stato quello di tagliare tutto il tagliabile, ridimensionando perfino il settore giovanile e non iscrivendo neppure la squadra femminile alla Serie B) - denotano però un bel po' di presunzione. La Serie B italiana è un campionato difficile, gli algoritmi possono essere utili ma di certo non possono bastare. E così i calciatori prelevati da Fredberg - da un Jordan Ferri visibilmente fuori condizione a un Victor Narro planato direttamente dalla Serie C spagnola - stanno già facendo fatica.
Andrea Mancini frenato dalle gerarchie
Certo, alla Sampdoria c'è anche il direttore sportivo Andrea Mancini che ha portato giocatori sicuramente più adatti al campionato - come Henderson, Abdilgaard o Cherubini - ma anche loro ieri hanno faticato enormemente nel contesto di una partita disastrosa, di fatto persa dopo appena mezz'ora di gioco. Però diciamolo chiaramente: Andrea Mancini - che due anni fa con zero risorse si era mosso bene sul mercato in una situazione di grande difficoltà (basti pensare a Leoni, oggi calciatore del Liverpool e della nazionale, o allo stesso Pedrola che resta un talento da sfruttare) - in questa estate non è stato messo in condizione di agire sul mercato a mani pienamente libere, anche lui vincolato alle strategie e alle gerarchie un po' troppo tortuose di questa società. E dire che l'anno scorso il suo predecessore, l'ex ds Accardi (oggi ancora a libro paga, 600 mila euro annui fino al 2027), aveva avuto pieni poteri e anche maggiori risorse a disposizione: fu un disastro, certo, ma non è detto che la storia si debba sempre ripetere.
Donati dopo la coppia Evani-Lombardo
Oggi purtroppo questa Sampdoria sul campo è figlia di confusione e presunzione nelle scelte societarie. Basti pensare alla scelta dello stesso Donati promossa da Walker mentre Andrea Mancini - com'è noto - in estate avrebbe voluto puntare sulla conferma di Attilio Lombardo (ex vice di Evani, i due avevano comunque firmato la salvezza ai playout) e in precedenza anche su De Rossi, impossibile però da raggiungere vista l'impossibilità di una garanzia tecnica per un campionato di vertice.
Oggi la Sampdoria si trova di fronte - lo si è capito subito - a quello che sarà un altro campionato di sofferenza. Anche se siamo solo alla seconda giornata di campionato, il messaggio ai naviganti è chiaro. Una proprietà che in questi due anni ha investito circa 130 milioni - sobbarcandosi soprattutto i debiti della passata gestione - ma che deve fare i conti ancora con un bilancio in passivo (meno 40 milioni l'ultimo esercizio) e che soprattutto non è mai riuscita a trovare il passo giusto a livello sportivo.
Investimento a perdere
Viene da chiedersi per quale motivo questa proprietà - da Tey a Manfredi - abbia deciso di puntare sulla Sampdoria perché ad oggi questo investimento è in decisa perdita. I tifosi blucerchiati dal canto loro sono quasi commoventi: oltre 20 mila abbonati con una squadra e una società del genere rappresentano un atto d'amore nei confronti della maglia blucerchiata che va ben oltre la realtà. Ma questi tifosi meritano altro, la Sampdoria non può continuare a vivere questa agonia sportiva che va avanti ormai da tre anni. Se ne rendano conto in primis i signori nella stanza dei bottoni.
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