GENOVA - Lunghi applausi al Teatro Carlo Felice, dove è stata accolto con favore dal pubblico il ritorno dell'opera "Beatrice di Tenda" di Vincenzo Bellini. Si tratta del penultimo titolo nella produzione del compositore, preceduto dalla più nota "Norma" e poi seguita da "Puritani". E' l'unico dramma storico di Vincenzo Bellini. Composto tra il gennaio e il marzo del 1833 su libretto del genovese Felice Romani debuttò con Giuditta Pasta protagonista alla Fenice di Venezia se pure con scarso successo, cosa che il compositore siciliano attribuì al ritardo con cui Romani aveva consegnato il libretto, anche se negli anni successivi l'opera riuscì poi ad affermarsi entrando nel repertorio dei teatri italiani.
L'allestimento, una coproduzione tra la Fenice di Venezia e il Carlo Felice, propone una scena firmata da Emanuele Sinisi, che ha creato un castello diroccato, simbolo di un decadimento irreversibile della corte. Sebbene comprensibile, questa scelta ha accentuato la staticità dell'opera, con una regia che si è limitata a coordinare le entrate e le uscite dei personaggi senza particolari acuti.
Sul podio, il direttore musicale del teatro Riccardo Minasi che ha diretto con il consueto vigore, dopo il successo di "Idomeneo", l'opera di Mozart che non era mai stata portata in scena a Genova.
Il cast, tra cui da Angela Meade nel ruolo principale, è stato lodevole. Il soprano ha dimostrato una voce straordinariamente elegante e duttile, mentre Carmela Remigio ha reso in modo impeccabile il personaggio di Agnese. Mattia Olivieri e Francesco Demuro hanno completato il quadro con passione e generosità nei ruoli di Filippo e Orombello.
Non sono mancati gli applausi finali calorosi, anche se alcuni spettatori hanno espresso qualche dissenso nei confronti degli aspetti visivi della produzione. La prima replica è prevista per domenica, alle ore 15 e il titolo, il sesto del cartellone, resterà in scena fino al 22 marzo.
IL COMMENTO
Basta con la leggenda dei medici di famiglia fannulloni
Genoa, futuro incerto e la posizione di Zangrillo va chiarita