
Non si abbassa il livello di allarme nel centro storico dove, nella notte tra venerdì e sabato, si è verificato un altro episodio di violenza finito nel sangue. Un giovane di 20 anni è finito in ospedale in codice rosso dopo aver tentato di difendere un gruppo di ragazze da molestie nella zona di San Donato, nel cuore della movida genovese.
L’intervento delle volanti della polizia e dei soccorsi sanitari ha permesso di gestire l’emergenza, ma le condizioni del ragazzo sono state giudicate serie all'arrivo all'ospedale. Erano passata da mezz'ora l'una quando il giovane, originario della Guinea e residente a Genova, si è accorto di un gruppo di connazionali che stavano importunando alcune ragazze. Senza esitare, il 20enne è intervenuto per proteggere le giovani, ma il suo gesto è stato accolto con violenza: gli aggressori lo hanno attaccato utilizzando cocci di bottiglia, ferendolo gravemente a un braccio.
Dopo l’assalto, i responsabili si sono dati alla fuga, lasciando il ragazzo sanguinante e in stato di shock. I soccorsi sono arrivati rapidamente sul posto. I militi dell’ambulanza 709 della Misericordia Genova hanno prestato le prime cure al giovane, che era ancora cosciente al loro arrivo. Trasportato d’urgenza all’ospedale Galliera, le sue condizioni sono peggiorate durante il tragitto: inizialmente classificato in codice giallo, il suo stato è stato rivalutato in codice rosso, il livello più grave, a causa della severità delle ferite riportate, in particolare al braccio.
Nel frattempo, le volanti della polizia hanno avviato le indagini ma invece d'identificare e rintracciare gli autori dell’aggressione hanno raccolto un'altra denuncia. Gli agenti hanno fermato in Stradone di Sant’Agostino, poco distante dal luogo dell’attacco, un altro giovane di 19 anni, anche lui con domicilio a Genova. Il ragazzo ha denunciato di essere stato a sua volta aggredito dallo stesso gruppo di nordafricani, ma ha rifiutato il trasporto in ospedale, nonostante le percosse subite. Questo secondo caso ha fornito ulteriori elementi agli inquirenti, che stanno lavorando per ricostruire la dinamica dell’accaduto e individuare i responsabili.
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