Testimonianze al via alle 10:25 di lunedì 12 dicembre al tribunale di Genova: a parlare, all'interno delle udienze per il crollo di ponte Morandi, sono i testimoni sopravvissuti.
Giorgio Bottaro residente di via Porro racconta quei drammatici giorni e le conseguenze: "Mi trovavo in casa a centro metri dal pilone, ho sentito un fragore. Ero con mia moglie Irene. Prima c'è stata una 'nebbia', poi dopo un minuto non c'era più il ponte ma solo un moncone, una situazione surreale. Stavamo per partire per le ferie con un bambino piccolo. Siamo scappati via. I problemi sono nati dopo abitando vicino (al ponte crollato ndr). Per otto mesi (ho avuto) attacchi d'ansia e di insonnia, anche sul lavoro, poi i disagi per le chiusure e il cantiere per due o tre anni. Siamo stati seguiti dallo psicologo e da un centro di salute mentale della As3. Adesso va meglio".
L'avvocato Cesareo chiede a Bottaro di spiegare più nel dettaglio i disagi vissuti correlati ai primi giorni del crollo. "Ci siamo trovati fuori casa e per accedere dovevamo mostrare i documenti, avevamo un muro fittizio davanti, anche solo per portare il figlio all'asilo dovevamo fare un lungo giro. Per una settimana siamo stati sfollati".
IL COMMENTO
Il senso civico di Besi
Fare sindacato non vuol dire che il governo sbaglia tutto