
“Noi siamo contro il forno elettrico, perché consolida la presenza in città della siderurgia, che invece va abbandonata”. Nel 2000, cioè 25 anni fa, era il Polo della Libertà a sostenere questa cosa, a proposito del futuro di Genova. Il Polo era l’equivalente del centrodestra di oggi, che dunque inaspettatamente attraverso il governo guidato da Giorgia Meloni rilancia e sostiene proprio il progetto del forno elettrico.
Allora, un quarto di secolo fa, il centrosinistra era favorevole, mentre adesso avviene il contrario. Prima Andrea Orlando, candidato alla Regione Liguria poi sconfitto da Marco Bucci (che è un entusiasta della scelta), quindi la sindaca, Silvia Salis, si dicono molto prudenti e trovano più di una ragione per dubitare del destino dell’ex Ilva così come lo confezionerebbe il ministro Adolfo Urso.
In soldoni, il progetto prevede che complessivamente l’azienda produca 8 milioni di tonnellate di acciaio, dei quali 2 a Genova. Poi, però, mancano le coordinate, tattiche e strategiche, che consentano di affibbiare a Orlando e a Salis il ruolo di “cacadubbi”. Al contrario, è difficile dar loro torto stante la vaghezza del progetto, che prevedendo pure due diverse opzioni aggiunge incertezza all’incertezza.
Ora, io non voglio aggiungermi a coloro che preferiscono il lavoro (ma voglio vederlo il consuntivo di tutta la vicenda) alla sostenibilità ambientale e, soprattutto, alla salute. E neppure qui voglio tirar fuori le centinaia di persone che si sono ammalate di tumore a Cornigliano, mentre nel resto della città erano meno. Guardate, neanche tiro fuori il ragionamento per cui una parte del sindacato tifa apertamente per il forno e quasi stappa lo spumante immaginando che dal piano del governo saltino fuori circa seicento posti in più.
Va tutto bene. Ma in pieno 2025, cioè nel secolo dell’informazione, della comunicazione, della consapevolezza, perché il governo non ha sentito il bisogno di chiedere ai cittadini che cosa ne pensassero? Mi ha fatto impressione vedere quel pianto di una donna di Cornigliano raccolto da Primocanale.
Ecco, il clima è questo e discende proprio dal fatto che nessuno sapeva alcunché del progetto: non è ammissibile! Credo che Giorgia Meloni debba rifletterci sopra, tanto più che ad ogni piè sospinto mena vanto, giustamente, dei molti voti ricevuti, anche in nome della propria trasparenza. Cornigliano non meritatrasparenza? Ci starei attento, pure ricordando che l’ex governatore Giovanni Toti dava per fatto l’approdo a Vado della nave rigassificatrice, mentre non se ne è fatto più niente quando si sono messi di traverso il centrosinistra, le popolazioni e infine gli esponenti locali dello stesso centrodestra.
E per piacere, parlando di acciaio nessuno tiri fuori la sindrome di nimby (not in my back yard, non nel mio cortile) perché allora ci si potrebbe solo incazzare, mi si passi il francesismo. Cornigliano non ha mai sofferto di questo male, ha dato molto per l’economia genovese e italiana e adesso ha il diritto – sì, il diritto! – almeno di poter dire la sua sul futuro dell’ex Ilva. Non mi pare si stia chiedendo troppo.
IL COMMENTO
Quando la politica si mise insieme per fare il bene di Genova
Ex Ilva: Cornigliano ha già dato molto, almeno possa pronunciarsi sul piano