Nell'alternanza artistica che Jacopo Bellussi ha scelto per questo Festival di Nervi tra compagnie storiche e nuovi ensemble emergenti, dopo l'Opera di Parigi e prima del Royal Ballett mercoledì 9 è il turno del Ballett Kiel, giovane compagnia fondata nel 2011 che in pochi anni ha costruito un'identità definita e riconoscibile sotto la guida di Yaroslav Ivanenko, già primo ballerino dell’Hamburg Ballett sotto John Neumeier, e la direzione artistica di Heather Jurgensen. Per la prima volta a Genova, porta sul palcoscenico del Carlo Felice (ore 20) un programma che accosta due lavori molto apprezzati della scena coreografica contemporanea europea: Following a Bird – Omaggio a Ezio Bosso dello stesso Ivanenko e Walking Mad di Johan Inger.
Omaggio ad Ezio Bosso
Il primo è un omaggio al grande compositore e musicista italiano prematuramente scomparso nel 2020 la cui figura ha unito mondi diversi. Ivanenko, colpito dall’intensità emotiva delle sue partiture e dalla forza con cui Bosso ha trasformato la malattia in uno spunto creativo, ha costruito questa coreografia come una sorta di volo interiore sospeso tra malinconia e liberazione. Su musiche dello stesso Bosso, ma anche di Max Richter e Kimmo Pohjonen, i danzatori evocano la leggerezza e la fragilità dell’esistenza, la lotta con i limiti del corpo e il desiderio di un loro superamento. Così la metafora dell’uccello in volo – tratta dal brano omonimo di Bosso – diventa filo conduttore del gesto coreografico che si disegna come un dialogo tra movimento, silenzio e memoria.

Walking Mad
Con Walking Mad il coreografo svedese Johan Inger mette in scena una parabola costruita attorno ad un unico e semplice elemento scenico: un muro mobile. È su questo dispositivo che si infrangono, si aggirano o si nascondono le energie dei danzatori, protagonisti di un racconto che parla di relazioni, desideri, aggressività e solitudine utilizzando due partiture in forte contrasto tra loro: il Boléro di Ravel, ossessivo e implacabile, e il minimale Für Alina di Arvo Pärt cui affida i momenti di sospensione e intimità. Il risultato è una pièce che se pure nata oltre vent’anni fa (era il 2001) conserva una forza teatrale inalterata offrendo ai danzatori l'opportunità di confrontarsi con una suggestiva sfida interpretativa e tecnica.
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IL COMMENTO
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