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Dalla 'ndrangheta alla mafia nigeriana e albanese passando per la camorra e la sacra corona unita. Il presidente della Commissione antimafia della Liguria Roberto Centi: "Ci sono radicamenti mafiosi in tutte e quattro le province della Liguria"
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LIGURIA - "Ci sono radicamenti mafiosi in tutte e quattro le province della Liguria". Il presidente della Commissione antimafia della Regione Liguria Roberto Centi scatta la fotografia di quelle che sono le attività delle mafie e la loro presenza nel territorio ligure. I report della Dia (Direzione investigativa antimafia) mette in evidenza come gli affari delle organizzazioni mafiose riguardino numerosi settori.

DROGA E NON SOLO, GLI AFFARI DELLE MAFIE:

"Hanno la gestione dell'importazione e dello spaccio degli stupefacenti - precisa il presidente Centi -, la loro attività si concentra anche nella gestione del passaggio dei migranti a Ventimiglia che è molto più grave di quello che si pensa comunemente, nella prostituzione ma anche nel turismo e nella gestione dei rifiuti, nel gioco d'azzardo e poi c'è il rischio di infiltrazioni nelle opere pubbliche finanziate dal Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza ndr). C'è da ricordare che il 40% della cocaina sequestrata nei porti italiani passa dai porti liguri. L'aspetto positivo è che i controlli permettono di scovarla".


LE MAFIE E LA LORO DISTRIBUZIONE NEL TERRITORIO DELLA LIGURIA:

Non si possa parlare di mafia ma di mafie, al plurale. In Liguria sono presenti radicamenti di tutte le realtà: 'ndrangheta, mafia, mafia nigeriana, mafia albanese, camorra e sacra corona unita.

Una presenza in cui le mani delle mafie riguarda tutta la cartina geografica della Liguria. "Il fenomeno è concentrato a Genova, nell'estremo Ponente ligure sia per quanto riguarda il fenomeno migratorio che per uno storico radicamento. Ma anche nel Tigullio e nel Levante - racconta ancora Centi -. Nella provincia di Savona ci sono stati problemi per quanto riguarda l'acquisto di strutture turistico-ricettive andate in difficoltà in seguito alla pandemia Covid. A Genova la mafia albanese ha preso dalla 'ndrangheta l'appalto dello spaccio della cocaina e degli altri stupefacenti. Si tratta di accordi interni tra le mafie. Certamente va particolarmente attenzionata la situazione dell'estremo Ponente".

COME AGISCONO LE MAFIE OGGI:

Gli attentati sono una parentesi ormai vecchia di 30 anni, il sistema di azione nel mentre è decisamente cambiato ed esteso a tutto il territorio nazionale, come indicano i report della Dia. "La mafia non ha più bisogno di quella violenza fisica che abbiamo visto fino alle stragi del '92 - spiega ancora Centi -. La figura di Messina Denaro è emblematica, lui rappresenta la transizione dalla mafia delle stragi a quella degli affari. Anche in Liguria c'è questo fenomeno. Per quanto riguarda gli appalti del Pnrr sicuramente cercheranno di metterci al meno in parte le mani, noi contiamo sulla grande opera di prevenzione e sorveglianza come quella che porta avanti l'ex procuratore Michele Di Lecce. Abbiamo fiducia ma sappiamo che ci sono miliardi che arrivano e da gestire e questo può accadere. Queste mani si possono mettere avendo fior di professionisti a disposizione, quindi amministratori, commercialisti, avvocati, anche politici potrebbe essere".

Centi aggiunge: "Insomma bisogna rendersi conto che non incontriamo più il mafioso per la strada come una volta, potrebbe essere infiltrato ovunque e quindi più difficile da trovare ma oggi abbiamo degli strumenti raffinatissimi come quelli ad esempio a disposizione delle Camere di commercio che in modo informatico possono individuare, con la collaborazione di prefetture e magistrature, quelle ditte che cercano nelle fasi di sub-appalto di infiltrarsi anche godendo di una legge che ha liberalizzato in parte gli appalti stessi" precisa il presidente della Commissione antimafia della Liguria. La realtà è che ormai agiscono come delle holding capaci di muovere miliardi di euro facendo affari in tutto il mondo.

Tra i problemi che rimarca il presidente della commissione antimafia quello che gli affidamenti senza gara che fino a due anni fa avevano il tetto di 40 mila euro, ora arriveranno fino a 500 mila euro a discrezione del funzionario di turno. Saranno poi previste gare veloci e tra poche aziende per appalti fino a più di 5 milioni di euro. Di fatto, il 98% degli appalti italiani "risulterebbe senza controlli accurati".


LA LEGGE LIGURE SUI BENI CONFISCATI:

Liberare dalla ganasce della mafia locali e attività e rimetterle in moto per il bene della società. I beni confiscati alle mafie sempre più spesso sono oggetto di operazioni che riportano alla collettività luoghi rimasti a lungo sotto controllo delle mafie. Una gestione lasciata ancora alla decisione di ogni singolo comune. In Regione Liguria prosegue il percorso di approvazione di una legge organica valida per tutte le realtà amministrative.

"Siamo a buon punto - precisa Centi -. In Liguria sono stati oltre 470 i beni confiscati, fondamentalmente beni immobili ma ci sono anche una ventina di aziende. La nostra proposta si è unita a un disegno di legge proposto dall'assessore Andrea Benveduti in modo da far sì che sia il Consiglio che la Giunta regionale mettano insieme il meglio delle loro idee al fine di produrre un testo che sia efficace, che rispecchi alla lettere la giurisdizionale nazionale ma che si adatti bene alla realtà ligure".


LA CRONACA MAFIOSA IN LIGURIA:

L'arresto del boss Bonavota latitante a Genova da più di un anno e la recente operazione 'Eureka', che ha portato al blitz in otto stati europei e a 160 arresti, anche in Liguria, dimostrano come il territorio sia finito nelle trame mafiose, soprattutto di stampo 'ndranghetista.

La maxi-operazione 'Eureka' contro la 'ndrangheta ha fatto emergere il ruolo centrale di Pietro Fotia all'interno dell'organizzazione criminale. Secondo la Direzione distrettuale antimafia di Genova, Fotia, che da decenni vive a Savona, sarebbe stato il luogotenente del boss Rocco Morabito, arrestato due anni fa durante la latitanza in Brasile. In Liguria quindi aveva la base un esponente di spicco della 'ndrangheta che, tra l'altro, prima della condanna per turbativa d'asta aggravata dal metodo mafioso, insieme al fratello Rocco, si vantava davanti a tutti di essere stato indagato 50 volte ed essere ancora incensurato. A fine aprile a Genova, è stato arrestato il boss latitante Pasquale Bonavota e lo sviluppo delle indagini sta facendo emergere la rete costruita dalla 'ndrangheta negli anni in Liguria.


LE INTERCETTAZIONI:

Uno degli strumenti fondamentali per far emergere il fenomeno e bloccarlo è quello delle intercettazioni da sempre tema di discussione e contrasto a più livelli per quello che riguarda aspetti di privacy o uso ritenuto eccessivo e non controllato. Il presidente Centi è favorevole alle intercettazioni ma con le dovute modalità: "Va rispettata la privacy delle persone che non centrano e che a volte vengono tirate in ballo. Non sono convinto che una limitazione delle intercettazioni possa servire perché i mafiosi al telefono non parlano di mafia ma parlano di corruzione, di traffico di denaro e spaccio: questo lo dicono tutti, in primis il procuratore Nicola Gratteri che è colui che si sta occupando maggiormente del fenomeno mafioso in Italia".

IL LAVORO DELLA COMMISSIONE CON I GIOVANI

"La commissione antimafia della Liguria è molto impegnata nelle scuole, nei teatri e non solo per diffondere ai più giovani la cultura della legalità" racconta Centi. Eventi in cui i più giovani sono stati coinvolti sul tema sono stati portati avanti al Teatro Carlo Felice e grazie al lavoro delle diverse associazioni. "Cerco di mettere insieme la mia vecchia professione di docente con quella attuale di diffusione della legalità" spiega Centi. Fondamentale arrivare ai bambini e ragazzi in modo da fargli conoscere rischi, pericoli e modalità operative delle organizzazioni mafiose.

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