Caro dott. Paternostro,
per la politica italiana quello di quest’anno è stato un Ferragosto decisamente movimentato.
Rifacendomi alle considerazioni “gastronomiche” del suo editoriale, se vogliamo parlare di qualcosa di veramente indigesto, indubbiamente sullo stomaco è rimasta la sceneggiata balneare del ministro s-costumato Salvini e della Lega. E abbiamo faticato ancor più a digerirla, considerato il condimento tra menta, mojito e Mameli, proprio l’inno per noi genovesi ha un significato particolare considerato che è stato musicato e cantato per la prima volta a Oregina.
Ma veniamo ai temi più squisitamente locali e alle elezioni regionali del prossimo anno. Rimanendo tra i fornelli, e omaggiando la ricetta regina della nostra cucina, quella del pesto, potremmo dire che nel progetto di Regione in cui crediamo il basilico è l’ingrediente fondamentale.
Basilico è Liguria, è tradizione ma anche apertura al mondo, è genuinità, originalità, è resistenza delle foglioline verdi baciate dal sole e dalla vicinanza al mare, è lavoro di chi con fatica cura le piantine profumate e tenere nel proprio terreno, grazie al quale le colture crescono bene e il basilico fa il giro del mondo.
Certo è che ogni piatto ha bisogno della giusta combinazione tra gli ingredienti, chi sbaglia le dosi può commettere grandi errori. Ecco perché nella nostra ricetta per le regionali sarà fondamentale il contributo di diverse realtà politiche e sociali, ognuna pronta a portare la propria sensibilità e il proprio “sapore” particolare. E saremo consapevoli di una verità fondamentale: la politica più indigesta è quella che si ferma alle dispute tra i nomi e non affronta i veri problemi dei cittadini. Ecco perché, il Pd, con la Costituente delle Idee e le Feste sul territorio, continua l’ascolto ed è pronto a elaborare un programma concreto, per un’Italia e una Liguria più verde (proprio come il nostro basilico), giusta e competitiva.
*Alberto Pandolfo - Segretario provinciale PD Genova
politica
Patto del pesto, dal Pd una ricetta con molti sapori
Il segretario genovese del Pd risponde a Mario Paternostro
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