Sanità

Il dato emerge dal congresso della Cgil Funzione Pubblica di Genova dove sono stati analizzati i problemi del settore
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GENOVA - Solo in Liguria c'è bisogno di circa mille lavoratori, di cui 500 a Genova, tra medici, infermieri, operatori sanitari e tecnici di laboratorio per colmare le lacune del sistema: è questo il dato che emerge dal congresso della Cgil Funzione Pubblica di Genova sul tema della sanità e "non basterà scorrere le graduatorie in essere per sanare la carenza di personale in questa regione - spiega Luca Infantino, segretario della Cgil Funzione Pubblica di Genova -. L'altro tema che enunciamo da sempre è quello di riaprire in modo serio la possibilità di intraprendere questo mestiere a chi vuole farlo, non ci possono essere liste bloccate in Università, altrimenti non creiamo le professioni che servono per gestire la sanità pubblica".

Infantino sottolinea positivamente l'impegno dell'assessore regionale alla Sanità Angelo Gratarola, che invita a intensificare ulteriormente i tavoli di discussione sul tema sanitario. Assumere più lavoratori significherebbe poter aumentare i posti letto e migliorare il lavoro di tutti i reparti, in particolare quelli di Pronto Soccorso che si trovano in grande difficoltà. Al Galliera per esempio lo spazio a disposizione potrebbe essere occupato al massimo da 47 barelle rispettando il metro e mezzo di distanza minima tra ognuna, invece si arriva a sfiorare le 60 unità con "sei infermieri, tre Oss e pochi medici a disposizione" racconta Infantino. Il problema è legato anche alle strutture, "il Galliera è del 1880" dichiara ancora Infantino "e ci sono tanti spazi inutilizzabili". " È chiaro che le ambulanze non si fermano da sole - spiega Luca Mantero, infermiere e Rsu Cgil Galliera -, non arrivano neanche tutte insieme. Manca un'integrazione con la centrale del 118 che dovrebbe spartire diversamente gli arrivi delle ambulanze su tutti gli ospedali cittadini ma tutti i Pronti Soccorsi sono in difficoltà".

Sulla carenza di personale grava anche il problema dell'abbandono della professione. "Siamo in una condizione paradossale - dichiara Michele Vannini, Segretario Nazionale Fp Cgil Sanità - per la quale stiamo assistendo un esodo dei lavoratori che se ne vanno dai servizi sanitari perché le condizioni di lavoro sono troppo pesanti e i salari sono bassi. Abbiamo un problema doppio: a valle della pandemia, o perlomeno delle fasi della pandemia che abbiamo conosciuto, siamo di fronte al fatto che il Servizio Sanitario Nazionale è più in difficoltà di quando nella pandemia c'è entrato".

Al congresso è intervenuto anche il presidente di Regione Liguria Giovanni Toti: "Il 2023 sarà un anno davvero impegnativo per la pubblica amministrazione, con la messa a terra, con rapidità ed efficacia, delle risorse del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, la nuova programmazione dei fondi europei, la necessità di snellire sempre di più la burocrazia e di formare quelle professionalità che mancano, a partire dai professionisti della sanità, soprattutto per quanto riguarda gli specialisti che lavorano nei pronto soccorso e gli infermieri. Credo sia davvero un momento fondamentale. In questo quadro, la Pubblica amministrazione rappresenta una cinghia di trasmissione essenziale affinché il Paese possa continuare a crescere come ha fatto nel 2022 e non perda opportunità. Servono contratti più snelli, serve un ritorno al merito, serve un aumento di professionalità e serve capacità di programmazione: su queste sfide la Pubblica amministrazione e i suoi rappresentanti pro tempore si dovranno confrontare con i sindacati per trovare punti di equilibrio e progettare il futuro del Paese".

 

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