Vai all'articolo sul sito completo
GENOVA - Una barca a vela ha scuffiato ed è affondata ieri pomeriggio al largo di Arenzano. La sala operativa dei Vigili del fuoco ha inviato sul posto l'elicottero Drago 60 con i sommozzatori a bordo e, via mare, un'altra squadra di sommozzatori.
 
Dall'elicottero giunto sul posto si sono tuffati i sommozzatori che hanno constatato l'affondamento dell'imbarcazione.
 
I naufraghi avevano raggiunto la riva a nuoto. La squadra di sommozzatori arrivata via mare con il battello pneumatico, si è immersa per riportare in superficie la barca e, assicurato il galleggiamento, trainarla fino al porto di Arenzano.

Tamponamento poco prima delle ore 8 in autostrada, sulla A10, tra i caselli di Pegli e Genova Aeroporto: coinvolte un'auto e una moto, un ferito e lunghi chilometri di code. Alle ore 8 infatti gli incolonnamenti di auto avevano già raggiunto i 6 chilometri tra Genova Pra' e Aeroporto in direzione di Genova. Le code si sono risolte verso le ore 9.

Sul posto il 118, con l'ambulanza della Croce Verde Pegliese: un ferito, con traumi agli arti, è stato portato in codice giallo al pronto soccorso dell'ospedale di Genova Voltri. 

Non è la sola situazione critica: la coda in autostrada riguarda l'ultimo tratto della A7 verso Genova Ovest, a causa del traffico intenso sulla viabilità ordinaria, dovuto anche a un incidente avvenuto in via Buozzi a Genova dove si sono scontrati una auto e una moto. 

Coda anche sulla A26 a causa dei cantieri: dall'alba ci sono 2 chilometri di code tra il casello di Masone e l'imbocco della A10 all'altezza di Genova Voltri.

 GENOVA - Al processo Morandi tornano sotto la lente i sensori che avrebbero potuto segnalare in tempo il crollo e invece non erano neppure più installati. Ne parleranno i due testi che compariranno oggi dalle 10 nella tensostruttura di palazzo di giustizia per la prima delle tre udienze della settimana.

Il primo testimone dell'accusa sarà Alessandro Paravicini, amministratore unico della Tecno El ditta specializzata in monitoraggi che fu contattato da Autostrade per l'Italia nel 1991 per installare su tre pile del Morandi, la 9, la 10 e la 11, 24 sensori (otto per pila) in grado di rilevare variazioni di calcestruzzo precompresso degli stralli. Sensori prodotti in Giappone ma, ed ecco la prima anomalia, non collegati a nessun sistema di acquisizione dei dati.

Proprio durante l'installazione dei sensori erano in corso i lavori di manutenzione della pila 11 con la verniciatura degli stralli che, quasi per caso, fecero scoprire gravi ammaloramenti sulla stessa che per questo poi messa in sicurezza con i lavori di retrofitting effettuati con cavi esterni al calcestruzzo progettati dall'allievo di Morandi, l'ingegnere Pisani.

Agli inquirenti Paravicini ha raccontato che nel 2000 Gabriele Camomilla, direttore centrale delle Manutenzioni per Autostrade, uno degli imputati del processo, aveva richiesto dei fondi per mettere in sicurezza, dopo la pila 11, anche la 10 e la 9, che ha causato il crollo del 2018, perché si riteneva che potevano essere allo stesso modo ammalorate. Parliamo di 18 anni prima del crollo.

Il sistema di monitoraggio con 68 sensori sulle pila 11 appena rifatta e quello con meno sensori sulle pile 9 e 10 non funzionò mai bene perchè non collegato con un'adeguata centrale di acquisizione dei dati, che fra l'altro era dislocata in un locale sotto l'impalcato, lato Savona, dove vi dormivano dei clochard. Anche per questo nel '98 questo il sistema di sensori venne abbandonato.

E da allora e sino al 2005 sul viadotto Polcevera non ci fu nessun sistema di monitoraggio da parte della Tecno El di Paravicini.

Nel 2005 Aspi richiede un sistema di sensori sul Polcevera che viene terminato nel 2007 con l'ausilio di fibre ottiche e che rimase in funzione sino al 2016 con l'acquisizione dei dati via web attraverso una piattaforma a cui poteva accedere la Tecno El e Autostrade per l'Italia.

Un sistema che però venne interrotto nel 2016 perché i cavi vennero tranciati nel corso di lavori sull'impalcato svolti dalla Pavimental. Autostrade però, a conferma della superficialità con cui operava, tentò di capire i motivi del non funzionamento dei sensori solo dopo otto mesi.

Nel 2017 Tecno El propose presentò un'offerta per un progetto di ripristino del sistema di monitoraggio, a cui Autostrade non diede però una risposta sino al maggio del 2018, vigilia della tragedia, quando Aspi fa sapere che i sensori non servono più perché si intende intervenire in modo strutturale sulle pile 9 e 10 con due progetti di retrofitting.

Una decisione che lascia un dubbio angosciante: con i sensori in funzione la tragedia si poteva evitare e le 43 persone decedute nel crollo potevano essere ancora in vita?

Paravicini, il mago dei sensori, agli inquirenti che interrogarono dopo la tragedia rispose dicendo che se le cause del crollo sono stati ammaloramenti progressivi avvenuti in una lasso di tempo di minuti, di certo i sensori avrebbero potuto permettere di rilevarlo e di conseguenza di diramare l'allarme. E oggi, c'è da scommetere, su questo punto si parlerà molto nell'aula del tribunale di Genova.

Il tema dei sensori e del monitoraggio del Morandi sarà approfondito in aula anche dopo Paravicini quando davanti ai giudici Lepri, Baldini e Polidori in aula ci sarà un suo collaboratore, Andrea Caliò.

CAIRO MONTENOTTE - Si svolgeranno oggi pomeriggio alle 15, nella chiesa di San Lorenzo a Cairo Montenotte i funerali di Elia Rossi, 26 anni, morto in un tragico incidente d'auto, avvenuto nella notte tra venerdì e sabato sulla variante del Vispa, nel Savonese.

Elia viaggiava assieme a due suoi amici, che sono rimasti feriti in modo non grave, quando ha perso il controllo della macchina andandosi a schiantare contro il guardrail, che a causa dell'impatto ha distrutto il parabrezza ed è entrato nell'abitacolo. Un epilogo tragico per Elia Rossi, morto sul colpo mentre stava tornando a casa dopo aver trascorso la serata in discoteca.

Auto contro guardrail, a perdere la vita è Elia Rossi: aveva 26 anni - LEGGI QUI

Rossi si aggiunge alla lista di morti causati da incidenti stradale in Liguria: nel savonese, solo una settimana fa a morire è stato Andrea Mileto, 17 anni, sbalzato per diversi metri e poi finito contro il muraglione che costeggia l'Aurelia tra Finale Ligure e Borgio Verezzi dopo un frontale con un'auto mentre viaggiava con la sua moto da cross.

Il tuo browser è obsoleto.

GENOVA - Le sette persone sfollate dai propri appartamenti dopo il crollo di un'ala di una palazzina in ristrutturazione avvenuto a Moneglia andranno da alcuni parenti e in strutture mese a disposizione.

"Poteva essere una strage - ha detto Giulia Dezza, consigliere comunale di Moneglia -. Ho sentito in boato e quindi sono andata sul posto poco dopo le 21.30 di ieri sera. Pensare che per tutto il pomeriggio di sabato la ditta appaltatrice dei lavori aveva lavorato all'interno dello stabile crollato''.

Uno choc per la cittadina rivierasca che a pochi giorni dalla stagione turistica vede la chiusura di via Cavour, via Mazzini e piazza Cavour. I vigili del fuoco lavorano assieme ai carabinieri per capire le cause e soprattutto per mettere in sicurezza la zona mentre una squadra ha provveduto a isolare la rete gas dell'area. 

Il bilancio tracciato all'alba di domenica è di nessun disperso o ferito, ma ci sono sette sfollati che abitano nelle palazzine limitrofe che per precauzione sono state allontanate dalle loro abitazioni causa dei ponteggi dell'hotel pericolanti. Chiuse le gallerie che portano a Moneglia fino alle ore 3.

Il cedimento, definito importante dalla centrale operativa dei vigili del fuoco, è avvenuto alle 21.45 di sabato 13 maggio, fra via Mazzini e piazza Garibaldi.
 
Subito sono state avviate le ricerche dei pompieri per eventuali persone sotto le macerie. Ma dalle prime verifiche svolte dai vigili del fuoco del distaccamento di Chiavari, carabinieri e agenti della polizia locale non ci sarebbero dispersi, anche perché al momento del crollo la struttura era vuota. La conferma che nessuno si trovasse nella struttura arriva poi nella notte: alle 4 le squadre dei Vigili del Fuoco hanno fatto ritorno sia a Chiavari sia a Genova.
 
Sul posto per prestare soccorso a eventuali feriti anche i militi e gli operatori del 118 oltre ai Carabinieri. Allertati anche i pompieri del progetto Usar (Urban Search And Rescue) specializzati nelle attività di soccorso fra le macerie oltre alle unità cinofile. In tutto sono intervenuti in 13.