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GENOVA - In Consiglio Regionale a tenere banco è il futuro del porto di Genova, tra diga e depositi costieri. Sull'opera più costosa del Pnrr, la diga foranea appunto, pende la delibera dell'Autorità nazionale anticorruzione (Anac), che evidenzierebbe come l'opera non avesse i criteri di urgenza per essere commissariata e accedere alle procedure agevolate del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.

Il presidente di Regione Liguria Giovanni Toti si è detto sorpreso dal fatto che si sia mossa "un'autorità anticorruzione in assenza di un corrotto" e ha ironizzato sul fatto che se effettivamente qualcuno fosse stato corrotto andrebbe certamente individuato e punito ma se invece si ritiene che se qualcuno ha "applicato delle regole più semplici e veloci per arrivare alla realizzazione dell'opera va scovato e premiato".

Poi la stoccata alle opposizioni: "Tra coloro che applaudono ai bizantinismi, che propugnano le regole dei bizantinismi della pratiche formalmente e ineccepibilmente eseguite con l'opera non fatta e una pratica più corta e l'opera fatta io tiferò sempre per chi vuol costruire l'opera, non per chi accumula carta sulla scrivania".

Dai banchi della minoranza infatti si erano alzate alcune voci critiche come quella di Linea Condivisa: secondo Gianni Pastorino infatti "chi ha diffuso a piene mani l’idea che non ci fosse alcun problema, che a problemi molto complessi si trovano soluzioni rapide o che si può aggirare le regole e le procedure per fare presto e bene, nella realtà viene prontamente smentito". Anche il Partito Democratico con i suoi segretari, quello regionale Davide Natale e quello Genovese Simone D'Angelo, attacca la Giunta sull'opera: "Le scorciatoie rischiano spesso non di far arrivare prima, ma di portare nel dirupo, come è puntualmente accaduto in questo caso hanno dichiarato -. A pagarne le conseguenze saranno i cittadini e le imprese liguri che vedranno allungarsi i tempi per la concretizzazione di interventi che potrebbero accrescere le potenzialità della Liguria" e si sono detti "preoccupati che si possa assistere a un prolungamento dei tempi o addirittura a una sospensione del cantiere con il rischio di perdere quelle risorse che grazie al lavoro del Partito Democratico si erano ottenute".

Per quanto riguarda i depositi Toti spazza via i dubbi su Ponte Somalia, che definisce la destinazione "più coerente e più sicura non volendo rinunciare a un pezzo importante della vocazione industriale del nostro porto". In mattinata era invece trapelata la notizia per cui l'ufficio Ambiente della Regione in una lettera al Ministero dell'Ambiente avrebbe infatti parlato di ulteriori ipotesi sul dislocamento dei depositi oltre a quella di Ponte Somalia. "Un'alternativa per il trasferimento dei depositi chimici di Genova non la devono chiedere gli uffici tecnici della Regione Liguria, - chiosa Toti - alcuni chiarimenti e maggiori indagini richieste sono certamente corrette e fanno parte del percorso di valutazione di impatto ambientale nazionale, la pianificazione portuale e urbanistica spettano a Comune e Autorità portuale".

"Credo - conclude - che il Comune di Genova andrà avanti in questa direzione, certamente avrà l'appoggio della Giunta regionale incondizionato e convinto, è chiaro che il giudizio tecnico spetta alla commissione di Via nazionale, lo aspettiamo con grande rispetto e con qualche sollecitudine".

Ma dall'opposizione filtra nuovamente preoccupazione: il consigliere regionale Pippo Rossetti ha infatti sollevato dubbi sulla surroga approvata dall'avvocatura della Regione grazie alla quale il sindaco di Genova Marco Bucci ha potuto ottenere l'avvio dei procedimenti per lo spostamento a Ponte Somalia per conto di Carmagnani, dopo che la sola Superba aveva manifestato interesse per l'area. "Chiediamo a Toti, siccome la surroga era temporanea, di darci un termine e chiediamo inoltre a chi toccherà sostenere il danno erariale derivante da un'operazione avviata senza che il richiedente ne avesse titolo" ha dichiarato Rossetti. "Abbiamo sempre sostenuto - conclude - che far partire un progetto con forzature amministrative evidenti avrebbe fatto sì che i signori del si facessero sponda ai comitati del no".

TRIBOGNA - “Fastidio? Ma che fastidio, ben venga il tunnel, lo attendiamo da anni! Chi se ne frega se avrò il casello sotto casa, ci metterò dieci minuti di macchina per andare al mare!”. Pimpante e incisiva, nelle sue risposte, la signora Patrizia è il simbolo di una valle, la Fontanabuona, dove pur di avere il tunnel non importa neppure se sarà sotto casa, se laddove oggi ci sono solo boschi ci saranno auto, traffico e smog.

La incontriamo nella seconda puntata della nostra inchiesta sull’opera di Autostrade, parte dell’accordo compensativo con enti locali e Governo dopo il crollo di ponte Morandi (GUARDA QUI LA PRIMA PUNTATA). “Non credo che ci sarà questo assalto di auto, e poi smog è un po’ dappertutto” spiega Patrizia “e le dico anche che qui nascono sempre meno bambini, la valle si spopola, se hai bisogno di andare a curarti o di assistenza medica ci vuole tanto tempo per raggiungerci e raggiungere i luoghi di cura, quindi il tunnel va benissimo”.

L’innesto sarà a poca distanza dal suo terrazzo e il casello pochi metri sotto. Ma non importa, a Patrizia e a suo marito: “Ho tanti nipoti e spero che destino qui a vivere, anche grazie al tunnel”.

Sui terreni espropriati ai suoi concittadini Patrizia dice: “Ma che cosa vuole che le dica? Qui nella maggior parte dei casi i terreni sono abbandonati, sono boschi. Magari mi pagassero un bell’indennizzo!” scherza (ma neppure tanto) Patrizia, che non sa se credere che sarà la volta buona per vedere l’opera: “Se ne parla da decine di anni, io non sono più giovane, spero di vederlo realizzato anche se non ci credo ancora del tutto. Speriamo!”. Ma che cosa ne penserà, al di là della collina, la sua "corrispondente", anzi i suoi corrispondenti, sul versante di Rapallo? (... CONTINUA)

GENOVA - Una lettera inviata dal difensore civico della Regione Liguria Francesco Cozzi e destinata al commissario straordinario Paolo Piacenza in cui viene chiesto il cronoprogramma dei lavori di elettrificazione delle banchine nei porti di Genova e Savona. Un modo per sollecitare i lavori visto il problema delle emissioni nei porti con il difensore civico che chiede il monitoraggio delle emissioni prodotte dalla navi da crociera e dei traghetti ormeggiati in porto. Cozzi, ex procuratore capo di Genova che ha seguito numerosi casi di rilievo nazionale, interviene come garante per il diritto alla salute. Da diversi anni gli abitanti dei quartieri limitrofi lamentano un penetrante odore di zolfo e polveri e, secondo quanto da loro esposto, nemmeno le ripetute richieste di controlli, indirizzate all’Autorità di Sistema, hanno ottenuto soddisfazione.

"Anche per questo, in qualità di Garante regionale per il diritto alla salute, ho chiesto di conoscere se l’Autorità ha avviato un piano d'azione per i controlli della qualità dell'aria nei porti e le azioni intraprese per rispettare l’osservanza della Direttiva Europea DAFI 2014/04 recepita dal Decreto Legislativo n.257/2016, in cui è stabilito l’obbligo di dotarsi di infrastrutture elettriche lungo le coste degli Stati membri entro l’anno 2025" spiega Cozzi che sottolinea inoltre che "dal gennaio 2020 sono entrati in vigore gli aggiornamenti normativi della Organizzazione Marittima Internazionale, che inaspriscono i limiti per le emissioni di zolfo dei trasporti marini e che il monitoraggio continuativo delle emissioni è previsto anche dalla Direttiva UE 802 del 2016".

L'assessore ai Porti di Palazzo Tursi Francesco Maresca spiega che "come Comune di Genova stiamo facendo da tempo dei tavoli sul monitoraggio dei fumi del porto invitando tutte le autorità competenti. Il Comune di Genova per la prima volta entrerà nell’accorda Blue Flag con la capitaneria e l'Autorità portuale per il cambio dei carburanti più sostenibili all’ingresso del porto da parte delle navi. Inoltre grazie al nostro blue district stiamo portando avanti delle politiche volte a valorizzare, anche con finanziamenti e bandi, quei progetti di start up atti ad abbattere l’inquinamento dei mari e degli oceani". A ottobre in comune l'assessore aveva spiegato che tra la fine del 2024 e i primi mesi del 2025 sarebbe stato elettrificato anche il Terminal Crociere Traghetti di Genova completando così l'elettrificazione completa.

Anche nel porto di Savona prosegue il lavoro di elettrificazione delle banchine. Secondo l'ultimo aggiornamento si sta procedendo alla posa dei cavidotti che porteranno gli allacci fino all’accosto delle navi.

In un incontro ad hoc, organizzato la settimana scorsa dopo la richiesta di chiarimenti da parte del difensore civico, i funzionari dell’Autorità di Sistema hanno assicurato l’acquisto e la posa in opera di centraline di monitoraggio degli inquinanti, che verranno gestite da Arpal, per analizzare le varie componenti nella gestione e mitigazione dei rischi ambientali e hanno illustrato gli interventi di elettrificazione delle banchine già funzionanti ed in fase di realizzazione.

In particolare sono stati già eseguiti gli interventi a Genova Pra’ (rimorchiatori 7 accosti), nel polo Fincantieri di Genova-Sestri Ponente, nel cantiere navale di Genova (1accosto), alle Riparazioni navali di Genova (14 accosti) e nel terminal Traghetti di Savona-Vado (2 accosti). Nel 2024 è prevista la realizzazione dei percorsi di elettrificazione nelle aree container di Genova (4 accosti), nel Terminal Crociere di Genova (3 accosti) e nel 2025 al Terminal Crociere di Savona (2 accosti).

Il Difensore civico, infine, ricorda che "La Legge n.214 del 30 dicembre 2023 ha demandato ad Arera il compito di adottare entro il prossimo giugno provvedimenti con cui prevedere uno sconto da parte dei soggetti gestori delle infrastrutture, per un periodo di tempo proporzionato, sulle componenti tariffarie a copertura degli oneri di sistema applicabili ai punti di prelievo dell’energia elettrica per consentire, così, agli armatori l’utilizzo delle banchine elettrificate e ridurre sensibilmente le emissioni di C02 del trasporto marittimo".

CICAGNA - Prime telefonate e visite degli interferiti dal tunnel della Val Fontanabuona, nei Comuni interessati dall'opera, cioè Cicagna, Moconesi, Tribogna e Rapallo, dopo la pubblicazione su alcuni quotidiani (LEGGI QUI) della lista di nomi e cognomi di coloro che verranno espropriati di terreni o altri beni immobili in loro possesso, sia per i cantieri che per l'opera vera e propria.

Ma la valle, dove iniziamo un viaggio a tappe che ci porterà a sentire diverse voci, vuole con forza l'opera (lo dimostra il fatto che, ad oggi, non ci sia nessun aderente al comitato No tunnel, presente invece a Rapallo) perchè toglierebbe la zona dall'isolamento viabilistico, basti pensare che oggi i caselli più vicini sono quelli di Lavagna e Genova Est, che vicini non sono. Ma anche perchè la Valfontanabuona è un bacino occupazionale importante per l'entroterra del Tigullio, con aziende come la Covim, Seac Sub, Seriplast, Seristudio, Larident, ardesiaci, solo per fare alcuni esempi, che senza collegamenti efficaci hanno più volte avuto la tentazione di gettare la spugna e trasferirsi altrove. Il tunnel le radicherebbe e potrebbe, chissà, portare ad altri insediamenti. E poi c'è il discorso legato al valore delle case, che aumenterebbe in modo importante, considerando che in meno di 15 minuti di auto si arriverebbe a Rapallo da Moconesi. 

Ora ci si crede di più che l'opera possa essere realizzata, soprattutto dopo la pubblicazione della lista degli espropri, seppur vincolata alla chiusura della procedura di Via, già slittata al 7 aprile dalla fine di marzo prevista, e alla conferenza dei servizi. Questa estate avevamo raccolto voci di grande scetticismo sull'avvio, reale, dei lavori (LEGGI QUI) (LEGGI QUI). 

La prima opinione che raccogliamo è quella del Comune di Cicagna con il vice sindaco Dario Arata: "E' vero che la gente ci chiama per visionare i faldoni dei progetti, che abbiamo il dovere di mostrare - spiega nella sala giunta dove sul tavolo ci sono, appunto, montagne di faldoni con cartine dettagliate - alcuni magari non sapevano di essere interferiti e altri magari neppure di avere un terreno che viene toccato. Altri possono essere interessati, nel nostro Comune, solo da aree di cantiere o deposito di materiali e  lavorazioni. Ma sono convinto che tutta la valle sia favorevole all'opera per motivi di viabilità, per la presenza di industrie e posti di lavoro e anche per l'aumento del valore delle case. Il fatto che Autostrade faccia i lavori in proprio non è un problema, secondo me, e neanche i costi lievitati dell'opera (LEGGI QUI), che verranno spalmati sui pedaggi nazionali, come sempre accade anche per le opere nel resto d'Italia. E sono convinto che questa volta l'opera, dopo tanti anni di promesse, verrà realizzata veramente". (... CONTINUA) 

GENOVA – Centinaia di nomi, in rigoroso ordine alfabetico, nei comuni di Cicagna, Moconesi, Tribogna e Rapallo: sono quelli delle persone che perderanno la casa, o il terreno, per consentire la costruzione del tunnel della Fontanabuona, progettato per collegare questa zona dell'entroterra ligure all'autostrada A12 all'altezza di Rapallo. L'elenco è stato pubblicato oggi sul Sole 24 Ore e sul Secolo XIX.

Il progetto prevede la realizzazione di un tunnel di 4,6 km tra Moconesi e Rapallo, l'adeguamento della Provinciale 22 per 1,6 km e altrettanti di rampa per lo svincolo: l'opera rientra nelle compensazioni che Autostrade per l'Italia ha concordato con il comune di Genova, con la Regione e il ministero delle Infrastrutture dopo il crollo del Ponte Morandi.

Il tunnel, su cui non mancano perplessità e comitati nel no, ha già subito varianti progettuali rispetto a quelle ipotizzate in origine: i dubbi sono molteplici, a cominciare dai costi che sono destinati a lievitare rispetto al previsto. Autostrade, nell'ambito degli accordi Morandi, si è impegnata esclusivamente fino a un determinato importo (quello oggetto dell'accordo, 1.455 milioni di Euro per tutte le opere, tra le quali il tunnel subportuale di Genova) ma è evidente che quelle somme non basteranno. Il rischio, molto alto, è quello che per coprire gli extra costi sia necessario mettere ulteriormente mano alla modulazione delle tariffe autostradali, già elevatissime, specialmente in una regione martoriata da una rete in efficiente come la nostra.

Vi è poi il tema, non secondario, che Autostrade per l'Italia realizzerà queste opere in house, cioè utilizzando società proprie: più che una compensazione per un disastro epocale come il crollo del viadotto Polcevera, dunque, questa operazione sembra una nuova golosa opportunità per l'azienda guidata da Roberto Tomasi.

Gli espropri propedeutici all'opera sono quelli degli immobili ricompresi tra i 30 e i 60 metri dal nuovo nastro autostradale: tutte le persone coinvolte, e tra loro anche coloro che pur non essendo proprietari di un immobile si ritengano in qualche modo interferiti dal progetto, hanno ora 30 giorni di tempo per inviare ad Autostrade le proprie considerazioni.

Gli espropri saranno vincolanti solo a valle della conferenza dei servizi e non prima dell'approvazione del progetto definitivo del nuovo tunnel che, solo allora, potrà essere definito “opera di pubblica utilità”.

L'iter è dunque ancora lunghissimo e gravido di incertezze ma per i proprietari degli immobili che sorgono nella zona che passerà da essere campagna a essere autostrada (e anche coloro che abitano poco oltre i 60 metri dalla stessa, che è forse la condizione più spiacevole) devono attivarsi subito per far valere i propri diritti.