GENOVA-Al banco degli imputati per il crollo di ponte Morandi, la tragedia che il 14 agosto 2018 spezzò la vita di 43 persone e devastò Genova e la sua economia, nomi chiave come quello di Giovanni Castellucci, Michele Donferri Mitelli e Paolo Berti. Davanti alla corte anche le 178 persone elencate sul documento depositato in giornata dai pm in vista della prima udienza, i testimoni. Tra quelli, anche l'ad di Autostrade per l'Italia Roberto Tomasi.
Tra coloro che sono chiamati a testimoniare dai pubblici ministeri Massimo Terrile e Walter Cotugno Gianni Mion, l'ex presidente di Edizione, la cassaforte della famiglia Benetton, gli ex ministri Antonio Di Pietro e Graziano Delrio, tutti quelli che si occuparono dei lavori di retrofitting negli anni '90 della pila 11, gli investigatori, i consulenti e i testimoni oculari.
Al tavolo dei testimoni chiamati dall'accusa ci sarà anche l'attuale Ad di Autostrade per l'Italia, Roberto Tomasi, simbolo del 'nuovo corso' della società, che però sedeva nel consiglio di amministrazione già da prima che il ponte crollasse uccidendo quasi 50 persone. Sarà interessante capire cosa l'executive manager avrà da dire di fronte al giudice.
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Cinquantanove le persone imputate, tra ex vertici e tecnici di Aspi e Spea, dirigenti ed ex dirigenti del ministero delle Infrastrutture e funzionari e del Provveditorato. Le accuse, a vario titolo, sono omicidio colposo plurimo, omicidio stradale, crollo doloso, omissione d'atti d'ufficio, attentato alla sicurezza dei trasporti, falso e omissione dolosa di dispositivi di sicurezza sui luoghi di lavoro. Per i pubblici ministeri buona parte degli imputati immaginava che il ponte sarebbe potuto crollare ma non fecero, comunque, nulla.
La prima udienza, prevista per il 7 luglio, vedrà due maxi aule da usare in contemporanea. L'allestimento prevede l'utilizzo della tensostruttura montata nel cortile del tribunale, allestito già durante l'incidente probatorio celebrato durante la pandemia, e l'aula magna, dove si erano già tenuti i processi per i fatti del G8 del 2011.
IL COMMENTO
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