Cultura e spettacolo

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Lo spettacolo in scena ai Parchi sabato 19 e domenica 20
1 minuto e 50 secondi di lettura
di Dario Vassallo

E' la più tragica storia d'amore che sia mai stata inventata e la più nota in assoluto. La vicenda di Romeo e Giulietta affonda le sue radici nella tradizione classica e in quella tardomedievale ma è stato William Shakespeare a regalarle la dignità di un capolavoro assoluto che a sua volta ha dato vita ad altri capolavori nell'arte, nella musica, nel cinema e nella danza. E proprio un capolavoro della danza approda al Festival di Nervi, domani e domenica, portato in scena dal Balletto di Stoccarda, una delle più celebri compagnie europee che torna a Genova dopo quasi quarant'anni di assenza, nella versione coreografica di John Cranko su musiche di Sergej Prokof’ev.

Una scena di 'Romeo e Giulietta' con il Balletto di Stoccarda

Un simbolo del repertorio della Compagnia

Considerato uno dei vertici assoluti del balletto narrativo del Novecento, Romeo e Giulietta venne creato nel 1962 e da allora è diventato un simbolo del repertorio della compagnia: per l’equilibrio tra drammaturgia e danza, per l’intensità poetica dei pas de deux e per la capacità del coreografo sudafricano di tradurre la tragedia shakespeariana in immagini fortemente teatrali senza mai rinunciare al virtuosismo tecnico. La coreografia, costruita con rigore e aderenza alla partitura di Prokof’ev, restituisce tutta la tensione drammatica e l’urgenza poetica del testo shakespeariano, esaltando il gesto come linguaggio dell’anima. A questo si aggiungono le scene e i costumi di Jürgen Rose che tra echi rinascimentali e stilizzazione poetica contribuiscono a dare al balletto un impianto visivo di inedita bellezza.

Sul palco rivive la Verona di Shakespeare

E' insomma un classico moderno della danza che fa rivivere la Verona immaginata da Shakespeare tra scene di mercato, balli in maschera e duelli seguendo passo dopo passo l'amore tra i due giovani osteggiato dalle rivalità familiari. Una delle pietre miliari del Balletto di Stoccarda che sotto la guida visionaria di Cranko che l'ha diretto dal 1961 fino alla sua improvvista scomparsa nel 1973 è diventato uno dei simboli della coreografia europea per poi continuare un percorso ricco di una linea stilistica inconfondibile, fatta di precisione formale, forza espressiva e cura del racconto.

 

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