Cronaca

In tribunale a Genova le testimonianze dei sopravvissuti che raccontano ai pm il giorno del crollo: "Il ponte si è mosso sotto i nostri piedi" ricorda Eugenio Babin miracolato insieme alla compagna
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GENOVA -"Ho iniziato a vedere gente in pigiama che gridava, allora mi sono resa conto che era successo qualcosa. Ho alzato la testa e ho visto il furgone verde della Basko sull'orlo poi nulla, ho capito allora che era crollato il ponte...".

Sono le parole di  Franca Biondi, residente di via Fillak, la prima teste sentita dai giudici nel primo giorno dell'istruttoria nel corso del processo per il crollo di ponte Morandi avvenuto il 14 agosto 2018 che causò la morte di 43 persone e che vede alla sbarra 58 imputati fra cui i vertici di Autostrade per l'Italia e di Spea e funzionari del ministero delle Infrastrutture (Leggi qui).

Oggi è stata la volta delle testimonianze delle parti lese: si parte dai sopravvissuti. 

Le testimonianze al via alle 10,25. La prima a chiedere di essere sentita è appunto Franca Biondi, residente di via Fillak che ha raccontato gli attimi del crollo. Lei non era sul ponte ma il ponte l'ha visro crollare davanti ai suoi occhi. "Sono passata (in macchina ndr) sotto al ponte, ho girato per via Fillak e ho sentito un boato, mi sono fermata e tornata indietro in modo automatico in mezzo a questo polverone, un macello di polvere, non capivo, poi ho iniziato a vedere gente in pigiama che gridava, allora mi sono resa conto che era successo qualcosa. Ho alzato la testa e ho visto il furgone verde della Basko sull'orlo poi nulla, ho capito che era crollato il ponte, sono tornata indietro, tremavo come una foglia, è stata dura riuscire a reagire, una situazione irreale" (leggi qui).

Il secondo teste è Eugenio Babin di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) che quel giorno della vigilia di Ferragosto di quattro anni fa era diretto con la compagna in Costa Azzurra: "Eravamo partiti per le vacanze, ero in macchina con mia moglie Natalya. C'era butto tempo e non tanto traffico. La strada era stretta e andavamo piano. Seguivo le altre auto, eravamo sul ponte quando improvvisamente si è mosso sotto i nostri piedi, siamo stati sollevati e poi precipitati giù. E' successo tutto improvvisamente, pensavo di avere sbagliato qualcosa io, siamo caduti nel vuoto. Ricordo la sensazione di vuoto, sono rimasto cosciente ma mentre cadevo avevo gli occhi chiusi, in modo automatico (Leggi qui).

Subito dopo è la volta della moglie Natalja Yelinia: "Stavamo andando in Francia, la macchina ha iniziato ad alzarsi, sembrava di essere su un ponte mobile, come essere in salita. Avremmo voluto scendere dalla macchina (...) Pioveva fortissimo, non ci rendevamo conto di essere sul ponte. Poi il vuoto (...) Mio marito ha visto che un pezzo del ponte era caduto Siamo caduti (...), poi non si capiva, siamo stati sbattuti a destra e sinistra, poi il silenzio e ci siamo ritrovati in quella fossa coperti dalle macerie.(Leggi qui).

Il quarto a raccontare quei drammatici momenti è il vigile del fuoco di Savona ed ex calciatore di Cagliari e Savona Davide Capello. "Ero uscito dalla galleria quando ho sentito un rumore sordo, una voragine e sono volato giù insieme al ponte. Mi sono infilato in un muro di cemento.  Ho sentito come uno 'stock', un rumore e poi si è aperta la voragine" (leggi qui).

Poi è la volta di Daniele Dubbini, musicista di Sarzana che rientrava a casa dopo un concerto a Cuneo. "Ero sul ponte dopo la curva, (ho avvertito lo ndr) sgretolarsi di un pilone, forse (era ndr) un tirante in diagonale, uno (...) sulla mia sinistra. Non ho realizzato (cosa era successo ndr), la visuale era ostruita da camion bianco(...) Ci sono (traumi ndr) che mi porto ancora adesso: i viadotti e le gallerie li evito, a Genova sono sono mai più venuto in auto e in caso di guida sotto la pioggia inizio a non sentirmi al sicuro. Ho paura. Da quel giorno faccio molta fatica a muovermi" (Leggi qui).

Dopo una breve pausa, ritornano in aula i giudici e riprendono, poco dopo le 11,30, le testimonianze dei sopravvissuti del crollo del ponte Morandi: è la volta di Giorgia Fassone di Ivrea e subito dopo del fidanzato Daniele Pau. Erano a bordo di una Bmw, insieme, stavano andando a Genova a prendere la nave dal Piemonte. Racconta Giorgia Fassone: "Usciti dalla galleria era come se ci fosse polvere, abbiamo visto come se un pilastro ci venisse addosso (...). Il mio compagno mi ha detto di scappare, e ha fatto inversione, infatti la nostra auto è rimasta bloccata in contromano". Poi la decisione di fuggire a piedi: "Ci siamo trovati Luigi Fiorillo sul cofano, gridava di scappare (...) Siamo scappati nella galleria. Non dormo ancora oggi, non faccio più ponti e non passo neppure sotto i ponti. Ho attacchi d'ansia, dopo sei mesi di terapia sono migliorata, sto imparando a gestire l'ansia alla vigilia dei viaggi" (Leggi qui).

Dopo Giorgia è la volta del fidanzato Daniele Pau che ricorda: "Sulla destra ho visto qualcosa di nero allentarsi e sgretolarsi. (...). Ho visto le luci delle macchine sparire. Sono in terapia con lo psicologo per ansie e attacchi di panico, dormendo ancora adesso mi sveglio di colpo (...) Ora la situazione è migliorata, ma i ponti se posso li evito, non ci piacciono" (Leggi qui).

Poi è la volta di Giorgio Bottaro residente di via Porro: "Mi trovavo in casa a centro metri dal pilone, ho sentito un fragore. Prima c'è stata una 'nebbia', poi dopo un minuto non c'era più il ponte ma solo un moncone, una situazione surreale. Per otto mesi (ho avuto) attacchi d'ansia e di insonnia, anche sul lavoro, poi i disagi per le chiusure e il cantiere per due o tre anni (Leggi qui).

Quindi è Gianluca Ardini a raccontare il momento del crollo. "Ero con il mio collega Luigi Matti Altadonna. Stavo guardando il tablet quando ho visto l'asfalto deformato e siamo andati giù, sono rimasto appeso per circa quattro ore con la punta del furgone in giù. La cintura mi ha salvato la vita. Non ricordo se davanti avevamo altri veicoli. Ricordo l'asfalto che si sbriciola e le crepe". L'avvocato della difesa chiede ad Ardini se ha sentito dei rumori prima del crollo. "Il mio collega ha urlato e poi ho sentito, in un frazione di secondo, tipo un fulmine, un boato" conclude Ardini (Leggi qui).

Gaspare Cavaleri, dipendente Amiu, è l'ultimo teste ascoltato oggi, lui si trovava nell'isola ecologica dell'azienda proprio sotto al ponte qualche secondo prima che crollasse il 14 agosto del 2018. "Sono sceso dal camion, ero sotto il filo del ponte, ho sentito un boato e mi sono messo accanto a un muro", racconta in aula. Sono finito contro un muro. Il pilastro è caduto vicino a me e a un collega". Cavaleri è scosso, scoppia in lacrime. Solo dopo qualche secondo riesce a proseguire: "Non ho avuto conseguenze fisiche, ora dormo tre ore per notte e fumo tre pacchetti invece di uno, io che dormivo più del letto. Se sento le ambulanze mi vengono i brividi (leggi qui).

Nella giornata di domani, martedì 13 dicembre, saranno ascoltati altri teste tra sopravvissuti e testimoni oculari dell'accaduto.