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Con il 1° gennaio 2023 infatti è arrivato l'obbligo di inserire ulteriori informazioni sulle etichette delle bevande alcoliche, con lo scopo di rendere i consumatori più consapevoli nel consumo e nell'acquisto
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GENOVA - Sempre più made in Italy per il governo di Giorgia Meloni, che ne ha coniato anche un dicastero, oltre a quello sulla sovranità alimentare. E allora arriva proprio dalla Liguria il messaggio del vicepresidente e assessore all'Agricoltura Alessandro Piana, che alza il tiro sulla richiesta della Commissione Europea di etichettare il vino. "Vigileremo e continueremo la nostra battaglia per il made in Italy perché etichettare vino, birra e liquori come alimenti pericolosi per la salute sarebbe un errore clamoroso, se non un autogol. E non solo economico, ma anche per l'equilibrio della nostra alimentazione. Mettere al bando una categoria in modo generalizzato non vuol dire contrastarne gli abusi".

Con il 1° gennaio 2023 infatti è arrivato l'obbligo di inserire ulteriori informazioni sulle etichette delle bevande alcoliche, con lo scopo di rendere i consumatori più consapevoli nel consumo e nell'acquisto. A oggi le sole indicazioni che devono essere presenti in etichetta sono: il titolo alcolometrico espresso tramite il contenuto percentuale di alcol sul volume totale della bevanda e le indicazioni sugli allergeni (quali ad esempio solfiti, caseinati, lisozima e albumina delle uova). Si troveranno da quest'anno anche le calorie per 100 ml di prodotto e l'etichetta elettronica (E label) tramite il QR Code che consentirà di accedere all'elenco degli ingredienti e il quadro nutrizionale. 

"Noi continuiamo a favorire gli investimenti sulla promozione, sul recupero dei vigneti incolti, sul ricambio generazionale, sull'enoturismo e sull'educazione alimentare. Il nostro è un vino di qualità, la Liguria è sempre più terra di grandi vini e delle comunità che vi ruotano attorno, con tutta la loro storia - prosegue il vicepresidente Piana -. Intendiamo tutelarli in Italia, in Europa e favorirne l'internazionalizzazione. Il caso irlandese, anche se l'Irlanda non è tra i maggiori importatori di vino, rischia di generare confusione e disinformazione. Contrasteremo qualsiasi possibile effetto domino in Europa, da cui ci attendiamo ben altre azioni, a tutela del sistema agroalimentare ". 

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