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Da Recco ad Albisola e nell'entroterra off-limits se non in possesso di una deroga. La sanzione, se trovati ad infrangere le regole, è penale
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GENOVA-È allarme in Italia per la diffusione della peste suina africana. Oggi l'ordinanza ministeriale che vieta la caccia in trentasei comuni liguri, tra cui Genova, ma non solo: per almeno sei mesi niente più pesca, raccolta di funghi o tartufi e mountain biking per i boschi tra il basso Piemonte e il genovesato, dove non sarà consentito nemmeno passeggiare o portare a spasso il cane.

Dopo il primo caso accertato al confine tra Liguria e Piemonte, a Ovada, sono stati diversi gli ungulati trovati morti positivi alla malattia virale: tre, per adesso, i cinghiali contagiati tra il basso Piemonte e Isola del Cantone.

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L'ordinanza arrivata dal Ministero della Salute, d'intesa con il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, vieta alcune attività umane all’aperto che possono comportare un rischio per la diffusione della malattia nel territorio di 36 comuni liguri: Arenzano, Bogliasco, Ceranesi, Ronco Scrivia, Mele, Isola del Cantone, Lumarzo, Masone, Serra Riccò, Genova, Campo Ligure, Mignanego, Bargagli, Busalla, Savignone, Torriglia, Rossiglione, Sant’Olcese, Valbrevenna, Sori, Tiglieto, Campomorone, Cogoleto, Pieve Ligure, Davagna, Casella, Montoggio Crocefieschi, Vobbia, Albisola Superiore, Celle Ligure, Stella, Pontinvrea, Varazze, Urbe e Sassello.

Lo stop alla caccia era già stato annunciato l'otto gennaio dopo la conferma arrivata prima dall'Istituto zooprofilattico sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle d'Aosta e poi dal Centro di referenza nazionale per le pesti suine (Cerep) dell'Istituto zooprofilattico sperimentale di Umbria e Marche. Formalizzata solo nei giorni scorsi, già da quel weekend di inizio gennaio l'Ambito Territoriale di Caccia di Genova raccomandava di non esercitava l'attività venatoria in molti comuni genovesi.

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Tra le attività vietate per almeno sei mesi non solo pesca, trekking, raccolta di funghi e tartufi e mountain biking ma anche qualsiasi tipo di passeggiata, gita o escursione nel 'verde' genovese. L'ordinanza consente però lo svolgimento di attività connesse alla salute, alla cura degli animali e alla salute delle piante, solo attraverso motivata e documentata richiesta, sulla base della valutazione del rischio da parte del CEREP.

A spiegare le regole della nuova ordinanza a Primocanale è Roberto Moschi, responsabile del servizio veterinaria di Alisa:

"La situazione è gravissima. La zona infetta, quella che si trova in Liguria, parte praticamente da Recco e arriva fino ad Albisola prendendo tutto l'entroterra."

"Questa zona è dove sta circolando questa malattia, mortale per i suini e i cinghiali quasi al 100%, e per questo deve essere chiusa e proprio questo fa l'ordinanza. Il virus è estremamente forte, longevo e resistente: sopravvive persino al congelamento."

Zone verdi off limits per contenere la pandemia ed evitare che il virus si possa spostare da scarpe, attrezzatura ma anche solo sotto alle zampe degli animali: "Sarà fondamentale non 'entrare' nella zona infetta, per questo l'ordinanza vieta praticamente qualsiasi cosa si possa fare nei boschi di determinate zone. Nessuna passeggiata o altre attività perchè il virus potrebbe finire anche solo sotto ad uno scarpone ed essere portato ovunque. Si legge che c'è la possibilità di chiedere delle deroghe per motivi di salute ma sarà molto difficile che vengano accettate, se non in casi davvero particolare e gravi: la valutazione verrà fatta dall'Unità di Crisi e dalla Regione."

L'Unità di Crisi, istituita dopo i ritrovamenti dei primi di gennaio, servirà per gestire l'emergenza: "È un momento difficile. Infrangere le regole porterà a una sanzione penale, quindi una denuncia, questo per farvi intendere la gravità di questa pandemia suina. I controlli saranno gestiti dai Carabinieri e Forestali. Nel documento originale stilato dal Ministero della Salute, d'intesa con il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, bloccava tutto per 12 mesi. Poi siamo riusciti ad arrivare ad un compromesso e fare solo sei mesi. Dopo quel periodo, si vedrà. Il danno a livello economico, qui in Liguria, sarà per rifugi e agriturismi. "

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Anche secondo il vice presidente e assessore all’Agricoltura della Regione Liguria Alessandro Piana la situazione è grave ma potrebbe migliorare nel giro di qualche settimana, se tutti seguiranno le regole messe in campo nell'ordinanza: "Mi auguro che questa chiusura duri quattro settimane, dopo quel periodo vedremo come agire. Ringrazio chi ha lavorato per il contenimento in quest'ultimo periodo, abbiamo dimostrato ancora una volta di saper gestire le emergenze, circoscritta area rossa.

"Ora chiediamo un sacrificio da parte di tutti." 

Il danno economico per rifugi, agriturismi e strutture all'interno della 'zona rossa' sarà inevitabile durante i prossimi sei mesi: "Chiederemo sicuramente dei ristori per chi verrà danneggiato dalla chiusura -aggiunge Piana-. Bisogna fare un sacrificio."

"Nessuno ha la certezza che le persone, durante gite o escursioni, non tocchino le carcasse o non entrino in contatto con il virus. I cacciatori hanno avuto un grande senso di responsabilità, anzi, si sono resi disponibili a monitorare in futuro la situazione visto che conoscono bene le zone - conclude Piana -. Chiedo solo di muoversi e non andare proprio in quei comuni per un'escursione, prendere la macchina e andare in un un'altra zona: andate da un'altra parte."

 

 

 

 

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