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Viaggio nella comunità di Montoggio dove sessanta magrebini vanno a scuola di integrazione e il telefonino "è il diavolo".
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GENOVA -Regole ferree, orari da rispettare, lezioni di italiano, mansioni stabilite da rigidi programmi settimanali, la cura dell'orto, il pascolo delle pecore e poi la gita a Genova, ma solo il sabato pomeriggio e con gli educatori, e quindi calcetto su un campo in erba sintetica e pure i tuffi in piscina in una vasca bellissima.

Nel centro di don Mario Canepa a Tre Fontane di Montoggio, a 400 metri di altitudine e una dozzina di km da Genova, chiunque vi mette piede rimane allibito: non solo perché tutti salutano e ringraziano. Lì funziona tutto come in una scuola svizzera da ben ventuno anni. Così - vedere per credere - sessanta minori stranieri non accompagnati, per buona parte magrebini, convivono, crescono e si abituano a diventare cittadini con il sorriso, sereni.

Primo obiettivo, grazie a insegnanti laureati: imparare l'italiano e pure un lavoro.
Nessuna rissa, nessun danneggiamento. La polizia da quelle parti arriva solo per accompagnare i nuovi arrivati.

Nemico dei minori, a detta del prete pedagogo è il telefonino, "il diavolo" come dice don Mario. Telefonino che i ragazzi possono utilizzare solo su richiesta e sotto lo sguardo degli educatori.



Il pilastro di tutto - neanche a dirlo - è lui, don Canepa, ex cappellano del carcere di Marassi, granitico genovese di Certosa che riporta alla mente don Milani e la sua scuola di Barbiana per i poveri del Mugello.

Un prete che ci accoglie con il sorriso, ci apre ogni locale e ci invita pure a pranzo, ma che non solo rifiuta di parlare davanti alle telecamere ma vieta di farlo anche agli educatori. "Devo proteggere la mia comunità" dice.

La giornata dei ragazzi, guidati da una dozzina di educatori, alcuni dei quali ex minori diventati adulti, è scandita dagli orari: sveglia alle otto, colazione, abbondante, si rassettano le camere, scuola, negli istituti della Valbisagno, in estate invece lezione di italiano. Poi si prepara il pranzo, si lavano i piatti, il pomeriggio si ricomincia: lezioni d'italiano e tutto il resto, calcetto e nuoto compresi. Poi tutti a nanna molto presto, la televisione? C'è pure la pay  tv, ma i canali in arabo sono banditi, per rimanere concentrati sul primo e l'unico obiettivo dei ragazzi: imparare la cultura e la lingua italiana e trovare un lavoro, per mandare al più preso i soldi a casa, ai genitori, e diventare grandi.

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