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GENOVA - 24 ore di ansia e preoccupazione per la famiglia di Luciana, la donna scomparsa dall'ospedale Galliera di Genova. Dopo i forti appelli dei figli è stata ritrovata nel primo pomeriggio di oggi che vagava in solitudine su un autobus a Cornigliano, fortunatamente sembra in buone condizioni.

La donna era infatti uscita dall'ospedale autonomamente intorno alle 7 e mezza della giornata di ieri, lunedì 9 gennaio, da quel momento la famiglia non ha avuto più sue notizie.

Ricoverata all'ospedale Galliera dall'inizio dell'anno, la donna di 76 anni soffre di demenza senile, problemi di cuore e al momento è affetta da polmonite; i figli hanno lanciato l'allarme: "Aiutateci a ritrovarla, fuori fa freddo ed ha solo un pile addosso".

Dopo un'intera giornata di ricerche e appelli la donna è stata ritrovato in stato confusionale su un mezzo dell'Amt che circolava nel quartiere di Cornigliano tra l'una e le due di questo pomeriggio. Ora si trova con le autorità e presto i figli potranno riabbracciarla.

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Condannati a 2 anni ciascuno per lesioni. E' la sentenza pronunciata, nella tarda mattinata di oggi, dal giudice Marta Bossi nel processo che vede imputati Ignazio Amato ( 29 anni originario di Palmi), Francesco Cipri ( 40 originario di Agrigento) e Giuseppe Martinello (45 anni anch'egli originario di Agrigento) accusati di lesioni per aver preso a sprangate - nel maggio del 2019 a Ventimiglia - Moussa Balde, 23 anni originario della Guinea.  Il giovane, pestato per un presunto/ tentato furto, irregolare sul territorio nazionale,  si tolse la vita pochi giorni dopo - il 23 maggio del 2019 - impiccandosi nel CPR di Torino.

Una sentenza molto attesa soprattutto da gruppi di attivisti che si sono radunati questa mattina davanti al tribunale di via XXV aprile chiedendo giustizia. 

" Una sentenza equilibrata - ha dichiarato Marco Bosio, legale dei tre imputati - che ha riconosciuto le attenuanti generiche in misura equivalente rispetto alle aggravanti contestate"

" La condanna è significativa e correttamente adeguata alla gravità del fatto". Il commento di Gianluca Vitale, legale della famiglia Balde

GENOVA - E' l'ennesimo caso di violenza di genere quello accaduto ieri, lunedì 9 gennaio, nel quartiere di Marassi a Genova: un uomo è stato arrestato per stalking dopo aver minacciato di morte l'ex fidanzata.

Dopo la tragedia di Giulia Donato, uccisa dal suo fidanzato con un colpo di pistola a Pontedecimo lo scorso 4 gennaio, l'anno nuovo si apre con tristi episodi di violenza, questa volta però sembra concludersi nel migliore dei modi.

GENOVA, GUARDIA GIURATA UCCIDE LA FIDANZATA: POI SI TOGLIE LA VITA - LA NOTIZIA

GENOVA - Sette migranti di colore sono stati trovati a bordo del cassone di un tir con targa rumena all'uscita del casello autostradale di Genova Est, a Staglieno. 

Dalle prime informazioni sembrerebbe che gli stranieri si fossero nascosti sul mezzo pesante nella speranza di oltrepassare il confine con la Francia. A insospettire l'autista sono stati alcuni rumori provenienti dal cassone, appena si è fermato iin prossimità del casello ha sentito le urla e poi, dopo avere aperto il cassone, ha visto gli stranieri. Alcuni apparivano provati, stanchi e affamati, forse infreddoliti. Appena scesi dal camion si sono sdraiati a terra esausti.

GENOVA - Ancora una aggressione all'interno del carcere di Genova Marassi. Nel corso della mattinata un detenuto della sesta sezione ha aggredito un poliziotto con la ciotola usata per il cibo. L'agente è stato colpito in testa. Visto le ferite riportate il poliziotto è stato costretto al trasporto al pronto soccorso. A darne notizia è il segretario regionale della Uil polizia penitenziaria Fabio Pagani. 

L'autore dell'aggressione è un detenuto di origine nigeriana che in passato si era reso protagonista di comportamenti violenti. "Si tratta di un detenuto con gravi problematiche comportamentali - spiega Pagani -, da giorni “spalma” i propri escrementi all’interno della camera detentiva, straccia i fili della corrente e tenta di sradicare il pavimento".

Alla vigilia di Natale un'altra aggressione portata avanti da sei detenuti aveva costretto due agenti della polizia penitenziaria alle cure mediche al pronto soccorso per le ferite riportate (Leggi qui)

Il segretario regionale della Uil polizia penitenziaria denuncia "che i nostri penitenziari sono sempre più terra di nessuno. Praterie di conquista dei violenti e dei boss che impongono regole e codici. D’altro è ben chiara l’impotenza degli agenti penitenziari chiamati a sorvegliare, da soli, centinaia di detenuti. Agenti che non possono contare su alcuna arma o mezzo di difesa e debbono, quindi, affidarsi ai soli mezzi di cui possono disporre : buon senso, tolleranza, arguzia, intelligenza, professionalità. Vogliamo solo auspicare che non sia necessaria una immane tragedia perché il pendolo emotivo, che regola l’attenzione verso il carcere, faccia accendere i riflettori sulle degradate, incivili, illegali condizioni della detenzione e sulle infamanti condizioni di lavoro" conclude.