Una vocazione eclettica coraggiosa e visionaria, vera e propria officina culturale che ha utilizzato l’arte come strumento di inclusione sociale e stimolo alla creatività: è questo, in sostanza, il Teatro della Tosse, fondato nel 1975 da Tonino Conte, Emanuele Luzzati e Aldo Trionfo, la cui attività – che nel corso del tempo ha abbracciato i più vari linguaggi espressivi, dalla prosa alla danza alla musica – viene adesso riassunta nella mostra 50 anni di Teatro della Tosse curata da Giampaolo Bonfiglio, Alessio Aronne e Pier Paolo Rinaldi e ospitata nel Munizioniere di Palazzo Ducale dal 17 dicembre al 25 gennaio. Sostanzialmente, la fotografia di un cenacolo culturale che si è sempre proposto come spazio di riflessione, formazione e sperimentazione, in cui l’arte nasce dall’incontro tra etica dell'azione e dimensione poetica.
Molto più di un teatro
“Il Teatro della Tosse – sottolinea la presidente di Palazzo Ducale Sara Armella - è molto più di un teatro. È rigenerazione urbana, coinvolgimento dei giovani, scommessa sull’innovazione, esplorazione di nuovi linguaggi. E non potevamo essere che noi ad ospitare una mostra che ripercorre i 50 anni di una traiettoria culturale e sociale che ha trasformato il centro storico di Genova dialogando con le giovani generazioni e aprendosi ai loro contributi e alla loro creatività. Stiamo spingendo con convinzione in questa direzione. Questo anniversario è dunque il tassello di un mosaico che Palazzo Ducale sta realizzando insieme agli operatori culturali più significativi della città”.
Elementi scenografici del Teatro della TosseIl percorso si snoda attraverso tre sezioni
L'esposizione è un itinerario nel passato storico e in quello più recente, per raccontare l’evoluzione della Tosse, la storia “illustrata” di un teatro in movimento, di un teatro per il pubblico, che ricorda e rivive i propri protagonisti e le proprie rappresentazioni attraverso oggetti, elementi scenografici originali, costumi, video e proiezioni immersive. Un percorso suggestivo e articolato, ricco di scoperte e svolte inattese che si snoda attraverso tre sezioni - Uguali ma diversi - Dalle origini al nuovo millennio - La Stanza della Patafisica - attraversato da un filo conduttore che si riconosce nella figura di Ubu, l'iconico personaggio di Alfred Jarry che in assoluto definisce e precisa questo tipo di teatro.
Raccontata un'identità artistica
“Una mostra di pittura - o fotografia, o scultura - è semplice da realizzare: è arte tangibile, concreta, reale. Si può esporla in un museo, comprarla e rivenderla. Il teatro, invece, è arte effimera che si consuma e scompare - spiega Emanuele Conte, presidente della Fondazione Luzzati Teatro della Tosse -. Attraverso un percorso cronologico cerchiamo di raccontare un'identità artistica, a partire dalla genesi, l'humus della Genova anni '60 e '70 del 900, da cui la Tosse ha preso vita, in una città incredibilmente vivace anche dal punto di vista artistico, oltre che industriale e commerciale. E a chiudere questo viaggio, in una stanza tutta sua, Padre Ubù, il nostro santino; un nume tutelare simbolo di ironia, libertà e anarchia, che rende da sempre questo Teatro una voce libera e indipendente”.
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