Cronaca

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Viaggio nella frazione della Val d'Aveto dove viveva la famiglia della segretaria uccisa: i pochi abitanti rimasti seguono con apprensione il processo per la tragedia avvenuta il 6 maggio del 1996 nel centro di Chiavari
2 minuti e 21 secondi di lettura
di Michele Varì

Alpepiana, frazione di Rezzoaglio, è un grumo di case posto nel verde della Val d'Aveto, il paese dove Nada Cella ha vissuto l'infanzia ed era andata anche il giorno prima di essere uccisa nell'ufficio di Chiavari dove lavorava, quel tragico 6 maggio del 1996, esattamente ventinove anni fa.

Quella palazzina rosa rimasta chiusa

Lassù, nell'entroterra a 900 metri di altitudine, in primavera un paradiso di fiori e profumi, al confine con la provincia di Piacenza, anche se quasi tutte le case, come la palazzina rosa di tre piani della famiglia Cella, hanno le serrande abbassate, i pochi abitanti rimasti non hanno dimenticato quella ragazza, che ora riposa nel cimitero del paese, accanto al papà Bruno, stroncato dal dolore, da un infarto, proprio mentre transitava con la sua auto davanti al camposanto. Accanto anche a Corrado, il marito della sorella, ucciso ancora giovane da una malattia.

"Speriamo sia fatta giustizia"

Nessuno quassù ha dimenticato Nada, che aveva 24 anni, e ora, per la prima volta,  tutti sperano che venga fatta giustizia perché l'anniversario quest'anno arriva nei giorni del processo avviato ai due imputati, Anna Lucia Cecere, accusata dell'omicidio, e il commercialista datore di lavoro Marco Soracco, che avrebbe favorito la presunta assassina.

Fabio: "Ero un bambino, ma ricordo Nada"

Fra le persone che ricordano Nada c'è Fabio Cuneo, che era bambino quando la ragazza è stata uccisa, e ora spera che Nada possa finalmente avere giustizia.

Ida: "La mamma Silvana merita rispetto" 

Tanti i ricordi invece di Ida, da poco rimasta vedova, la mamma di Debora, una delle due migliori amiche di Nada ascoltate come testimoni al processo. "Nada era sempre in casa nostra, era una ragazza serena e bellissima, speriamo abbia finalmente giustizia anche per la mamma Silvana, che merita finalmente un po' di pace".

Giovedì l'udienza del processo aperto grazie a una criminologa

La prossima udienza per il processo per la morte di Nada Cella ci sarà giovedì otto maggio: davanti ai giudici della corte di Assise altri testi citati dal pm Gabriella Dotto che coordina le indagini riaperte nel 2021 grazie a una criminologa Antonella Delfino Pesce capace di scoprire che nel '96 nessuno aveva detto ai poliziotti titolari dell'inchiesta che i carabinieri avevano sequestrato 5 bottoni in casa di Cecere uguali a quello sporco di sangue trovato sotto il corpo agonizzante di Nada.

Da lì la clamorosa riapertura del caso e il rinvio a giudizio della donna, già indagata e archiviata dal pm di allora Filippo Gebbia nel giro di cinque giorni, del datore di lavoro Marco Soracco e dalla mamma di lui, poi uscita di scena perché, come riferisce una relazione medico legale presentata dal suo avvocato Andrea Vernazza, ultra novantenne e incapace di stare a processo.

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