Il crollo del Ponte Morandi è "il tratto finale di una sequenza casuale, da tempo in corso, che il concessionario non è stato in grado di arrestare o deviare pur essendo a ciò tenuto".
Lo si legge nella relazione tecnica scritta dai giuristi interpellati dal ministero delle Infrastrutture sulla convenzione con Autostrade per l'Italia che elenca una lunga serie di allarmi e segnali di degradazione dell'opera "senza che facesse riscontro l'intensificarsi della spesa per interventi strutturali che anzi dal 2005 ad oggi è stata pari a soli 440mila euro". Questo "quand'anche si accertasse un domani, ragionando per mera ipotesi, che l'ultima causa del crollo sia da rinvenire nella perdita di un carico pesante come prospettato dalla stessa Aspi". Una ipotesi definita "estremamente improbabile" dalla relazione.
Ci sono le basi per ridiscutere la convenzione ma nella relazione si precisa di "ritenere opportuno" prefigurare "le conseguenze" che potrebbero derivare dalla risoluzione della Convenzione unica che Aspi ha sottoscritto con lo Stato, "anche per fornire ai competenti vertici politici un quadro più completo del contesto entro cui decidere se perseguire la strada della risoluzione oppure preferire altre soluzioni tese a ricondurre ad equilibrio il rapporto concessorio Aspi e fugare così i rilevanti dubbi generati" dal crollo del Ponte Morandi, "sull'efficienza complessiva del sistema di valutazione e manutenzione delle tratte" autostradali in concessione.
La relazione ricorda che Aspi potrebbe aprire un contenzioso contro il provvedimento di risoluzione nonostante lo Stato abbia possibilità di chiedere "un risarcimento degli ingenti danni", e sottolinea che "un ulteriore tema di contenzioso potrebbe essere rappresentato dalla valutazione della gravità dell'inadempimento, un'area in cui è maggiormente incidente la discrezionalità del giudice, con la conseguente conservazione del rapporto concessorio" cui si aggiungerebbero a quel punto "anche il risarcimento integrale del danno compreso quello del danno reputazionale eventualmente sofferto dalla capogruppo" di Aspi, cioè Atlantia.
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Ponte, giuristi del Mit: “Concessionaria incapace di ascoltare allarmi”
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