Una maxi truffa da miliardi ai danni dello Stato? È l’accusa pesantissima che tre comitati, guidati dall’avvocato Raffaele Caruso, hanno lanciato venerdì scorso con un esposto depositato presso la Procura di Roma e che Primocanale aveva anticipato lo scorso 3 giugno. Si tratta del comitato ricordo vittime Ponte Morandi, comitato zona arancione Ponte Morandi - comitato di Certosa e sindacato degli agenti di commercio (Usarci) rappresentati oltre che da Caruso anche da Graziella Delfino, Andrea Ganzer e Andrea Mortara.
Oggi l'avvocato Caruso ne ha parlato a 'Terrazza Incontra le infrastrutture liguri, a che punto siamo?', organizzata dal presidente di Terrazza Colombo, Maurizio Rossi. Proprio Rossi, senatore della XVII legislatura e unico membro ligure della commissione trasporti, si occupò del tema autostrade prima della tragedia del Morandi.
"Un dubbio di un commerciante di Certosa"
"Tutto è partito da un semplice dubbio che è venuto a un commerciante di Certosa - ha spiegato nella sua relazione l'avvocato Caruso - trasformato in esposto presentato dal Comitato Zona Arancione, con il supporto di associazioni e sindacati".
Al centro dell’esposto c’è la vendita di Autostrade per l’Italia, ceduta nel 2022 dal gruppo Benetton allo Stato per 8,3 miliardi di euro, un’operazione che, secondo i comitati, nasconderebbe un meccanismo di raggiri e artifici finanziari con cui la famiglia Benetton avrebbe incassato una 'buonuscita' miliardaria a spese dei contribuenti. "L’inchiesta ipotizza - racconta l'avvocato Caruso - che, per anni, siano stati manipolati i bilanci di Autostrade per l’Italia con l’obiettivo di gonfiare utili e dividendi a vantaggio degli azionisti, in particolare proprio i Benetton".
"Potrebbe essere una delle più gravi truffe ai danni dello Stato degli ultimi decenni"
"Nel 2020 è stato depositato un primo esposto alla Procura di Roma in cui si mettevano in luce alcune operazioni economico-finanziarie correlate alla nascita, al perfezionamento della privatizzazione all'ingresso del gruppo Edizione che fa capo alla famiglia Benetton nella gestione della società ASPI. Questa indagine è ancora in piedi nonostante alcune difficoltà che sicuramente l'accertamento di questi fatti richiede. Accanto a questa attività il Comitato ha cercato di far chiarezza su quella che invece è la storia recente di quello che è avvenuto. E quando parlo di storia recente mi riferisco ai passaggi degli ultimi anni - spiega Caruso - oggi al centro dell’esposto c’è l’accusa di una vera e propria truffa ai danni dello Stato. Secondo i comitati, la transazione sarebbe stata viziata da pratiche scorrette che avrebbero gonfiato il valore di Autostrade, consentendo ai Benetton di incassare una cifra miliardaria a fronte di una gestione contestata e di una tragedia, il crollo del Ponte Morandi, che il 14 agosto 2018 provocò a Genova la morte di 43 persone, oltre 600 sfollati e danni economici incalcolabili.
Il dossier presentato ai magistrati ripercorre le modalità con cui Atlantia avrebbe distribuito utili agli azionisti, privilegiando i dividendi rispetto agli investimenti in sicurezza e manutenzione della rete. Si sottolinea come, dopo la tragedia di Genova, lo Stato abbia accettato di rilevare la società a condizioni considerate favorevoli per la famiglia Benetton, che ha ottenuto una 'buonuscita' di circa 2,5 miliardi di euro, di cui oltre la metà pagati direttamente dai contribuenti.
Non solo: nell’accordo sulla cessione, è stato fissato un tetto massimo agli indennizzi a carico dei Benetton per le cause legate al crollo del ponte. Oltre quella soglia, il grosso dei risarcimenti ricadrebbe sulle spalle pubbliche, sollevando ulteriori dubbi sull’equità dell’operazione.
I Comitati Morandi chiedono ora che la magistratura faccia piena luce su questa vicenda, e che venga chiarito se la vendita sia avvenuta nel rispetto dell’interesse pubblico. La Procura di Roma ha ora il compito di verificare la fondatezza delle accuse e di accertare eventuali responsabilità in una vicenda che, come sottolineano i comitati, "potrebbe essere una delle più gravi truffe ai danni dello Stato degli ultimi decenni".
"Il crollo non mela marcia ma frutto pianta malata"
"Il punto di partenza, il cuore di tutte le iniziative del comitato zona arancione così come ancora più del comitato delle vittime è quello di partire da quanto è accaduto per il crollo del Ponte Morandi. Da un lato quindi la ricerca delle cause prossime che hanno determinato quel crollo però dall'altro anche lo sguardo a quelle che noi definiamo le cause remote, cioè quelle radici che hanno fatto sì che quel crollo non fosse purtroppo una semplice mela marcia ma il frutto più aspro di una pianta malata e parlo in un contesto in cui questa malattia è stata messa in chiaro e viene messa in luce ogni giorno, sia dal passato, dagli anni 10, dagli anni 2000. Voi (di Primocanale ndr) vi siete occupati di questo tema e siete stati i primi a gettare e a sistematizzare l'allarme che poi purtroppo si è dimostrato drammaticamente effettivo".

Commissione: manutenzioni straordinarie sono quelle ordinarie disattese
"All'indomani della vendita, ovviamente un po' esteso, come stiamo a realizzazione degli investimenti, delle opere e a gestione operativa dal punto di vista della manutenzione? Ecco, qua interviene quello a cui faceva prima accenno Maurizio Rossi, viene fatta una richiesta di revisione del PEF da parte di Aspi con cui vengono richiesti allo Stato 22 miliardi ulteriori e aggiuntivi rispetto a quanto precedentemente previsto. Il Ministero come reagisce? Reagisce con una modalità che nella mia piccola esperienza non avevo mai visto, cioè si crea una commissione che specificamente per un congruo tempo esamina questa richiesta e arriva a una definizione. Noi ne conosciamo i riflessi giornalistici perché ancora la relazione non è pubblica, ma questi riflessi giornalistici dicono delle cose inquietanti. Perché? Perché questi 22 miliardi sono il frutto di rinvii delle opere e degli investimenti, rinvii nel tempo e manutenzioni straordinarie che sono però, e ce lo dice la commissione, non lo diciamo noi e non è semplicemente l'intuito che tu (Maurizio Rossi ndr) hai mostrato quando parlasti con l'amministratore delegato, è la conferma di quell'intuito".
"La commissione ci dice che quelle manutenzioni straordinarie sono niente altro che manutenzioni ordinarie disattese ed è quello che noi conosciamo nelle nostre case. Quando noi non facciamo manutenzione a un certo punto dobbiamo fare l'intervento straordinario.
"C'è amarezza nel constatare che queste cose sono avvenute dopo il crollo del Ponte Morandi, cioè questa modalità di gestione sembra in qualche modo per perpetuarsi. Viene in mente la lupa del primo canto dell'Inferno di Dante che dopo il pasto ha più fame che prima. Non vorrei però chiudere solo con questa nota d'amarezza perché se noi cominciamo a renderci conto di questo è anche perché le istituzioni stanno dando dei segnali di resistenza e di risveglio".
I punti più rilevanti dell'esposto depositato venerdì
Tra i punti più rilevanti evidenziati nell’esposto presentato dai comitati:
Manipolazione dei bilanci: Si ipotizza che per anni siano stati alterati i bilanci di Aspi, gonfiando utili e dividendi a vantaggio degli azionisti, in particolare la famiglia Benetton. Secondo l’esposto, fondi destinati alla manutenzione della rete autostradale sarebbero stati dirottati nel patrimonio netto, alimentando i dividendi distribuiti agli azionisti invece di essere impiegati per la sicurezza stradale.
Doppio finanziamento delle grandi opere: L’avvocato Caruso ha sottolineato come alcune grandi infrastrutture, tra cui la cosiddetta 'Gronda', sarebbero state finanziate due volte: una prima volta attraverso la tariffa flat prevista dalla concessione, e una seconda volta tramite un autonomo incremento tariffario, senza che la prima tariffa venisse ridotta di conseguenza. Questo meccanismo avrebbe permesso ad Aspi di incamerare risorse pubbliche senza obblighi di investimento proporzionati.
Modalità di acquisizione di Aspi da parte dei Benetton: L’esposto mette in luce il ricorso a un 'leveraged buy out' (acquisto a debito), con il rischio che parte del debito contratto per l’acquisizione sia stato contabilizzato come bene immateriale da rimborsare allo Stato alla scadenza della concessione. Se confermato, questo meccanismo avrebbe permesso alla famiglia Benetton di vedersi rimborsato dallo Stato il costo stesso dell’acquisto della società, sollevando interrogativi sulla legittimità e trasparenza dell’operazione.
Ora quindi bisognerà capire che cosa vorrà fare la Procura di Roma ossia se deciderà di aprire una nuova inchiesta ipotizzando il reato di frode in pubbliche forniture o se invece vorrà accorpare all' inchiesta già aperta per l'ipotesi di falso.
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