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Sul posto un veterinario per effettuare i prelievi necessari a capire se gli animali avessero la malattia
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GNEOVA-Una pandemia nella pandemia. La peste suina africana desta preoccupazione in tutta Italia mentre Liguria e Piemonte corrono ai ripari dopo il ritrovamento, a inizio gennaio, di alcuni cinghiali morti infetti. Oggi il ritrovamento di quattro nuove carcasse, in Valle Stura, nei comuni di Campo Ligure, Isola del Cantone e Rossiglione: in corso le verifiche per capire se positive al virus.

Arrivata probabilmente dai Balcani, sono 18 i casi di carcasse con la peste suina confermate tra Liguria e Piemonte. La prima trovata e segnalata da un cacciatore a Isola del Cantone, in Valle Scrivia. (LEGGI QUI). Scattato l'allarme per l'alta resistenza del virus, capace di sopravvivere anche al congelamento, e la possibilità di un contagio nazionale che andrebbe a minare buona parte dell'economia italiana: già l'otto gennaio l'Ambito Territoriale di Caccia di Genova raccomandava uno stop completo alla caccia per tentare di contenere il virus. Iniziato mercoledì 19, il monitoraggio deciso da Regione Liguria ha portato al ritrovamento tra mercoledì e giovedì di altre quattro carcasse di cinghiali morti, sempre in Valle Stura, nei boschi di Campo Ligure e Rossiglione. Sul posto del ritrovamento è arrivato il veterinario per i prelievi necessari a capire se gli animali fossero infetti. 

La peste suina africana è una malattia virale che colpisce suini e cinghiali, altamente contagiosa e spesso letale per gli animali che non è, invece, trasmissibile agli esseri umani. Il pericolo starebbe proprio nelle gravi ripercussioni che avrebbe sull'economia italiana se uscisse dalla zona infetta delimitata in 114 comuni tra Liguria e Piemonte. Per questo sono bastati pochi giorni dalle conferme arrivate dal Centro di referenza nazionale per le pesti suine (Cerep) dell'Istituto zooprofilattico sperimentale di Umbria e Marche per una nuova ordinanza. Arrivata dal Ministero della Salute e il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, impone un vero e proprio 'lockdown' dei boschi: vietata la caccia per almeno sei mesi nella "zona infetta" ma non solo, anche pesca, trekking, raccolta di funghi e tartufi e mountain biking. Alta la pena per chi infrange le regole con il rischio di 3 mesi di carcere e multe salate

Peste suina: passeggiate e giri in bici vietati nei boschi-L'ORDINANZA

Roberto Moschi, responsabile del servizio veterinaria di Alisa, ha fotografato la situazione:

"La situazione è gravissima. La zona infetta, quella che si trova in Liguria, parte praticamente da Recco e arriva fino ad Albisola prendendo tutto l'entroterra."

Ieri il tavolo tecnico della Regione Liguria per affrontare l'emergenza e la nuova ordinanza regionale che spiega cosa si può fare e non nei dintorni delle aree boschive all'interno della zona rossa. Tra i punti affrontati nel testo dell'ordinanza c'è il via libera alle attività all’aperto su strade comunali, provinciali e private asfaltate per consentire specialmente il ritorno alla propria abitazione, così come alla libera circolazione nelle aree verdi e nei parchi cittadini, sui moli, sul lungomare, nelle spiagge, dove però persiste il divieto di lasciare liberi cani, gatti e altri animali domestici. In caso di necessità di interventi di manutenzione, i gestori potranno entrare nella zona rossa e transitare per riparare eventuali guasti. Come già specificato in precedenza, resta consentito il taglio della legna così come potranno procedere i cantieri di intervento già avviati prima della entrata in vigore dell'ordinanza ministeriale.

Peste suina, arriva l'ordinanza regionale: ristori, regole e deroghe-IL VERTICE

Uno dei punti caldi della nuova ordinanza regionale è la disposizione di abbattere immediatamente e macellare i suini in attività familiari, destinati all'autoconsumo, così come l'abbattimento dei cinghiali nelle Zac, zone di addestramento cani. È stata decisa anche l'immediata macellazione dei suini negli allevamenti bradi e semibradi e lo stesso negli allevamenti misti cinghiali e suini con divieto di ripopolamento fino ai prossimi sei mesi. Sono proprio questi i punti che hanno fatto infuocare gli animi di alcuni gruppi animalisti, tra cui la Lav, Lega anti vivisezione, che ritiene "immotivata per la tutela della salute, crudele nei confronti degli animali, da ritirare." Per questo l'associazione ha annunciato il ricorso al Tar. Sono molte le persone a Genova che possiedono un animale da compagnia fuori dagli standard, nessun cane o gatto, ma un maialino. Tra queste anche una donna genovese, sostenuta dalla Lav, che le è stato intimato di macellarlo. L'associazione animalista invita "tutte le persone nella stessa situazione a non adempiere alla intimazione tanto più poiché non scritta e di non permettere l'ingresso di estranei nelle proprietà per far prendere gli animali". 

Se da una parte si schiera chi ritiene l’ordinanza crudele, dall'altra c'è chi pensa che "non si possa più stare alle logiche animaliste", come il vicepresidente e assessore all'agricoltura Alessandro Piana: "Non si può vivere in continua emergenza, in situazioni di degrado urbano e animale che si perpetuano dalle principali città alle campagne. Non si può sottostare a certe logiche animaliste, cercando poi ristori economici al mondo rurale come unica risposta". 

"Le Regioni ben poco possono fare rispetto ad una legge nazionale, unica in Europa a sancire i due giorni settimanali di silenzio venatorio e a imporre una serie di limitazioni -scrive in una nota Piana -: ad esempio la caccia ai cinghiali per due soli giorni alla settimana e la protezione di tutta una serie di animali alloctoni in netto contrasto con la fauna autoctona, sempre più pericolosamente in diminuzione. Altro punto fondamentale: gli abbattimenti dei maiali di allevamento si rendono necessari per scongiurare il rischio contagio che porterebbe a un fermo dell'intero settore. Abbiamo pertanto già individuato indennizzi congrui che non calpestino la dignità degli allevatori - conclude la nota - oltre che finalizzati agli smaltimenti delle carcasse". A protestare contro l'ordinanza regionale e ministeriale anche il mondo del trekking.  Arrivata la petizione dei liguri "NO all'ordinanza che impedisce il trekking!" contro il lockdown dei boschi previsto per almeno i prossimi sei mesi (LA NOTIZIA).

 

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