Cronaca

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L'ingegnere responsabile delle Manutenzioni, Mario Bergamo, nel 2015 avviò istruttoria per lavori di risanamento del viadotto: ma lasciò l'ufficio per divergenze con vertici azienda e ora vive con il senso di colpo che forse avrebbe potuto evitare la tragedia
1 minuto e 37 secondi di lettura
di Michele Varì

C'è un dirigente di Autostrade che pur imputato per la tragedia del Morandi indirettamente potrebbe rivelarsi un atto di accusa nei confronti degli altri imputati del livello apicale come il suo: si tratta dell'ingegnere Mario Bergamo, ex numero due di Autostrade per l'Italia.

Bergamo - hanno spiegato oggi al processo per la tragedia del 2018 i due legali Federico Fontana e Erminio Marini - nei soli quindici mesi fra il 2015 e 2016 che gestì la manutenzione di Autostrade per l'Italia si mosse come un funzionario modello: resosi conto del grave degrado del viadotto Polcevera avviò l'istruttoria per metterlo in sicurezza e arrivare al progetto di retroffiting per rinforzare la pila 9, poi causa del crollo.

Per questo incaricò il consulente più prestigioso, il professor Fabio Brancaleoni, allievo di Morandi esperto in ponti, trovò il progetto originario del viadotto che Aspi non aveva e a cui arrivò attraverso il figlio del progettista. Incaricò inoltre il Cesi di effettuare il monitoraggio del viadotto.

"I lavori di messa in sicurezza degli stralli - hanno riferito i legali- sarebbero durato due anni e sarebbero finiti nel 2017, evitando così il crollo del 2018".

Ma purtroppo non andò così, perchè Bergamo, manager capace e amministratore anche della Sat, l'autostrada tirrenica, nel 2016 lasciò l'ufficio Aspi per l'arrivo e i contrasti con il numero due di Aspi Paolo Berti (altro imputato per cui i pm hanno chiesto una delle pene più pesanti), inserito nell'organigramma in un secondo tempo, di fatto frapponendosi fra lui e l'amministratore delegato di allora Castellucci.

Nonostante questo il pm e la grande collaborazione con gli inquirenti Bergamo è stato rinviato a giudizio perché non avrebbe governato i tempi della verifica di sicurezza degli stralli, ma è evidente che anche l'accusa ritiene l'imputato responsabile in modo diverso dagli altri dirigenti sotto accusa, come il suo successore Michele Donferri Mitelli, tanto che si vocifera che alla fine Bergamo potrebbe essere assolto o condannato non ai 4 anni e 6 mesi richiesti dai pm ma a una pena minima.

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