
Il grande errore degli inquirenti e soprattutto del magistrato allora titolare delle indagini Filippo Gebbia è stato pensare che l'assassino della segretaria Nada Cella fosse il datore di lavoro, il commercialista Marco Soracco, e non seguire, anzi scartare a priori, tutte le altre possibili piste.
Un errore gravissimo, da due in pagella per un detective.
Un omicidio avvenuto nello studio dove Nada lavorava, in via Marsala a Chiavari, il 6 maggio del 1996: esattamente 29 anni fa.
L'errore degli inquirenti ha affossato le indagini di un delitto che, si è scoperto poi, si poteva risolvere facilmente mettendo insieme i pezzi degli accertamenti svolte dai poliziotti titolari dell'inchiesta con quelle dei carabinieri che avevano rinvenuto cinque bottoni uguali a quello sporco di sangue sequestrato sulla scena del delitto in casa di una donna vista il giorno dell'omicidio in atteggiamento sospetto davanti al palazzo di via Marsala.
Questo però gli agenti lo hanno appreso solo quattro anni fa, nel 2021, dalla criminologa barese Antonella Delfino Pesce, che l'ha scoperto effettuando una ricerca sui delitti irrisolti e ha permesso di riaprire il cold case.
IL COMMENTO
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