Politica

Giovanni Toti, presidente di Regione Liguria e leader di Italia al Centro, ha svelato a Primocanale le speranze e prospettive dopo le dimissioni, poi respinte da Mattarella, del Premier Mario Draghi
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GENOVA - "La firma sul Draghi bis non ce la metto, ma lo spero". Così Giovanni Toti, presidente di Regione Liguria e leader di Italia al Centro, ha svelato a Primocanale le sue speranze dopo le dimissioni, poi respinte da Mattarella, del Premier Mario Draghi. 

È un momento complicato della politica nazionale, cosa sta succedendo?

"È un momento complicato, ma soprattutto un momento sconsiderato di qualcuno che fa parte della politica italiana. Con una guerra alle porte dell'Europa, una bolletta energetica che cresce ora dopo ora, con una seconda parte del Pnrr tutta da costruire, con opportunità uniche per questo Paese che rischiamo di perdere, con un debito pubblico sopra al 150%, lo spread che torna a salire, chiunque abbia pensato che, per qualche meschino interesse di partito o forse narcisismo personale, si possa mandare a casa un governo che non stava facendo tutto giusto, chiaramente, ma neanche tutto sbagliato, anzi, credo che rappresenti bene l'abisso in cui è caduta oggi la politica".

"Il mio auspicio è che Draghi ci ripensi, possa ritirare anche con il favore del colle quelle dimissioni date in un momento politico che forse lo richiedevano e che, finalmente, si prosegua con il governo Draghi, ma senza coloro che dentro al governo vogliono mettere il virus del debito, dell'anti inceneritore, del sussidio invece del lavoro. È un'occasione straordinaria per estirpare quella metastasi che il Movimento Cinque Stelle ha costruito in questi anni".

Non c'è una crisi parlamentare, c'è una crisi politica del Governo perchè ci sono ministri che andrebbero cambiati, ma se Draghi avesse dato le dimissioni per riottenere l'incarico e fare un Governo senza Cinque Stelle è un conto, ma se così non fosse? È una crisi personale?

"È una crisi tutta politica, l'ha spiegato bene il presidente Draghi, il governo è tecnicamente nel pieno delle sue funzioni avendo avuto la fiducia di entrambe le camere, ma è vero anche che il partito di maggioranza relativa del governo non ha votato quella fiducia, ed è un atto politico significativo. Peraltro lasciando delle poltrone occupate da dei ministri, quasi fossero ostaggio di un governo in cui il partito non si riconosce. Anche in questo il Movimento Cinque Stelle non è riuscito a fare una crisi di governo come politica comanda, ha costruito l'ennesimo pasticcio fatto di insipienza e ignoranza delle regole. Dopodiché, credo che Draghi debba sentire tutta la responsabilità del ruolo, ma lo voglio dire ora, per domani e dopodomani, a tutti i partiti che vogliono continuare ad andare avanti con un Draghi bis con i Cinque Stelle fuori, e allo stesso tempo dare sostegno a questo momento italiano così complesso, lo devono dire senza infingimenti. Non vorrei che qualcuno dietro al velo dell'insipienza di Conte e del suo partito, intendesse sfruttare il momento o utilizzarlo di sponda per valorizzare altri e opposti interessi di partito".

Questo è l'identikit di qualche partito in particolare?

"È quello di tutti. Enrico Letta deve fare ammenda per aver lanciato la 'ciambella' di salvataggio ad un movimento politico che dovrebbe essere l'esatto opposto al socialismo riformista europeo che da Willy Brandt ha nobilitato la politica riformista italiana e che è ora sprofondato nell'abisso del reddito di cittadinanza, o del giustizialismo e moralismo un tanto al chilo a bordo piscina come vediamo in Regione Liguria, peraltro perdendo tutte le elezioni. Perdere ed essere dalla parte sbagliata della storia è qualcosa di oltremodo afflittivo e autolesionistico. Dall'altra parte, dal centrodestra devono dire con voce chiara e forte che loro ci sono, ci saranno fino alla fine della legislatura: perchè è un programma che deve andare avanti, che hanno sottoscritto all'inizio, è molto chiaro e puntellato di impegni europei. Se qualcuno pensa di usare la sassata del bambino Conte per metterci il proprio carico a bastoni e scassare tutto per liberarsi da un impegno che ritiene lesivo dei propri interessi lo dica subito, perchè non sarebbe molto diverso da Conte".

Se si dovesse votare a ottobre, non sarebbe forse presto per Italia al Centro, quello che lei ha definito un cantiere aperto?

"Io credo che il ragionamento che abbiamo fatto fino ad oggi delineerà anche il contorno delle prossime alleanze. Chi vuole interrompere questa legislatura, chi pensa di portare al voto il Paese a settembre ottobre novembre tra le macerie della guerra, della crisi industriale, lo spegnimento di ogni entusiasmo di un Pil che invece l'Europa ha visto a rialzo nonostante il momento difficile, nel crollo delle borse, nell'aumento dello spread, pensando di salvare qualche poltrona ai deputati?".

"Giorgia Meloni è l'unica che ha titolo per dirlo, non condivido chiaramente, come non condividevo la scelta di restare all'opposizione in questi mesi in cui credo che Fratelli d'Italia avrebbe potuto dare degli input costruttivi.  Da questo punto di vista sarebbe una contorsione se oggi Meloni, non avendo aderito al primo governo Draghi aderisse al secondo, ma sarebbe una contorsione tanto più colpevole se chi ha aderito al primo Draghi cogliesse l'autobus per biechi interessi elettorali: quello sarebbe un atteggiamento sconsiderato, e non credo che il centro possa allearsi con chiunque, destra o sinistra che sia, abbia un atteggiamento distruttivo".

 

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